Question TimeReddito di cittadinanza, 10 domande al governo su un mistero di nome Mimmo Parisi

Il vicepremier Luigi Di Maio lo ha presentato come nuovo presidente dell’Anpal e come colui che, tramite il sistema informatico creato nel Mississippi, rivoluzionerà i centri per l’impiego aiutando i navigator a incrociare domanda e offerta di lavoro. Ma c’è il pericolo di un conflitto di interesse

È stato presentato come colui che decreterà il successo del reddito di cittadinanza, scelto dal vicepremier Luigi Di Maio per guidare l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) e seguire la riforma dei centri per l’impiego. Ma prima d’ora nessuno aveva mai sentito parlare dell’italo-americano Domenico Parisi, detto Mimmo, classe 1966, originario di Ostuni, professore di Demografia e statistica all’Università Statale del Mississippi, Stati Uniti, e direttore del National Strategic Planning and Analysis Research Center. «Ci siamo conosciuti qualche mese fa alla Camera. Lui mi ha raccontato quello che sta facendo in Mississippi, con i centri per l’impiego e con gli strumenti di sostegno e di contrasto alla povertà, e ci ha conquistati tutti», ha detto Di Maio dal palco della convention Cinque Stelle per la presentazione del reddito di cittadinanza, presentandolo come futuro «capo dell’Anpal» (anche se la nomina ufficiale, controfirmata da parte del presidente della Repubblica, non è ancora avvenuta). Eppure ci sono delle domande che vorremmo fare al ministro Di Maio e al governo, prima di affidare un ruolo pubblico e una riforma centrale come quella dei centri per l’impiego a un esperto venuto dagli Stati Uniti di cui si sa poco o nulla, se non che ha inventato un software per l’incrocio della domanda e offerta di lavoro, e fondato proprio lo scorso maggio negli States una nuova società.

Uno. Come è stato scelto Mimmo Parisi in qualità di nuovo presidente di Anpal?
Di Parisi non si sapeva nulla, fino al momento in cui Di Maio lo ha nominato come mentore nella riforma dei centri per l’impiego abbinata al reddito di cittadinanza. Quello che sappiamo, dal suo cv di 20 pagine che si trova online, è che Parisi ha conseguito un dottorato in “Sociologia rurale” nel 1998 e che dal 2007 è professore ordinario presso l’università del Mississippi, ateneo che si piazza al 177esimo posto su 312 nella graduatoria U.S. News & World Report College and University. Non esattamente il più importante tra gli atenei americani. In più, le questioni del lavoro non risultano centrali nelle pubblicazioni accademiche del professore. Nonostante questo, sappiamo anche che, attraverso il National Strategic Planning and Analysis Research Center, di cui è direttore, ha creato il Mississippi Works, una app che, utilizzando i Big Data, incrocia domanda e offerta di lavoro nello Stato del Mississippi.

Due. Come sono entrati in contatto Parisi e Di Maio? Come si sono conosciuti?
Ad oggi sappiamo, da quanto ha raccontato Di Maio, che si sono conosciuti «qualche mese fa alla Camera». Tramite una ricerca web si può sapere che Parisi ha tenuto una lezione sulle smart city nel settembre 2018 alla Libera Università Mediterranea Jean Monnet di Casamassima (Bari), fondata dall’imprenditore ed ex senatore di Forza Italia Giuseppe Degennaro. E che nell’agosto 2018 Fucsia Nissoli, deputata di Forza Italia eletta in Nord e Centro America, è stata la prima deputata italiana a fare visita alla Mississippi State University, partecipando a una conferenza con il professor Mimmo Parisi.

Perché per riformare i centri per l’impiego italiani è stato scelto un professore del Mississippi?

Tre. Perché per riformare i centri per l’impiego italiani è stato scelto un professore del Mississippi? E ancora: perché scegliere il modello di flexsecurity del Mississippi e non quello di un qualsiasi altro Stato europeo?
Da quello che ci risulta, come più volte ribadito anche da diversi esponenti Cinque Stelle, il ministro Di Maio ha incontrato nei mesi scorsi delegazioni di esperti dei centri per l’impiego tedeschi – un modello imitato da tutti in Europa – che avevano prospettato invece una riforma strutturale che sarebbe arrivata a compimento nel giro di quattro anni. Risulta strano non sia stata battuta questa strada, o quella di qualunque altro Stato europeo con un modello analogo, anche perché tutti i Paesi europei hanno un sostegno universale al reddito e un sistema di politiche attive del lavoro. Potevamo prendere ad esempio quelle francesi, spagnole, portoghesi, Paesi molto simili al nostro per composizione sociale e modello di sviluppo economico. Abbiamo scelto il Mississippi.

Quattro. In che modo il “modello Mississippi” può funzionare in un contesto come quello italiano?
Il Mississippi, dicevamo. Che è uno dei più poveri Stati degli Usa. Uno Stato la cui recente crescita economica dipende soprattutto dallo sviluppo dell’industria automobilistica, che attorno a Canton e Jackson ha visto l’insediamento degli stabilimenti Toyota, Nissan e altre realtà dell’automotive, anche grazie a cospicui incentivi fiscali. La storia di successo di Mimmo Parisi sta nell’aver inventato un software in grado di aiutare le imprese a trovare la manodopera per quelle fabbriche, che avevano molta disponibilità di posti di lavoro. Come si legge nell’about di Mississippi Works, la app “aiuta a creare una strategia a lungo termine per espandere le opportunità economiche in Mississippi concentrandosi sullo sviluppo della forza lavoro e contribuisce a portare nuovi investimenti in tutte le regioni del nostro Stato continuando a far crescere le imprese esistenti”. Perché una formula del genere dovrebbe funzionare invece in Italia, dove esiste il problema opposto – alta disoccupazione e scarsa offerta di lavoro – soprattutto al Sud?

