Il proibizionismo migratorio, introdotto dalla logica securitaria di chiusura cui si ispira la vigente legge Bossi-Fini, uccide. Sarebbe ora di dirlo con chiarezza che la causa della morte di Moussa Ba nella baraccopoli disumana di San Ferdinando non è solo il fuoco (forse appiccato da una mano omicida o forse acceso per non morire di freddo), ma la legge scritta dal centro-destra italiano che impedisce a persone come Moussa, bracciante agricolo di 29 anni, con permesso di soggiorno umanitario scaduto, nell’ordine: di entrare in Italia con un regolare visto d’ingresso per ricerca lavoro (previsto invece dalla proposta di legge di Possibile atto Camera 4551/2017), evitando deserto, mare e trafficanti di esseri umani; di soggiornarvi regolarmente per motivi umanitari (il decreto legge Salvini 113/2018 cancella la protezione umanitaria) o per motivi di lavoro se, entrato come richiedente asilo, abbia poi trovato lavoro ed è questo il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno, perché chi non possiede più i requisiti di un tipo di permesso non deve diventare automaticamente irregolare; di lavorare in sicurezza, con una giusta paga, il che implica contratto regolare, controlli pubblici e sanzioni, e un salario minimo orario sotto il quale si è fuori-legge.
Sarebbe ora di dirlo con chiarezza che la causa della morte di Moussa Ba nella baraccopoli disumana di San Ferdinando non è solo il fuoco (forse appiccato da una mano omicida o forse acceso per non morire di freddo), ma la legge scritta dal centro-destra italiano
Ci sono degli strumenti per poter affrontare questo dramma: lotta senza quartiere alle agromafie e al caporalato, ritoccando anche la Legge Martina, in molte parti inefficace; introduzione di permessi di soggiorno “premiali” per i lavoratori irregolari che oggi non denunciano, in quanto intimiditi dai caporali e dall’incriminazione per il reato di clandestinità, che il Pd e l’allora ministro Andrea Orlando non hanno cancellato, nonostante la delega già approvata dal Parlamento; ripristino dell’accoglienza per i richiedenti asilo, azzoppata dal decreto Salvini. Per stare ai fatti recenti: a San Ferdinando ci sarebbero in questo momento, su oltre 1500 abitanti della baraccopoli, oltre 600 richiedenti asilo da ricollocare e accogliere degnamente.
In conclusione, è urgente intervenire sul Testo Unico Immigrazione: con Possibile lo sosteniamo, inascoltati, almeno dal 2017, mentre la politica va in direzione ostinata e contraria, ai diritti umani e al buon senso, impegnata soltanto ad alimentare la macchina del consenso con quel carburante speciale e molto pericoloso che è la paura.