La nostra rubrica su Linkiesta, come sapete, nasce nell’ottica di raccontare “tutto quello che non ti dicono e devi sapere sul mondo di domani”, sempre seguendo il filo conduttore dell’innovazione nel migliore rapporto possibile con l’umanità e il pianeta. E in questi mesi abbiamo affrontato decine di tematiche diversissime tra loro, anche fantascientifiche per lo sviluppo raggiunto dall’umanità negli ultimi anni, andando a esplorare non solo i quattro angoli del pianeta ma anche lo spazio profondo. Ma una storia come questa ha dell’incredibile in termini oggettivi. Perché? È presto detto. L’uomo abita il pianeta Terra da migliaia di anni e oggi si contano 7,7 miliardi di esseri umani. I primi esempi di navigazione a vela risalgono addirittura al 6.000 avanti Cristo. La pratica della vela diventa una consuetudine con gli Egizi e abbiamo documentazione in proposito dal 4.000 avanti Cristo. Ecco, tutto questo per dire che finora abbiamo sempre ragionato in un altro modo. Poi è arrivato Daniele Mingucci da Riccione. Che ha reinventato la ruota. Nella vela. In che senso? Nel senso che ha stravolto il concetto di albero, trasformandolo in una strana forma che assomiglia a una U rovesciata. Vi sembra una follia? « Sì, avete ragione, lo è» dice lui divertito. Una follia che a fine 2019 diventerà un brand di lusso dal nome azzeccatissimo: Stramba. Che ovviamente sta per “strano” ma anche per il termine marinaresco “strambare”, ossia una manovra delle vele che con il nuovo albero viene totalmente modificata.
Partiamo dall’inizio e andiamo per gradi. È il 2011 e Daniele Mingucci – che di mestiere (e vocazione) fa il creativo in una agenzia di comunicazione – deposita il brevetto della sua idea rivoluzionaria. Nel 2014 viene ufficializzata la startup Stramba che oggi è finanziata con 1 milione di euro da investitori privati, con il progetto che procede spedito e vedrà la prima barca pronta per la fine dell’anno, come da business plan. Perché siamo di fronte a una “folle” rivoluzione? «In primo luogo – commenta Mingucci – perché nessuno ci ha pensato prima in modo così radicale. Poi per due aspetti fondamentali: da un lato per tutto lo spazio di bordo che si libera senza il boma, che tra l’altro rischia di decapitare i velisti; e dall’altro per le performance molto più elevate grazie alla vela che prende vento sempre sullo stesso lato, con un migliore rendimento aerodinamico. Una vela tradizionale deve lavorare su entrambi i lati, come se un Boeing dovesse volare sia dritto sia a testa in giù: l’ala risulterebbe molto meno efficiente. Parliamo di performance superiori anche del 40%, a seconda delle condizioni di vento».
Non deve funzionare per forza, ma deve funzionare bene e con la massima semplicità
Sulla soluzione adottata da Stramba c’è un articolo approfondito e illuminante sul numero di giugno attualmente in edicola del mensile “Nautica”, ma sintetizzando abbiamo più spazio a bordo, più performance in andatura e una semplificazione delle manovre e delle regolazioni. Per una barca – il primo modello si chiamerà Futura – di 47 piedi, 2,40 metri di pescaggio, 4,60 metri di baglio, realizzata per strutture e linee d’acqua dal Dipartimento di ingegneria industriale dell’Università di Bologna, guidato dal prof. ing. Alfredo Liverani (team al top per la modellazione 3D e studio della fluidodinamica) e da Q-ID di Giorgio Mazzotti e Lorenzo Naddei (centro di design industriale che, tra gli altri, collabora con Ferrari, Ducati e Yamaha) per il design. E ruolo non secondario per i Cantieri Zuanelli di Padenghe sul Garda, una delle eccellenze della nautica italiana “tailor made”, guidati da Mario Zuanelli.
«Stramba – continua Mingucci – in realtà non è un progetto di rottura ma un work in progress rivolto a creare un prodotto dalle caratteristiche uniche per il diporto di lusso, con spazi di bordo rivisitati. Per esempio la coperta è completamente libera con spazi di relax mai visti prima e la ruota del timone è centrale (non essendoci nulla davanti a chi timona, si può governare la barca senza cambi di posizione); e anche sotto coperta abbiamo tre cabine matrimoniali e l’open space della zona giorno, progettato senza dover girare attorno alla posizione dell’albero, in assoluta libertà». E vista la stranezza del nuovo albero a U rovesciata, immaginiamo che le soluzioni tecniche in tal senso saranno il vero argomento di sviluppo e marketing, giusto? «È così – conferma Mingucci –. La randa scorre da un lato all’altro lungo la U rovesciata formata dall’albero di 19 metri. La drizza viene tirata da winch elettrici. Stramba, in sintesi, può sfruttare profili alari asimmetrici in grado di offrire valori di portanza ed efficienza generale estremamente più elevati di quelli consueti. Difatti è l’asimmetria a rendere performanti le ali di aerei e alianti o di barche destinate a record di velocità».
Criticità? «A oggi – dice Mingucci – abbiamo un bagaglio di soluzioni testate a ‘terra’ in condizioni ricreate volutamente peggiori di quelle che troveremo a bordo. I test ci hanno dato rassicurazioni importanti su tutti i principali punti critici. Innanzitutto la randa gira molto bene. La seconda preoccupazione è cosa succede quando la vela è lassù? La risposta è nulla, perché la vela è già lassù e in manovra semplicemente scende sull’altro lato. Poi, per quanto riguarda la virata e la strambata, abbiamo ideato e brevettato un piccolo arco di supporto capace di tenere la randa in posizione e sotto controllo sia nelle manovre con vento in poppa, sia in quelle con vento da prua». Non essendo degli esperti, quello che ci piace del rivoluzionario progetto Stramba è che tutto è improntato a soluzioni semplici. La usability del prodotto è la filosofia alla base della startup creata da Daniele Mingucci: «Non deve funzionare per forza, ma deve funzionare bene e con la massima semplicità». Che poi è la miglior filosofia possibile anche per la vita di tutti i giorni!