Il seguente articolo è un estratto del libro “Soluzione tasse. Strategie di risparmio fiscale per imprenditori, aziende e professionisti” di Gianluca Massini Rosati (BUR Rizzoli, 2018)
È giunto il momento di portarti in Emilia, dove ho incontrato la prima «quota rosa» del team di Soluzione Tasse: la dottoressa B. Devo ammettere che la maggior parte dei professionisti entrati nel mio pool ha mostrato un approccio simile quando mi ha scritto per la prima volta. Ecco la mail che ricevetti dalla professionista in questione.
Be’, a un messaggio di questo tenore non potevo che rispondere in modo altrettanto cortese, aprendo la porta a quella che presto sarebbe diventata un preziosissimo membro della mia squadra.
Il primo cliente che la dottoressa B. gestì con noi fu una giovane società emiliana che operava nel settore delle ceramiche. In quel campo, per differenziarsi dai colossi e riuscire a conquistare una specifica nicchia di mercato rimanendo competitiva, un’impresa di medie dimensioni deve fare molti investimenti in ricerca e sviluppo. Purtroppo, gran parte degli imprenditori non sfrutta affatto le opportunità di natura fiscale che la legge offre a riguardo.
Il titolare dell’azienda al vaglio della dottoressa B. era Francesco, che un giorno aveva deciso di creare un nuovo sistema informatico per approcciare la clientela e permettere, attraverso un configuratore online, di creare ceramiche d’arredo personalizzate. Tale piattaforma sarebbe stata poi collegata all’intera filiera produttiva, in modo da automatizzare i processi e rendere scalabile la lavorazione.
Quando Francesco incontrò la dottoressa B. in occasione del suo check-up fiscale, aveva già iniziato l’analisi economica della nuova piattaforma e, tra ricerche iniziali e fase di sviluppo, l’investimento stimato avrebbe superato i quattrocentomila euro. Anche lui, come gli altri imprenditori che si sono rivolti e si rivolgono a Soluzione Tasse, nel suo questionario e per l’intera durata del primo incontro si lamentava delle tasse e del fatto che lo Stato non aiuti assolutamente chi fa impresa, finché la dottoressa B. lo interruppe per chiedere: «Ho letto nel suo questionario che prevede di fare innovazioni importanti ai suoi processi produttivi. Me ne parli un po’».
Francesco iniziò quindi a spiegare l’idea che aveva avuto, illustrandone i vantaggi in termini di processo produttivo, di marketing, di qualità e di soddisfazione di clienti e dipendenti, che avrebbero potuto fare meglio e con più semplicità il loro lavoro. Poi aggiunse: «Ma dove trovo i soldi? Mi piacerebbe investire in azienda, però alla fine mi sembra di lavorare solo per pagare gli F24!». In quel momento la dottoressa B. capì di trovarsi di fronte all’ennesimo imprenditore ignaro del credito d’imposta collegato a ricerca e sviluppo. Lo guardò in silenzio per un secondo, sorrise, poi prese se la parola: «Questi investimenti possono essere finanziati, in parte, grazie all’istituzione del credito d’imposta per R&S. Potrebbe approfittare di questa soluzione per ottenere un bel vantaggio fiscale».
Francesco, che non conosceva nel dettaglio questa agevolazione, parve subito dubbioso. «Ah sì, immagino: sarà il solito bando europeo, dove alla fine i soldi li prendono solo gli amici degli amici…» «No» lo corresse la dottoressa B., «si tratta di un’agevolazione automatica. Basta rispettare alcuni semplici parametri stabiliti dalla norma, fare una perizia tecnica, e in automatico si ottiene un credito spendibile per compensare imposte e contributi. A quanto ha detto che ammonterà l’investimento?» «Circa quattrocentomila euro.» «Immagina allora di avere duecentomila euro di contributo automatico e a fondo perduto da parte dello Stato.»
A quanto ha detto che ammonterà l’investimento?» «Circa quattrocentomila euro.» «Immagina allora di avere duecentomila euro di contributo automatico e a fondo perduto da parte dello Stato.»
