Esame di StatoMaturità, parla Sgarbi: «La prossima volta ci toccherà commentare una frase di Mussolini»

Secondo il critico d’arte le tracce della maturità sono sciatte e prevedibili. Inaccettabile Montanari, meglio Sciascia. Il suo esame? “Non ho preso il massimo dei voti, e non me ne frega niente”

Non si ricorda più quale traccia scelse al tema della maturità. Ormai sono passati quasi cinquant’anni da quando Vittorio Sgarbi ha fatto l’esame di Stato. La sua notte prima degli esami è stata senza ansie. «Fu una passeggiata». Era il 1970 e gli studenti dovevano portare solo quattro materie all’orale. Meglio non dirlo ai maturandi di oggi orfani del tema storico e del saggio breve, tipologie di tema spazzate via dalla riforma entrata in vigore quest’anno. A Sgarbi non sono piaciute le tracce scelte dal ministero. Considera più adatto allo spirito dei tempi Eugenio Montale invece della scelta facile facile di Giuseppe Ungaretti. Meglio il Leonardo Sciascia che sul Corriere della Sera nel 1987 si scagliava contro i professionisti dell’antimafia rispetto all’usato sicuro de “Il giorno della civetta”. E dire che l’aveva ricordato al suo amico Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione.

Sgarbi, perché non le piacciono le tracce della maturità?
Sono generiche, piatte. Bussetti mi ha chiamato oggi (ieri, ndr) per compiacersi di aver visto una traccia sul Novecento, come il titolo del mio ultimo libro, ma gli ho detto che i brani scelti non mi piacciono, sono prevedibili. E c’è una cosa che trovo inaccettabile.

Cosa?
Che tra gli autori delle tracce ci sia Tomaso Montanari. È assurdo scegliere un brano scritto da un vivente che odia il governo e la Lega antagonista come testo di riferimento per parlare della bellezza del paesaggio e della storia. Bastava ricorrere a uno dei tanti italiani di valore che non vivono più. Ce ne sono tanti.

Un po’ di Invidia?
Macché. Non ho nessuna competizione con Montanari. Tre anni fa un mio brano è stato citato in una delle tracce della maturità. Solo trovo ridicolo che uno che ha definito il governo “fascista” sia scelto come esempio per i giovani. Andando avanti di questo passo, la prossima volta potremo avere una frase di Mussolini. Ma ha visto quello che ha detto di Zeffirelli il giorno della sua morte? Lo ha definito un “insopportabile mediocre”. Si capisce che questo è un anti italiano.

Ma lei ha letto il libro di Montanari?
No, mi basta aver letto il brano presente nella traccia. È scritto malissimo con una lingua impropria, usa delle parole ridicole in inglese. Può benissimo fare l’antagonista, ma non può essere preso come riferimento, nessuno di noi viventi dovrebbe esserlo.

Perché secondo lei è stato inserito un suo brano nelle tracce?
Per una forma di miopia culturale. Chi ha fatto la scelta dei titoli evidentemente è uno che ama le cose convenzionali.

Dicono che anche Ungaretti al tema della maturità sia una scelta facile.
Ungaretti è l’ultimo grande poeta italiano e per commentarlo bisogna stare dentro la storia, conoscerla. E da tempo dico che la storia dovrebbe essere un tema dominante nell’insegnamento, soprattutto negli esami. L’ho ricordato un po’ di tempo fa al mio amico Bussetti e sono contento che abbia seguito il mio ammonimento.

Nel 1970 il mio esame di maturità è stato una passeggiata. Per i maturandi del 2020 sceglierei un brano di Montale, Kavafis o Ezra Pound


Vittorio Sgarbi

Quale traccia avrebbe scelto?
Mah. Nessuna mi sembrava suggestiva.

Però c’era “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, non male.
La mafia è una materia in cui domina la retorica. Il migliore Sciascia è quando parla dei professionisti dell’antimafia. Che visto come si comportano i giudici oggi è un tema di grande attualità. La mafia è normale che faccia dei crimini ma è peggio che i crimini li faccia la magistratura. Poi è chiaro che vada combattuta la mafia, ma qualcosa di simile alla mafia è dentro il potere della magistratura.

Quale traccia sceglierebbe per i ragazzi che faranno la maturità nel 2020?
In Italia il poeta che corrisponde più alle condizioni del nostro tempo è Eugenio Montale. Se dovessi partire da una posizione più europea direi Konstantinos Kavafis, Oppure sceglierei Ezra Pound.

Non mancherebbero le polemiche. Perché proprio Pound?
Perché dà il nome movimento che si ritiene eversivo ma che è l’unico movimento che risale a un poeta quindi sarebbe interessante che qualcuno avesse la curiosità di capire chi era e cosa pensava questo poeta.

Ci racconti il suo esame di maturità?
Meraviglioso, fu una passeggiata. Era il 1970. C’era appena stata la riforma dell’esame di Stato. Avevano ridotto le materie a quattro: due più due. Non avevo nessuna ansia per l’orale. La ebbi di più per l’esame per passare dalla quinta ginnasio al primo liceo. Ai tempi c’era ancora questo esame.

Beato lei, i ragazzi oggi saranno in ansia: c’è la seconda prova.
All’esame di maturità presi 58 su 60. E non me ne frega niente non aver preso il massimo.

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