E alla fine le canzoni sono arrivate. E sono state talmente tante da aver fatto finire il Festival all’una passata, per altro senza giustificare per qualità un cosi ampio dispiegamento di nomi. Mettiamola così, fossero state sedici nessuno avrebbe gridato allo scandalo. Scandalo, sembra proprio che questo sia un Festival destinato a far parlare di sé per motivi poco musicali. Perché girando per le strade di Sanremo, cittadina che sicuramente non può essere presa come fotografia dell’Italia durante il Festival, visto che qui la kermesse diventa decisamente invasiva e permea ogni anfratto, ma che comunque presenta una vasta umanità certamente non di addetti ai lavori, girando per le strade, appunto, non si parla che di conflitto di interessi, di Baglioni e di Ferdinando Salzano, passato nel giro di poco da gran Mogol della musica noto solo a chi di musica si occupa a personaggio pubblico, forse non per motivi così nobili.
Il tapiro gigante che campeggia in zona Piazza Cristoforo Colombo certo non aiuta, come non aiuta Striscia la Notizia che proprio ieri ha riportato la seconda parte della clausola contrattuale riguardante la trasparenza. Una sorta di aberrazione giuridica che, in sostanza, ad hoc, intende disinnescare la parte precedente, da noi riportata ormai un mese fa (la trovate qui). Recita infatti questo secondo passaggio: «Resta fin da ora chiarito fra le parti che non sono considerati incompatibili con le previsioni di cui sopra né in conflitto di interessi i rapporti contrattuali già in essere. Fin da ora il collaboratore dichiara di aver un contratto discografico con la Bag srl e che la stessa ha un contratto di distribuzione con la Sony Music Italia Srl il collaboratore dichiara, altresì, di avere con la stessa Bag srl un rapporto per la realizzazione di spettacoli musicali dal vivo, prodotti e venduti dalla F&P Group srl e dalla Friends & Partners spa. Le parti si danno atto che ciò non rappresenta, in forza di quanto sopra, una situazione di incompatibilità o di conflitto di interessi» Insomma, roba da far divertire parecchio i fortunati che lunedì assisteranno all’audizione del direttore di Rai 1 Teresa De Santis in commissione di vigilanza Rai.
E dire che, volendo, si sarebbero potuti concentrare su quella faccenduola della società che ha vinto la gara di appalto per la gestione dei voti e delle giurie del Festival
E dire che, volendo, si sarebbero potuti concentrare su quella faccenduola della società che ha vinto la gara di appalto per la gestione dei voti e delle giurie del Festival, di cui avevamo parlato qui. La Noto Sondaggi, tornata in scena dopo la figura barbina, a voler essere generosi, durante la conduzione Morandi, certo sotto altro nome, ma con gli stessi protagonisti negli stessi ruoli. Tornata in scena nonostante una nuova società senza dipendenti e con un capitale sociale di poco più di diecimila euro, li a gestire i voti del più importante concorso canoro italiano, solo in virtù di una gara che prevedeva come unico requisito la richiesta economica più bassa. Non che io voglia dire che Pagnoncelli e la sua Ipsos siano stati sostanzialmente fatti fuori per motivi altri, ma dal servizio pubblico ci si aspetterebbe altro, siamo sempre lì.
E dire che ci si dovrebbe, da oggi, occupare solo di canzonette. Dire di come la canzone data per vincente, quella di Ultimo, in effetti potrebbe davvero vincere. Nonostante la canzone di Irama sia lì a fiatargli sul collo, e quella de Il Volo abbia raccolto più consensi in sala.Si dovrebbe dire di come tutte le canzoni non in linea coi precedenti Sanremo, da Achille Lauro che scimmiotta Sid Vicious, dal look al mood, a Mahmood, passando per i vari Motta, Zen Circus e Ex-Otago, quindi il nuovo che avanza, siano state prese a pernacchie dalla giuria demoscopica (sempre che anche a questo giro non abbiano fatto casini, vallo a sapere), tutti nella zona sfigati, quella rossa della classifica finale. Si dovrebbe dire di come la canzone di Daniele Silvestri con Rancore sia un capolavoro, capace in quattro minuti di raccontare le difficoltà di chi è adolescente oggi, di chi è padre di adolescenti oggi, di chi non viene decodificato dalla società oggi, e quindi ingabbiato in reticoli che non sono troppo diversi da prigioni. Un capolavoro, appunto. Invece parliamo di conflitti di interessi, di magheggi, di inciucetti. Per dirla con Baglioni, mi ripeto, non fosse una faccenda tragica sarebbe da mettersi a ridere.