E se il vero avversario del machismo di governo non fosse un machismo uguale e contrapposto ma una chiave politico/estetica nuova: la serietà, la gentilezza, la capacità di essere assertivi senza gridare e sgomitare? La domanda viene in mente guardando la scalata a Forza Italia di Mara Carfagna. Una scalata che sembrava impossibile per molti motivi, a cominciare dalla scarsa aderenza al canone del politico perennemente incazzato e litigioso che va per la maggiore, largamente adottato anche dalle donne che contano qualcosa. È il modello che tutti, anche a sinistra, indicano come vincente, impastato da provocazioni social contro gli avversari interni ed esterni e da comizi televisivi che qualsiasi tema affrontino – la manovra, l’immigrazione, ma anche i giardinetti all’angolo o la ricetta del pollo coi peperoni – seguono lo schema apodittico di “spezzeremo le reni a qualcuno”.
Mara Carfagna ha fatto il contrario. È apparsa spesso silenziosa, talvolta invisibile – le apparizioni in tv si contano sulle dita di una mano pure in campagna elettorale – e tuttavia ha sempre saputo cogliere l’attimo per definire in modo tagliente la sua posizione alternativa all’esuberanza adolescenziale del circo politico italiano. “Onorevole Salvini, le regole valgono anche per lei”. “Colleghi deputati, non siamo in gita scolastica”. Guido Vitiello, sul Foglio, lo ha battezzato “il metodo anti-bulli di Mara Carfagna” ma quel che sorprende davvero è il successo dello stile reginesco che la vicepresidente della Camera ha proposto giorno dopo giorno. Molti voti, un enorme consenso dentro Forza Italia, simpatie sempre più larghe anche fuori. La resa degli apparati, due giorni fa, è diventata inevitabile: metterle una corona in testa si è rivelato il solo modo per dare credibilità a un’operazione di rinnovamento che, in caso contrario, sarebbe apparsa la solita gattopardata di Forza Italia.
Quello che da noi è il Codice Carfagna altrove, in Europa, è pane quotidiano della politica già da molti mesi, e ha visto la scalata ai partiti e al potere di una leva di giovani donne pragmatiche, sorridenti, oneste nella comunicazione
Il caso andrebbe studiato. Quello che da noi è il Codice Carfagna altrove, in Europa, è pane quotidiano della politica già da molti mesi, e ha visto la scalata ai partiti e al potere di una leva di giovani donne pragmatiche, sorridenti, oneste nella comunicazione. Hanno rianimato formazioni agonizzanti, come la leader dei Verdi tedeschi Katharina Schulze. Conquistato partiti enormi, come il nuovo leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer. Vinto elezioni impossibili come la danese Mette Frederiksen. Costruito alternative a secessionismi che sembravano invincibili, come la stella catalana di Ciudadanos Inés Arrimadas. Hanno tutte fra i 30 e i 50 anni, tutte si sono affermate sull’onda di un inedito mix: libertà individuale, economia solidale, ambientalismo, attenzione alle famiglie e alle imprese, zero retorica, zero concessioni alla politica urlata.
Sei o sette anni fa, quando il populismo e il sovranismo cominciarono ad affacciarsi, nessuno ne aveva capito bene la potenza e molti lo sottovalutarono. Lo stesso sta succedendo adesso con questa nuova modalità politica fondata sulla fermezza femminile, che piace proprio perché argina, “contiene”, l’esibizionismo muscolare su cui populismo e sovranismo hanno fondato le loro fortune. E chissà che il Codice Katharina, Annegret, Mette, Inés, e ovviamente anche il Codice Mara, non siano i protagonisti della stagione politica prossima ventura…