A fine febbraio abbiamo parlato delle azioni intraprese dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per arginare l’uso di espressioni discriminatorie e del linguaggio dell’odio sui media. Qualche giorno fa invece, il commissario Agcom per le infrastrutture e le reti Antonio Nicita ha reso nota un’altra importante iniziativa, ovvero la pubblicazione del primo numero dell’Osservatorio sulla disinformazione online.
Informazioni inesatte, incomplete o erronee sono sempre esistite, ma la loro presenza online, e dunque in un contesto caratterizzato dall’elevata velocità di condivisione e di diffusione, rende ancora più complesso il monitoraggio del sistema informativo. L’Agcom sta affrontando da tempo la spinosa questione, come testimonia tra le altre cose, il rapporto “News vs Fake nel sistema dell’informazione”, presentato lo scorso 23 novembre a Roma.
L’Osservatorio pubblicato il 5 marzo risponde invece a uno scopo ben preciso, che è quello di analizzare la produzione di disinformazione online per capire quali sono le tematiche che corrono il rischio maggiore di essere trattate in maniera inesatta o alterata. Oggetto di studio sono stati i contenuti estrapolati da circa quindici milioni di documenti prodotti in Italia nel corso del 2018 sia da fonti informative, come quotidiani, canali televisivi e radiofonici, testate giornalistiche online e account social, sia da fonti di disinformazione, come pagine e account social o siti web, per un totale di 1800. La metodologia usata è descritta nel dettaglio da Agcom e i risultati sono molto indicativi.
Innanzitutto, è emerso che il flusso informativo dello scorso anno è aumentato in concomitanza delle elezioni politiche e della fase di formazione del governo. Un quarto dell’offerta informativa ha riguardato la cronaca, a seguire sport (16%) e cultura (14%) con percentuali simili. La politica, invece, ha rappresentato il 12% del totale. Il paradosso è che non solo è stata riscontrata una carenza di contenuti di carattere scientifico, ma gran parte della disinformazione ha riguardato proprio questo ambito. Infatti economia, scienza, tecnologia ed affari esteri sono state le tematiche meno trattate, ma il 34% della disinformazione online ha coinvolto la cronaca, il 19% la politica e il 18% proprio scienza e tecnologia.
Temi e notizie oggetto di disinformazione sono stati accomunati da caratteristiche analoghe, ovvero l’essere polarizzanti, l’avere un forte impatto emotivo e la predisposizione ad essere condivisi con facilità in rete.
Il paradosso è che non solo è stata riscontrata una carenza di contenuti di carattere scientifico, ma gran parte della disinformazione ha riguardato proprio questo ambito. Infatti economia, scienza, tecnologia ed affari esteri sono state le tematiche meno trattate, ma il 34% della disinformazione online ha coinvolto la cronaca, il 19% la politica e il 18% proprio scienza e tecnologia
Nel tweet con cui il commissario Nicita ha richiamato la pubblicazione dell’Osservatorio, è stato sottolineato che questo lavoro di analisi rappresenta una sperimentazione dalla tempistica non casuale, dal momento che si stanno avvicinando le elezioni europee ed è necessario quindi monitorare il livello di disinformazione. Ma quanto tempo hanno dedicato i media lo scorso anno all’appuntamento elettorale di maggio? Lo spazio offerto è comprensibilmente aumentato nella seconda parte del 2018, soprattutto da settembre in poi. Se ne è parlato in TV, sui quotidiani ma anche sui siti di disinformazione. In particolare, nel mese medio il 7% del materiale sul voto relativo al rinnovo del Parlamento europeo proveniva da pagine e account di social network, etichettati come siti di disinformazione. Disporre di un dibattito pubblico informato e corretto è l’auspicio dell’Agcom, che ha anche voluto capire quali sono i temi di maggiore interesse per i cittadini.
Dall’indagine svolta da SWG su 1358 persone tra 14 e 74 anni, è emerso che per il 59% è prioritaria l’immigrazione, per il 49% la situazione economica, seguita dalla disoccupazione. Al quarto posto trova spazio il cambiamento climatico, mentre le minacce connesse al terrorismo precedono quelle relative alla criminalità. Ogni voce trova preferenze differenti tra le varie categorie, così mentre la disoccupazione è particolarmente sentita dai liberi professionisti, dagli operai e da chi ha perso il lavoro, la situazione economica è la preoccupazione principale per funzionari, imprenditori e dirigenti. Da notare che l’immigrazione rappresenta un tema rilevante per svariate categorie, si va dai commessi agli insegnanti, dagli impiegati agli studenti, dalle casalinghe ai pensionati, passando per i commercianti. Nel 2018 disoccupazione e criminalità hanno occupato rispettivamente il 32% e il 24% dei contenuti informativi prodotti online. Solo l’1% ha riguardato il cambiamento climatico.
In maniera speculare l’Agcom ha esaminato l’incidenza della disinformazione sulle stesse tematiche. Ebbene, un quarto ha riguardato la criminalità, stesso dato l’immigrazione, mentre il 19% dei contenuti non esatti o erronei è relativo alla disoccupazione. Detto in altri termini, l’immigrazione è il tema di maggiore interesse per i cittadini italiani, però mentre la copertura informativa nel 2018 si è fermata al 9%, i siti di disinformazione hanno dedicato un quarto del proprio spazio. Anche solo questo dato evidenzia l’importanza degli studi dell’Agcom. L’accesso alle informazioni non è omogeneo, dipende da diversi fattori, tra cui anche l’interesse di ciascuno. Risulta quindi cruciale essere consapevoli della qualità e dell’attendibilità dei contenuti disponibili. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con il suo lavoro di analisi e monitoraggio punta a far acquisire tale consapevolezza per rendere il dibattito pubblico informato e corretto, soprattutto in vista dell’appuntamento elettorale del prossimo maggio.