Cinque. Il governo è consapevole del fatto che Parisi non sia solo un professore universitario, ma anche un imprenditore nel business dei software per il matching tra domanda e offerta di lavoro?
Parisi ha due vite. Nella prima, è un professore che si occupa prevalentemente di sociologia rurale, o almeno così si evince dalle sue pubblicazioni. Nella seconda, è un imprenditore che si è inventato un’applicazione che incrocia domanda e offerta di lavoro. A rigor di logica dovrebbe essere un semplice fornitore dell’Anpal, qualora la sua app fosse ritenuta la migliore sul mercato. Invece il governo punta a nominare il professore alla presidenza dell’agenzia. In altre parole: non pensa, il governo, di esporsi a un caso di conflitto d’interessi nel caso in cui l’Anpal presieduta da Parisi comprasse il software prodotto dallo stesso Parisi?

Il governo è consapevole del fatto che Parisi non sia solo un professore universitario, ma anche un imprenditore nel business dei software per il matching tra domanda e offerta di lavoro? Di cosa si occupa la Valentz Inc.?

Sei. Di cosa si occupa la Valentz Inc.?
Se si cerca nel registro delle imprese americano, si scopre una società, la Valentz Inc, fondata il 18 maggio 2018 dallo stesso Parisi, e amministrata dalla moglie del professore, Michelle Parisi, a sua volta VP of finance and administration della società Camgian, che si occupa dello sviluppo di piattaforme end-to-end finalizzate, tra le altre cose, all’analisi dei big data. Non sappiamo di cosa si occupa la Valentz. Per questo ci premuriamo di chiedere: è destinata alla produzione di software che incrociano domanda e offerta di lavoro? È questa l’azienda che venderà il sistema informatico di cui ha parlato Parisi dal palco della convention Cinque Stelle e che lo stesso professore ha più volte mostrato sul suo smartphone nel corso delle sedute delle Commissioni Lavoro? Si sta già lavorando a una versione italiana di questo software? E se sì, il governo comprerà il software che useranno i navigator proprio all’azienda creata dallo stesso presidente di Anpal?

Sette. È prevista invece una gara pubblica per decidere quale sarà la app che useranno i navigator per incrociare domanda e offerta di lavoro? E quando sarà pubblicato il bando?
Di solito in Italia – in tutti i Paesi in cui esistono procedure trasparenti, a dire il vero – funziona così: per gli acquisti pubblici, soprattutto quelli che costano tanto, si fa una gara pubblica cui possono partecipare tutte le società che producono quel bene e che hanno i requisiti per parteciparvi, dalla dotazione patrimoniale e a un sistema di governance adeguato. Relativamente all’app destinata a fare da architrave alle politiche attive del lavoro, invece, sembra che sia già stato tutto affidato a Parisi, app compresa. È regolare, questa procedura, oppure ci sarà una gara con tutti i crismi? E la società di proprietà del presidente di Anpal potrebbe partecipare a questa gara?

Otto. Parisi è consapevole della incompatibilità dei ruoli che ricopre negli Stati Uniti, sia in ambito accademico che di consulenza politica, con il ruolo che andrà a ricoprire in Anpal?
Lo Statuto dell’Anpal prevede che l’incarico di presidente è “incompatibile con altri rapporti di lavoro subordinato pubblico o privato, nonché con qualsiasi altra attività di lavoro autonomo, anche occasionale, che possa entrare in conflitto con gli scopi e i compiti dell’Anpal”. Parisi intende dimettersi dai suoi incarichi o chiedere aspettativa dal suo lavoro accademico e trasferirsi in Italia per ricoprire con pieno impegno il ruolo di presidente di Anpal? E cosa ne sarà delle sue partecipazioni come imprenditore? Siccome esiste l’ipotesi che a vendere l’app al governo italiano sia direttamente la Università del Mississippi, ci chiediamo pure come si risolve il conflitto di interesse del professor Parisi, che di quella Università è professore e dirige il centro (Director of the National Strategic Planning and Analysis Research Center (nSPARC) che utilizza quella app.

Nove. Come verranno distribuiti i fondi stanziati per la la riforma dei centri per l’impiego?
Sembra una domanda che non c’entra nulla con Parisi, ma in realtà c’entra eccome. Considerando che è stato stanziato 1 miliardo per il 2019, in che modo verrà distribuita questa cifra tra l’assunzione dei 10mila navigator (tra Anpal e Regioni) e l’acquisto dei software di matching domanda-offerta? Allo stato attuale ci risulta che circa 320 milioni sono stati stanziati nel 2019 per i 6000 nuovi navigator (200 milioni) e per quelli a carico delle Regioni (120 milioni circa), cioè alle figure chiave delle politiche attive del lavoro “modello Parisi”. Al netto di questo, quale cifra verrà destinata al potenziamento vero e proprio dei centri?

Dieci. E ancora: poiché Parisi ha dichiarato di esser stato “considerato da Trump come possibile sottosegretario al Lavoro”, può dirci se e che tipo di consulenze svolge oggi per l’amministrazione Trump o per altri soggetti politici americani?

Parisi è consapevole della incompatibilità dei ruoli che ricopre negli Stati Uniti con il ruolo che andrà a ricoprire in Anpal? Si dimetterà o chiederà aspettativa?

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