Il mercato del lavoro italiano non brinda al decreto dignità. Gli ultimi dati Istat di novembre 2018 fotografano una situazione sostanzialmente ferma dopo la fine del periodo transitorio sui contratti a termine durato fino al 31 ottobre e l’avvio per tutti delle nuove regole più rigide. Nell’incertezza economica, forse, i datori di lavoro hanno preferito essere cauti e aspettare. Tra ottobre e novembre, il numero degli occupati è calato di 4mila unità, con un lieve aumento dei contratti a tempo indeterminato (+15mila) e un calo di quelli a termine (-22mila), temperato da un aumento modesto (+4mila) dei lavoratori autonomi. Ma a essere penalizzate sono soprattutto le donne: mentre cresce l’occupazione maschile (+19mila), torna a calare la – già bassa – occupazione femminile (-23mila). Attestandoci ancora agli ultimi posti nelle classifiche europee. Mentre aumenta, tra giovani e donne, anche il numero degli inattivi.
E anche se si guarda agli ultimi tre mesi (settembre/novembre), da quando il decreto dignità è stato convertito in legge, i più colpiti dal segno meno si attestano ancora le donne (con 36mila occupate in meno) e i lavoratori giovani adulti (-95mila), quelli della fascia di mezzo tra i 25 e i 49 anni. Sono gli stessi mesi, tra settembre e ottobre, quando valeva ancora il periodo transitorio sui contratti a termine, con le vecchie regole più permissive, in cui si contano 13mila contratti a termine in più, con un calo dei permanenti (-23mila) e degli indipendenti (-17mila).
A conti fatti, comunque, in un solo anno si contano 129mila occupati in più tra gli uomini, trentamila in meno tra le donne.
Mentre cresce l’occupazione maschile (+19mila), torna a calare la – già bassa – occupazione femminile (-23mila). Mentre aumenta, tra giovani e donne, anche il numero degli inattivi
I dati di novembre 2018 evidenziano anche che in un mese i disoccupati, cioè coloro che sono in cerca di occupazione, sono calati di 25mila unità. Soprattutto tra le donne e e i giovani tra i 15 e i 34 anni. Una notizia positiva? Non proprio, visto che solo tra le donne, le inattive – cioè quelle che un lavoro non lo cercano neanche più – sono aumentate di 35mila unità. E tra i più giovani si contano 16mila inattivi in più in un mese, 11mila in tre mesi. Tant’è che il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) segna una diminuzione in un mese dello 0,6%, attestandosi al 31,6 per cento.
Resta la questione generazionale. Il calo della disoccupazione attestato (-0,1%) interessa tutte le classi di età ad eccezione dei 35-49enni, che rimane anche la fascia in cui l’occupazione continua a scendere, registrando il maggior numero di disoccupati in assoluto (934mila). Gli ultracinquantenni, tra spinta demografica e spostamento in avanti dell’età pensionabile, restano quelli che se la passano meglio, con +275mila occupati in un anno.
Quanto alle formule contrattuali, nell’arco dei dodici mesi la crescita occupazionale rimane positiva, anche se molto ridimensionata rispetto ai mesi passati, spinta soprattutto dai dipendenti a termine. Ma, per il secondo mese, dopo sette report consecutivi di crescita, i dipendenti a termine registrano il secondo segno negativo. Effetto del giro di vite del decreto dignità? Già l’Inps, nel suo ultimo report di ottobre, ha certificato un calo annuale di 31mila assunzioni a termine (da 309.718 a 278.684), e da 118.117 a 89.117 per quelle in somministrazione. Numeri che non fanno ben sperare.