Misteri buffiLa verità su Liberato? È un Fantozzi che non ce l’ha fatta (e infatti è arrivato al capolinea)

Cantanti e artisti senza volto ce ne sono da sempre, si pensi ai Daft Punk in poi. Cantanti che fanno dischi irrilevanti pure. Liberato è proprio uno di loro, ahilui. È arrivato al capolinea

Screenshot da Youtube

Fantozzi è stato uno dei personaggi più emblematici della seconda parte del nostro Novecento, dove per nostro, ovviamente, si intende di noi italiani. Nato dalla fervida e tagliente mente di Paolo Villaggio, il personaggio da lui stesso poi portato al cinema, ha incarnato perfettamente lo spirito di una piccola borghesia che provava a emanciparsi, facendo i conti con l’impossibilità recondita di farlo. Come tutto ciò che è emblematico, per altro, Fantozzi, parlo a questo punto del personaggio cinematografico, non dei libri, ormai divenuti modernariato, è stato molto amato e molto odiato. Amato da chi ne riconosceva le caratteristiche tragiche, andando quindi a mettere in rilievo una forma di empatia coi perdenti che neanche certe prime canzoni di Bruce Springsteen hanno portato verso quelle vette.
Odiato da chi non capiva cosa ci fosse da ridere nel vedere un goffo impiegato messo costantemente alla berlina da chi, in fondo, avrebbe dovuto coccolarlo, essendone autore e interprete. In effetti non c’era proprio niente da ridere, ma nessuno di chi lo ha amato ha mai pensato che Fantozzi fosse nato con lo scopo di far ridere, anche se spesso ci è riuscito.

Sia come sia, col tempo Fantozzi, che ha regalato alcune delle fotografie del post-boom economico degne di essere esibite al Museo della Storia, si è slabbrato. Fantozzi, il personaggio, e lo stesso Paolo Villaggio, si sono incartati su loro stessi, finendo per passare dal ruolo di paradigma a quello di macchietta, cercando, quindi, qui la tragedia in quella che non era più una tragedia, di far ridere, laddove un tempo si cercava una cinica commozione. A portare troppo avanti una storia, diceva Hemingway, uno che a un certo punto si è mica per caso sparato, si arriva a un epilogo tragico, vado a memoria.

Fantozzi ha dimostrato il contrario, a portare troppo avanti una tragedia si finisce per dar vita a una farsa, senza neanche i gradi della farsa

Ecco, Fantozzi ha dimostrato il contrario, a portare troppo avanti una tragedia si finisce per dar vita a una farsa, senza neanche i gradi della farsa. Le brutte cagate tipo Fantozzi in Paradiso, Fantozzi 2000 stanno lì, grotteschi, perché Fantozzi era grottesco, involontariamente, come di chi si rifà con la chirurgia plastica convinto di apparire giovane, invece appare semplicemente brutto.

Ecco, veniamo a noi. Ieri era il 9 maggio. Per chi segue la musica, e nello specifico per chi segue la musica giovane, quella che sta lì, tra l’indie e il rap, tra la trap e l’itpop, il 9 maggio significa essenzialmente Liberato. Sì, lui, il cantante napoletano di cui nessuno sa nulla. Di cui nessuno ha visto mai la faccia. Di cui nessuno è neanche certo esista la faccia, visto che più volte si è ipotizzato si tratti di un nome collettivo, tipo Luther Blisset. Ieri era il 9 maggio, e i tanti fan di Liberato, tanti si fa per dire, lasciati a bocca asciutta ormai da lungo tempo, si aspettavano una qualche manifestazione. Un nuovo singolo, nello specifico, e senza voler fare troppa poesia. I fan di Liberato, ieri, data che è anche il titolo del suo primo singolo, quello con il quale si è presentato al mondo, ieri si aspettavano un nuovo singolo. Non fosse altro perché, dopo essere scomparso nel nulla, fatto che aveva indotto molti a credere alla leggenda metropolitana che lo vorrebbe incarcerato nel carcere minorile di Nisida, perché è da quella direzione che è arrivata la barca che lo ha portato sul LungoMare Caracciolo di Napoli, per l’evento live che ha regalato alla sua città, e perché, in effetti, il nome Liberato sarebbe coerente con un ragazzino che può ogni tanto uscire dal carcere per poi in carcere tornare a dormire e perché, in conclusione, si spiegherebbe la lunga pausa tra una epifania e l’altra, mancanza di libere uscite, o peggio ancora, il raggiungimento della maggiore età, con il trasferimento a Poggio Reale. Non fosse altro perché, qualche giorno fa, sui suoi canali era apparso un video in cui lo si vedeva, sempre su di una barca, guardare verso Capri, e molti lo avevano letto come un vaticinio, un vaticinio che, come tutti i vaticinii, razionalmente non voleva dire nulla, ma dava adito a tante interpretazioni a cazzo.