Francesco era sbalordito. «Come, duecentomila euro? Impossibile… Nessuno me ne aveva mai parlato prima d’ora! Il mio commerialista sa che voglio fare questo investimento, ma neanche lui mi ha detto che posso chiedere soldi allo Stato.» «Attenzione, Francesco: non ho detto che può chiedere quella cifra allo Stato. Ho detto che può ottenere un credito d’imposta. Quindi, prima dovrà fare l’intero investimento; poi, quando il prossimo anno approverà il bilancio, potrà averne indietro circa la metà sotto forma di credito, e iniziare a recuperare quella cifra scontandola dagli F24 che paga. In base ai dati che ha presentato, direi che chiudendo presto il bilancio d’esercizio, entro giugno prossimo potrebbe già aver sfruttato l’intera agevolazione.» «Be’, caspita! Se non devo presentare nessuna domanda, se come dice lei il credito è automatico e se li recupero entro giugno, mi basta un piccolo finanziamento, una buona trattativa con i fornitori e il gioco è fatto!» rispose Francesco, che non stava più nella pelle. Già immaginava di poter finalmente realizzare la sua idea. «Le garantisco che è proprio così, lo dice la norma» confermò la dottoressa B. «Il credito d’imposta R&S è stato istituito al fine di stimolare la spesa privata in ricerca e sviluppo, appunto, così da innovare processi e prodotti e garantire la competitività futura delle imprese. E mi sembra che il suo progetto rientri a pieno nei dettami previsti per questa agevolazione. Il credito riconosciuto è del 50 per cento su spese incrementali in ricerca e sviluppo, fino a un massimo annuale di venti milioni di euro per beneficiario.»
«Ma, nello specifico, cosa dice la norma? Quali spese sono sottoposte ad agevolazione? Quali costi devo sostenere per poterne approfittare?» «Sono agevolabili tutte le spese relative a ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Pensi che vi rientrano anche i costi per personale altamente qualificato e tecnico, contratti di ricerca con università, enti di ricerca, imprese, startup e pmi innovative, quote di ammortamento di strumenti e attrezzature di laboratorio, competenze tecniche e privative industriali.» «Quindi potrei benissimo portare l’innovazione che vorrei all’interno della mia azienda! Cosa dovremmo fare per poter beneficiare del credito?» «Dunque… Deve aver speso almeno trentamila euro in ricerca e sviluppo, questa è la base. Poi sarà compito del suo commercialista – o mio, se vorrà affidare a me la pratica – indicarlo all’interno della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta nel corso del quale sono stati sostenuti. Dal punto vista pratico, è sufficiente che l’amministratore rediga una relazione dettagliata delle attività, che un revisore iscritto rilasci una perizia descrivente tali attività e che tutto questo venga inserito nella nota integrativa del bilancio, riportando gli importi e il credito conseguente.» «Quindi non dovremmo presentare alcuna istanza?» «Esatto. Dovremmo solo inserire la relativa voce all’interno della dichiarazione, e poi fruire del credito tramite modello F24. Come tutti i crediti, viene utilizzato in compensazione.»
A Francesco restava un’ultima domanda. «Conoscendo il modo di fare del nostro Stato, che con una mano fa finta di dare e con l’altra toglie, qual è la controindicazione di tutto questo? Mi sembra troppo bello per essere vero. Nessuno viene a controllare e a contestare qualcosa?» «Be’, è qui che entra il gioco la competenza del professionista che la assiste in questa agevolazione. Proprio perché è tutto “autocertificato”, lo Stato verrà di certo a verificare l’investimento che ha sostenuto, e vorrà essere certo che l’agevolazione di cui ha beneficiato fosse dovuta. Ma, se intende affidarsi a me, posso già dirle che non abbiamo nulla da temere per questo: quando verranno, mostreremo tutte le carte, i contratti, la documentazione tecnica, la perizia e la relazione, spiegando tranquillamente le nostre ragioni nell’aver applicato tale agevolazione. Lei faccia l’investimento e conservi tutta la documentazione, al resto ci penso io.» Quanti si sentono dire dal proprio commercialista: «Tu fai il tuo lavoro, al resto penso io»? Non è molto frequente vero? Ecco perché la dottoressa B. è entrata a buon diritto nel nostro pool!