È cominciata la corsa all’anagrafe. I furbetti del reddito. Li abbiamo chiamati così perché a noi piace pensare male, che si fa peccato ma si indovina, no? Tutti in fila per chiedere se ci si può separare, se si può intestare l’auto al cognato, se si può fare un accordo con l’imprenditore per essere licenziati e poi riassunti con il reddito. Chi ha figli poi, praticamente in casa si ritrova un tesoro: altro che proletari. Nel racconto dell’Italia furbetta chi ha più figli, più guadagna e tanto meglio se sono maggiorenni. Basta farli risultare fresidenti altrove ed ecco che si materializzano 780 euro mensili per 18 mesi. 1 figlio maggiorenne, 1 assegno da 780 euro. 2 figli maggiorenni, 2 assegni da 780 euro. Eccola qui, la truffa ai danni del contribuente. Sì, perché a noi l’idea che un ragazzo maggiorenne si precipiti all’anagrafe al primo straccio di possibilità concreta per uscirsene finalmente da casa dei genitori non c’è neanche venuta in mente. Ma chi? Quei mammoni degli italiani? Ma figuriamoci: saranno furbetti. Per carità, ci saranno pure quelli. Ma perché non vedere la cosa con altri occhi? Perché ci riesce così difficile immaginare che un ragazzo di 20 anni possa prendersi l’assegno per sé e uscire per davvero di casa invece di intestarsi una residenza fittizia e girare i 780 euro al solito intramontabile pater familias italiano?
Da decenni ormai il cordone ombelicale che lega i nostri giovani al nido è descritto quasi come se fosse una caratteristica naturale degli italiani. Nell’immaginario, se gli italiani sono gli ultimi ad uscire di casa, se la percentuale dei 30enni indipendenti da mamma e papà è la più bassa d’Europa (dopo Croazia e Grecia) dev’essere per forza per un’attitudine psicologica, per quelle mamme in grembiule che non fanno altro che preparare la pasta al forno ai loro bambini, che inseguirli fino a raccogliere l’ultimo calzino sporco, che pulirgli la bocca col tovagliolo dopo aver mangiato. E se questa sorprendente corsa all’anagrafe (sorprendente per la velocità di reazione) ci offrisse invece un altro quadro? Se mi danno 780 euro, io stavolta me la gioco: questo è il quadro. Perché a vent’anni o a venticinque chi è che non vorrebbe essere indipendente?
Se il 66% degli Under34 vive come Tanguy a casa dei genitori è perché solo lì esiste una rete di protezione
Dati al momento non ce ne sono: né per dimostrare che sono tutti furbetti né per dimostrare che sono invece tutti in procinto di spiccare il volo. Quello che è certo però è che un’occasione per farlo i giovani italiani non l’hanno mai avuta. Se il 66% degli Under34 vive come Tanguy a casa dei genitori è perché solo lì esiste una rete di protezione. Il pater familias di cui si parlava sopra è stato fino ad oggi l’unica figura presa in considerazione dal nostro welfare. I genitori hanno il posto fisso e se lo perdono spesso hanno la cassa integrazione o qualche altra rete protettiva. I figli hanno un posto precario e quando lo perdono un calcio nel sedere. Dove sarebbero dovuto andare? Che volo folle avrebbero dovuto spiccare? La teoria degli italiani mammoni non è verificabile per mancanza la controprova.
Se il reddito di cittadinanza può avere un merito dunque, pur nella sua risicata dotazione finanziaria, è quello di spostare la protezione dal posto di lavoro al cittadino (o almeno a un’idea che si avvicina a quella del cittadino): ti do una mano perché non hai un lavoro, non perché l’hai perso. È il primo tentativo in Italia, seppure con tanti limiti. Tra questi limiti può darsi che il governo, travolto dalla corsa all’anagrafe di questi giorni, debba presto aggiungere qualche sbarramento ai cambi di residenza. Ma finché non lo farà, questo reddito di cittadinanza risulta essere la prima sfida positiva ai giovani di questo paese. Dimostrate che non è vero: dimostrate che non siete né furbetti, nè bamboccioni. Pigliate il reddito e partite.