«Non riesco a capire cosa pensa , non riusciamo più a comunicare. È sfuggente, ho bisogno di aprirle il mio cuore. Allora ho deciso di scriverle. Di notte sono andato a casa sua e ho imbucato la lettera. Di sette pagine». Sempre più spesso amici maschi e femmine mi confidano di aver scritto al-alla partner. Non parliamo di whatsapp o mail, ma di lettere vere, quelle di una volta. Carta, penna, bozza in brutta, scrittura in bella, francobollo, buca delle lettere, cuore a mille all’ atto dell imbucamento, attesa snervante di una risposta, imprecazioni o lodi a Poste Italiane.
Scrivere è un atto di amore verso se stesso prima ancora che verso l’amato, un atto che rallenta ed esalta il sentimento, che prevede il silenzio di un’attesa forse non ricompensata. Sottolinea la serietà dell’amante che si allontana per un attimo dai molesti device – sgretolatori di emozioni, per occuparsi solo e soltanto di LEI LUI. Alcuni ragazzi da me intervistati per un documentario di Rai storia sulle emozioni amorose dei teenager ( “Amori di latta”, in uscita in autunno) mi hanno mostrato diari di carta scritti a matita, con foto , bigliettini ( d’amore), fiori secchi attaccati con la colla. Identici a quelli che scrivevo io da ragazzina.
È giunto il momento di ricominciare a pensare con lentezza . “Slow thought “, altro che slow food. Ben venga l’enigmatica attesa di buste che non arrivano nella cassetta delle lettere
«Voi adulti continuate a credere che noi adolescenti ci chiudiamo in camera per ore incollati ai computer, rimbecilliti dai video games. Ma vi sbagliate. Spesso scriviamo e leggiamo. I veri addicted ai devices siete proprio voi grandi. E spesso in modo sciocco». Le mie follower di amorisfigati (95 per cento di pubblico femminile) mi mostrano whatsapp di (NON) amore dei loro partners . Il piú delle volte brevi, insignificanti, cinici e anaffettivi. Prolificano gli emoticon piú vieti giusto per risparmiare una parola ed evitare la veritá del cuore. Mai un pensiero poetico, nei fulminei messaggi web, una riflessione, un sogno, un aggettivo sospeso.
Il successo delle vignette Amori Sfigati (250 000 followers su FB e Istagram) deriva proprio dal mio studio maniacale del nuovo non-linguaggio amoroso che si perde nell’etere. È giunto il momento di ricominciare a pensare con lentezza. “Slow thought“, altro che slow food. Ben venga l’enigmatica attesa di buste che non arrivano nella cassetta delle lettere. Ma se la lettera di lui lei arriva, la riconosceremo subito, il cuore che scoppia di felicitá. Avrà un colore, un odore, una consistenza, un bel francobollo colorato. Le buste oblunghe di Equitalia, elargitrici di ansia e/o depressione, le guarderemo più tardi.