Dunque Salvini ha visitato la Polonia per cercare alleati in vista delle prossime elezioni europee. Più che altro sembra che il ministro degli interni stia cercando di rompere un isolamento in cui sia l’Italia che, soprattutto, la Lega si sono cacciati da soli in Europa.
Molti ricorderanno infatti come reagirono i governi populisti del centro Europa, particolarmente Austria e Ungheria, alla possibilità di portare il deficit italiano ben oltre il 2.4% del PIL che proiettava il governo, dato che il denominatore del rapporto si basava su proiezioni economiche più comiche che discutibili: i fieri alleaten di bonviana memoria chiesero l’apertura immediata di una procedura d’infrazione. Alla faccia degli amici! Quanto all’isolamento interno, la Lega si sta inimicando la sua base di supporto storica: la classe produttiva del nord, che male accetta i “no tutto“ e i “soldi gratis” che però sono la base storica dei cinque stelle.
Con la Polonia, dicono Salvini e il suo omologo ministro degli interni polacco, è iniziato un dialogo che per ora non ha portato ad un accordo perché è presto. Andrebbe ricordato a tutti come funzionano i vertici internazionali, anche quelli per la ricerca di alleati: quando si muovono le figure istituzionali gli accordi sono già fatti, pronti da firmare, grazie ai cosiddetti sherpa della diplomazia. Vero è che Salvini è al governo da poco, ma la Lega ha una lunga esperienza al potere e non è credibile che tutti i leghisti competenti e preparati (ce ne sono eccome) siano stati messi alla porta durante il nuovo corso.
In sostanza un’alleanza conviene a questi due gruppi innanzitutto per non sparire, poi per cercare di arrivare almeno terzi. La Lega infatti stavolta potrebbe ottenere 27 parlamentari europei, i polacchi di PiS 24. Ma l’alleanza conviene soprattutto per motivi di politica interna: tutti e due i partiti sono al governo e hanno bisogno di dimostrare la loro forza
Quindi a che sarebbe servito il viaggio ai polacchi di Diritto e Giustizia (PiS) e alla Lega? Ci sono una serie di considerazioni che ci possono aiutare a capirlo: partiamo intanto dal gruppo parlamentare europeo in cui i due partiti sono al momento: Il PiS è nel terzo gruppo per numero del parlamento europeo con i conservatori britannici, che però alle prossime elezioni non parteciperanno causa Brexit; per questo il gruppo verrebbe molto ridimensionato e rischierebbe di scivolare al quarto posto. Conseguentemente c’è bisogno di nuovi voti e la Lega in Italia dovrebbe portarli. Gli eurodeputati leghisti, al momento 6, sono invece nel gruppo EFD con il partito di Nigel Farage (UKIP) che ne ha 8, anche questo non partecipante alla prossima tornata causa Brexit.
In sostanza un’alleanza conviene a questi due gruppi innanzitutto per non sparire, poi per cercare di arrivare almeno terzi. La Lega infatti stavolta potrebbe ottenere 27 parlamentari europei, i polacchi di PiS 24. Ma l’alleanza conviene soprattutto per motivi di politica interna: tutti e due i partiti sono al governo e hanno bisogno di dimostrare la loro forza: in Polonia dopo la recente umiliazione subita per aver dovuto ritirare la legge di pensionamento anticipato dei giudici che avrebbe dato a PiS il controllo della Corte Suprema, la Lega appunto per dimostrare ai suoi elettori di esserci e agli alleati di governo di contare più di loro.
Spettatore molto interessato è Viktor Orbán, anche lui in calo verticale di consensi e costretto ad affrontare la rivolta degli ungheresi, scontenti per una legge che li avrebbe costretti a straordinari obbligatori pagati in modo molto dilazionato dai loro datori di lavoro. Insomma politicamente sia i polacchi che gli ungheresi, essendo al governo da tempo, temono un voto di protesta contro di loro e vogliono dimostrare che almeno in Europa qualche influenza riescono ad averla.
A parte la tattica politica, però, non c’è molto che accomuni questi partiti: il vertice Italia – Polonia si è infatti concluso con generiche comunanze contro l’immigrazione ed a favore dei valori giudeo-cristiani europei, oltre ad altrettanto poco chiari riferimenti alla crescita economica
A parte la tattica politica, però, non c’è molto che accomuni questi partiti: il vertice Italia – Polonia si è infatti concluso con generiche comunanze contro l’immigrazione ed a favore dei valori giudeo-cristiani europei, oltre ad altrettanto poco chiari riferimenti alla crescita economica. Su questo però abbiamo visto che Ungheria e Austria hanno già chiarito che non pensano (con piena ragione, visti i precedenti) che più spesa pubblica possa portare maggior crescita, mentre i polacchi vedono molto di traverso la vicinanza di Salvini alla Russia di Putin: i carri armati sovietici non si scordano facilmente che l’Ucraina confina sia con la Polonia che con l’Ungheria.
Non risultano avvicinamenti ai partiti di governo cechi, ben più europeisti di come li si dipingeva (come subito evidenziato da noi). Un cenno su Praga però va fatto: recentemente l’autorità garante ceca per le telecomunicazioni ha confermato che i prodotti cinesi di Huawei e ZTE possono essere usati per fare spionaggio. Manco a dirlo di mezzo ci sono le infrastrutture 5G, che Huawei dovrebbe partecipare a costruire in Repubblica Ceca. Intanto il colosso cinese ha iniziato cancellando ordini ad aziende ceche come Skoda, mentre il presidente Zeman, notoriamente vicino a Pechino, provava a gettare acqua sul fuoco.
Insomma una dimostrazione che se contro la Cina si mettono gli USA le conseguenze sono minime, se ci si mette un qualsiasi Paese europeo da solo i rischi sono notevoli: ragione ulteriore per conservare un’Unione che abbia più peso internazionale. Chissà cosa pensano su questo Salvini e i suoi interlocutori polacchi.