LegambienteAmianto, la minaccia dimenticata che continua a uccidere

Secondo il dossier “Liberi dall’amianto?” di Legambiente (dati 2018 relativi a 15 Regioni) sul territorio nazionale ci sono circa 370mila strutture contenenti amianto (tra cui 215mila edifici privati, 50mila pubblici, 20mila siti industriali e 65mila coperture in cemento amianto)

da Youtube

Ci sono minacce presunte che ogni giorno nel nostro Paese vengono agitate ad arte sui media e che sono diventate una miniera di consensi elettorali. È ovviamente il caso dei migranti. Ci sono invece minacce vere, che non godono purtroppo della stessa enfasi mediatica e sono incredibilmente lasciate nel dimenticatoio, con tutto quello che ne consegue sull’aumento dei rischi per la vita. Tra queste c’è l’amianto, la fibra killer messa al bando 27 anni fa con la legge 257/92 ma ancora molto diffusa negli edifici del nostro Paese.

Come ogni anno il 28 aprile si celebra la giornata mondiale delle vittime dell’amianto e vale la pena fare il quadro sui danni alla salute e sui ritardi delle bonifiche in Italia. I dati sanitari sono davvero preoccupanti: stando agli ultimi dati diffusi dall’INAIL, in Italia sono stati oltre 21mila i casi di mesotelioma maligno censiti tra il 1993 e il 2012 e oltre 6mila le morti ogni anno.

Nonostante i drammatici dati epidemiologici, il processo di risanamento è incomprensibilmente lento. Secondo il dossier “Liberi dall’amianto?” di Legambiente (dati 2018 relativi a 15 Regioni) sul territorio nazionale ci sono circa 370mila strutture contenenti amianto (tra cui 215mila edifici privati, 50mila pubblici, 20mila siti industriali e 65mila coperture in cemento amianto). Dei 265mila edifici pubblici e privati con strutture in amianto, solo 7mila sono stati bonificati.

Il 28 aprile si celebra la giornata mondiale delle vittime dell’amianto e vale la pena fare il quadro sui danni alla salute e sui ritardi delle bonifiche in Italia

Il piano regionale amianto, da approvare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge del 1992, nel 2018 doveva essere ancora approvato nel Lazio e nella Provincia Autonoma di Trento. Sullo smaltimento c’è una drammatica insufficienza di impianti di smaltimento su tutto il territorio nazionale: ci sono solo 18 discariche ubicate in 8 regioni.

È davvero urgente una concreta azione di risanamento e bonifica del territorio. Come? Innanzitutto occorre completare al più presto il censimento e la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità di bonifica a partire dalle scuole.

Sono fondamentali le attività di informazione rivolte ai cittadini sui pericoli per la salute derivanti dall’esposizione all’amianto e quelle di formazione per il personale tecnico (Asl, Arpa, medici del lavoro) per censire l’eventuale presenza di manufatti contenenti amianto e conoscere le procedure per rimuoverlo.

Devono essere poi ripristinati gli incentivi per la sostituzione dei tetti di amianto con i pannelli fotovoltaici, esauriti alcuni anni fa, previsti nel futuro decreto sugli incentivi alle rinnovabili non ancora in vigore. Si tratta di uno strumento molto efficace che in passato ha portato alla bonifica di 100mila metri quadri di coperture grazie a oltre 11 MW di impianti fotovoltaici installati e connessi alla rete in tutta Italia.

Il numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni incide sui costi di smaltimento, sui tempi di rimozione e sulla diffusa pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti. Non è più sostenibile, soprattutto sotto il punto di vista economico, l’esportazione all’estero dell’amianto rimosso nel nostro Paese, per questo è importante provvedere ad implementare l’impiantistica su tutto il territorio nazionale, con almeno una discarica autorizzata e attiva per regione.

Vale la pena sollecitare l’opinione pubblica su questi numeri e sui pericoli concreti che corriamo ogni giorno vivendo e lavorando in quartieri con diffusa presenza di amianto. Il nemico da cui difendersi non sta sui barconi alla ricerca disperata di un porto, ma sui tetti, nelle canne fumarie, nei pannelli isolanti. Non è poi così difficile da vedere. Basta aprire gli occhi e azionare il cervello.

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