Libero ha ragione, comandano i terroni. Peccato non si occupino mai del Sud

Libero ha titolato un articolo “Comandano i terroni” ed è stato sommerso di proteste. Invece chi vuole guardare ai fatti e non all’indignazione spicciola, dovrebbe farsi due domande, incluso il vicepremier Di Maio

Ce li aspettavamo un po’ più intelligenti questi terroni. Un po’ più ironici, un po’ più capaci di pensiero divergente. Meno “square”. Il quotidiano Libero ieri ha messo in prima pagina un articolo provocatorio, dal titolo molto provocatorio: “Comandano i terroni” e si sono aperte le cateratte -mentre calavano le cataratte- dell’Antica Frustrazione Meridionale.

Ma torniamo al fatto. Libero fa un titolo così e parte l’indignazione atmosferica per i titoli di Libero. Solo che stavolta, dopo le patate bollenti, le mortadelle, i bastardi islamici, si parla di terroni, con un articolo scritto da una giornalista di Reggio Calabria, Azzurra Noemi Barbuto, che fa una rassegna inappellabile dei posti di potere in mano meridionale. A parte l’evidente autoironia, il fatto è che ciò che ha scritto Libero è vero: le principali cariche dello stato sono in mano a gente del Sud, la maggior parte dei ministri sono del Sud (includendo Roma, avevate dubbi che Roma fosse Sud?). Ed è altrettanto vero che certi provvedimenti del Governo, come il reddito di cittadinanza, favoriscono il Sud. Come è vero che la Questione Meridionale si torna ad affacciare adesso, ed è il perturbante impiccione di un equivoco accordo di Governo: Lega non più Nord ma sempre Nord, Cinquestelle sempre più vecchia Dc, quindi Sud.

La subalternità politica del Nord (tranne che per brevi periodi) è un grande classico almeno quanto la Questione Meridionale. La cosa grave è, semmai, che tutti questi potenti meridionali una volta in sella si sono regolarmente dimenticati del Sud

Ce li aspettavamo un po’ meno “square”, questi terroni, compreso il vicepremier Luigi Di Maio, che ha commentato: “questo non è giornalismo, non è informazione”, e ha agitato lo spauracchio della chiusura del rubinetto ai fondi all’editoria. Certo non ci si aspettava ironia dall’Ordine dei giornalisti, pronto col cartellino sanzionatorio. Tra l’altro il presidente, Carlo Verna, è di Napoli, quindi si potrebbe tranquillamente includere nella sommaria rassegna di potenti meridionali. Ci sono, anche, risvolti di involontaria comicità Vito Crimi, sottosegretario con delega all’editoria, ha invocato l’intervendo dell’Ordine dei Giornalisti dopo che l’Ordine si era espresso. Complimenti per l’attenzione. Proseguiamo: oltre alle reazioni istituzionali degna di menzione l’ondata social, con le proteste di Myrta Merlino (napoletana), Gianni Riotta, (palermitano), Nadia Terranova (messinese) e infiniti altri meridionalisti al nero di seppia.

Quanto ai fatti: è noto e stranoto che i meridionali sono maggioranza tra i dipendenti pubblici, tra gli insegnanti, tra gli alti burocrati. Si vede guardando le statistica e riflettendo sulla Storia. La subalternità politica del Nord (tranne che per brevi periodi) è un grande classico almeno quanto la Questione Meridionale. La cosa grave è, semmai, che tutti questi potenti meridionali una volta in sella si sono regolarmente dimenticati del Sud, ma anche qui siamo tra gli evergreen del Meridionalismo.

E il paradosso, semmai, è che dei terroni si offendano per il termine “terroni” e i polentoni (altro termine usato nell’articolo) no. Siamo alla cataratta della Grande Frustrazione Meridionale. Unici terroni sensati quelli del gruppo Facebook “Lo Statale ionico”. Che hanno commentato con quest’immagine. Terroni sì, ma intelligenti.

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