La leggenda di Liberato sui colpi di scena, sul mistero, sulle trovate a effetto si sta prevalentemente basando, dal momento che la sua musica sembra invece la versione fighetta dei neomelodici, musica che, non la facesse uno senza faccia e con questa allure intorno, non ci sogneremmo di incularci neanche per sbaglio, ma siccome è Liberato, wow, che figata.

Ieri, quindi, 9 Maggio, in molti hanno tenuto lo sguardo fisso sui social del nostro, per capire se qualcosa, in effetti, sarebbe arrivato. Invece niente, calma piatta, morte cerebrale. Poi, a un minuto da mezzanotte, quando quindi il 10 Maggio era alle porte, il colpo di scena, vero. L’ennesimo, verrebbe da dire, visto che la leggenda di Liberato sui colpi di scena, sul mistero, sulle trovate a effetto si sta prevalentemente basando, dal momento che la sua musica sembra invece la versione fighetta dei neomelodici, musica che, non la facesse uno senza faccia e con questa allure intorno, non ci sogneremmo di incularci neanche per sbaglio, ma siccome è Liberato, wow, che figata.

Il colpo di scena è l’uscita di un album, Liberato il titolo, senza sfoggio di fantasia. Ma l’album arriva in maniera invece fantasiosa assai, con l’uscita di cinque nuovi singoli, più il riarrangiamento di uno già uscito, e con cinque video che li accompagnano che insieme da vita a un mini-film dal titolo Capri Rendez Vous, sempre firmato Francesco Lettieri, il regista di tutto quanto targato Liberato visto fin qui (oltre che di tante altre belle cose, come i video di Calcutta, per dire). Quindi ecco di colpo che arrivano Oi Marì, Tu me faje ascì pazz, Guagliò, Nunn’a voglio ‘ncuntrà e Niente, che si vanno a aggiungere a una versione molto romantica, minimale, mi si passi la parola, di Giaola portafortuna e alle ormai classiche 9 Maggio, Inotostreet, Je te voglio bene assaje, Me staje appennenn’ amò e Tu t’è scurdat’ ‘e me.

Boom. Due anni dopo il suo esordio ecco il suo primo album. Per di più ancora una volta un album che, nonostante Liberato non lo si sia mai visto davvero, è tutto poggiato sul vedere. Sì, il vedere i video scritti e diretti da Lettieri, qui uniti da una storia che si rincorre nel corso dei decenni, una lunga storia d’amore, forse un po’ virata su un romanticismo affettato, con una estetica limpida ma a volte melensa, ma anche per questo spiazzante, neomelodico visivamente, oltre che musicalmente. Una soap che attraversa circa sessant’anni, e che ci racconta della storia d’amore tra la francese Marie e il napoletano Carmine. Una storia divisa in episodi, tanti quanti i nuovi singoli, e che va ovviamente seguita in ordine, per non perdere pezzi di trama.

Se Liberato esiste, ovviamente come nome d’arte, temiamo che sia arrivato al capolinea. Perché il giochino, sulle lunghe, rompe un po’ le palle, e perché la musica non tiene il passo col resto

Ora, se Liberato fosse Francesco Lettieri, o, meglio ancora, se Liberato non esistesse e fosse semplicemente un personaggio di fantasia di Francesco Lettieri, nulla si potrebbe eccepire. Bella idea, ottimo marketing, su se stesso oltre che sul nuovo brand. Parte debole della vicenda la musica, ma chi se ne frega, qui si devono far vedere video, mica vendere dischi (vendere dischi è un ossimoro, oggi). Al massimo si deve poi portare gente a comprare biglietti per l’evento del 22 giugno a Roma, evento che essendo di Liberato è avvolto da mistero, neanche si sa dove si terrà, ma sempre di cose che girano intorno alla musica si tratta.

Se invece Liberato esiste, ovviamente come nome d’arte, temiamo che sia arrivato al capolinea. Perché il giochino, sulle lunghe, rompe un po’ le palle, e perché la musica non tiene il passo col resto. Le Coliche che fanno interpretare a Al Bano Liberato, per dire, come spesso capita loro rispetto al mondo indie, hanno impietosamente inchiodato il personaggio in questione di fronte al suo destino. Ma a parte tutto questo, e torniamo all’incipit di questo pezzo, se 9 Maggio poteva averci stupito, e lo ha fatto più per il modo in cui Liberato è comparso che per quello che ha cantato/rappato, se i singoli via via usciti hanno reso il fenomeno un po’ più mainstream, sempre senza esagerare, oggi ci sembra che siamo proprio in zona Fantozzi in Paradiso, senza per altro aver mai avuto la forza dirompente e culturalmente rilevante di un Fantozzi. Qualcosa che poteva a suo modo essere epico che diventa, involontariamente, farsesco.

Cioè, i dischi senza preavviso li pubblica pure Beyoncé, non è che stiamo svelando il quarto mistero di Fatima. Cantanti e artisti senza volto ce ne sono da sempre, si pensi ai Daft Punk, a Banksi a Salinger, senza neanche sforzarsi di un minimo di ricerca. Cantanti che fanno dischi irrilevanti pure. Liberato è proprio uno di loro, ahilui.