GenovaPonte Morandi, continua la luna di miele tra Di Maio e Fincantieri

Di Maio si era messo in testa che una società pubblica dovesse ricostruire il ponte, escludendo Autostrade. E così è andata: Salini-Fincantieri si sono aggiudicati i lavori. Intanto il perito di Autostrade dice: “Il cedimento degli stralli non è la causa primaria del crollo del ponte”

Avremmo preferito metafore meno tragiche del Ponte Morandi, per spiegare l’Italia. Ma l’immagine sconfortante che il disastro genovese del 14 agosto porta con sé sbaraglia ogni concorrenza.

Partiamo dalla fine, dal progetto “donato” da Renzo Piano, senza gare, scelto dal sindaco di Genova e commissario Marco Bucci. Il nuovo ponte sul Polcevera a Genova sarà costruito da Salini Impregilo insieme con Fincantieri e Italferr. Dal canto suo la Cimolai Spa di Pordenone, l’altra società in ballo per la ricostruzione, ha fatto sapere che “per puro spirito di servizio al Paese e per non ostacolare la ricostruzione tale da aprire al traffico l’infrastruttura entro Natale 2019, non ha intenzione di presentare ricorso contro l’assegnazione dei lavori” alla cordata Salini Impregilo-Fincantieri. Il progetto per sostituire il crollato ponte Morandi sarà eseguito sull’idea dell’architetto genovese Renzo Piano, che, a detta di Bucci, parteciperà “a tutto il progetto come supervisore tecnico”. Nel decreto si legge che gli assegnatari sono disponibili a iniziare i lavori per “la risoluzione delle interferenze e lo spostamento dei sottoservizi il 1 febbraio”. Consegna prevista entro fine 2019.

Un copione già scritto, viste le dichiarazioni dei mesi scorsi da parte dei membri del governo, che hanno sempre tifato per la scelta della cordata Salini Impregilo-Fincantieri-Italferr. Alla fine, è andata proprio così. Il vicepremier Luigi Di Maio si mette in testa che una società presunta pubblica – visto che è quotata – e cioè Fincantieri, doveva fare il ponte di Genova. Fincantieri non ha autorizzazioni ed expertise, per cui va trovato un partner privato. Si sceglie in barba alla concorrenza un partner, e cioè Salini Impregilo. E la ricostruzione si affida nonostante ci siano progetti tecnicamente più validi. Tutto fila.

Di Maio si mette in testa che una società presunta pubblica, Fincantieri, doveva fare il ponte di Genova. Fincantieri non ha autorizzazioni ed expertise, per cui va trovato un partner privato. Si sceglie in barba alla concorrenza un partner, e cioè Salini Impregilo. E la ricostruzione si affida nonostante ci siano progetti tecnicamente più validi

Autostrade per l’Italia intanto ha deciso di fare ricorso contro il decreto, senza però “istanza di sospensiva”, in modo da non rallentare i lavori. Nel frattempo proseguono le indagini per accertare le cause del crollo. «In attesa del completamento delle prove, vorrei sottolineare che quanto finora emerso dalle analisi di Zurigo sembrerebbe confermare che il cedimento degli stralli non sia la causa primaria del crollo del ponte», ha precisato in una nota il coordinatore dei periti di Autostrade per l’Italia e professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso il Politecnico di Torino, Giuseppe Mancini. 
Lo confermerebbero anche le prime evidenze delle analisi del laboratorio Empa di Zurigo sui reperti del Morandi, dice.

«È stato scritto che dalle analisi di Zurigo emergerebbe una corrosione media del 50% dei fili che formavano gli stralli e di guaine metalliche mancanti in molti punti dei cavi», spiega Mancini. Che aggiunge: «Innanzitutto va sottolineato che gli esiti di Zurigo, ancorché provvisori e a uno stadio intermedio (su un totale di 3248 fili sono stati osservati e classificati per classi di resistenza solo 2383 fili) evidenziano la piena tenuta statica del ponte: infatti, interpretando quanto riportato nella nota del laboratorio di Zurigo, con una corrosione media del 50% della totalità della sezione resistente dei fili ci sarebbe ancora un ampio margine di capacità resistente, tale da non poterne causare la rottura. Sarebbero inoltre stati presenti fenomeni deformativi progressivi, visibili nel tempo da qualsiasi utente autostradale». Un elemento che sarebbe stato «confermato anche da ricostruzioni indipendenti di autorevoli esperti, che si sono espressi negli scorsi giorni in sede accademica». Per quanto riguarda invece la mancanza di guaine sui cavi, Mancini spiega che un rapporto di monitoraggio di Spea del 2016 «ha evidenziato la presenza delle guaine in tutte le prove diagnostiche effettuate». E i reperti sezionati dopo il crollo «hanno dimostrato che la guaina era presente anche nei cavi primari (tranne che, come da progetto di costruzione, nella zona in corrispondenza dell’antenna). È comprovato dunque che le guaine ci fossero e svolgessero regolarmente la funzione di contenimento della matrice cementizia di avvolgimento dei singoli trefoli».

Lo studio dei cavi intatti, ora, richiederà quindi ancora tempo. Le cause del crollo del ponte, insomma, sono ancora tutte da accertare. Ma intanto Luigi Di Maio, escludendo Autostrade e scegliendo Fincantieri, ha portato a casa la sua vittoria politica. Proprio secondo i piani.

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