Single a vitaOssessionati da Bibbiano? È (anche) perché facciamo sempre meno figli

Le famiglie in Italia stanno cambiando: sempre meno nuclei con genitori e figli, sempre più famiglie monogenitoriali, sempre più single. Soprattutto in periferia e al Sud. È il ritratto di questa società a spiegare tante delle frustrazioni degli italiani. Compresa quella di Bibbiano

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Se volessimo essere particolarmente cinici ed usare una terminologia economicistica per temi come quello della famiglia, a patto di rendere l’idea, potremmo dire che oggi in Italia i bambini rappresentano un bene scarso, per il quale la domanda è decisamente maggiore dell’offerta.

Domanda intesa come desiderio di averli e di crescerli, che include anche chi decide di non averne, e a maggior ragione da parte chi non può, perché single, senza mezzi economici o per ragioni mediche. La conseguenza è che, in questa situazione (ci sia concesso ancora l’uso dissacrante di questi termini), il valore dei bambini aumenta.

Aumenta in termini individuali e sociali, con la conseguenza che aumenta anche l’attenzione che la società presta ai bambini, ai loro bisogni e soprattutto a ciò che può metterli in pericolo. Perché non ci sono solo genitori che hanno avuto, magari tardi e a fatica, un solo figlio, o quelli che non hanno potuto averne, ma c’è anche una schiera di nonni o mancati nonni, zii e mancati zii, eccetera.

Le reazioni popolari ai fatti di Bibbiano e le speculazioni politiche che ne vengono fatte non sono che una conseguenza di questa situazione.

E forse non potrebbe essere altrimenti, considerando che negli ultimi dieci anni la proporzione di nuclei composti da persone sole è diventata sostanzialmente uguale a quella rappresentata dalle coppie con figli, circa un terzo del totale della popolazione. Nel 2009 le coppie con bambini erano il 39%, mentre nel 2019 si sono ridotte al 33,3%. Nello stesso periodo è cresciuta di quasi il 5% la percentuale di single senza figli.

In sostanza, in diminuzione è solo la proporzione di nuclei con più di due persone, quelle che normalmente includono dei bambini.

C’è un fatto fondamentale. Questi mutamenti non avvengono ovunque allo stesso modo. La diminuzione della percentuale di nuclei formati da coppie con figli è stata maggiore in questi anni nei comuni più piccoli, quelli fino a 10 mila abitanti. In quelli tra 2 mila e 10 mila persone è calata anche del 6,1%. Nelle città superiori a 50 mila abitanti invece è scesa del 3,5%.

Allo stesso tempo a percentuale di persone sole è cresciuta del 7,4% nei paesi più piccoli, quelli con una popolazione di meno di 2 mila unità.

Ulteriori conferme arrivano se si guarda alle differenze tra i centri delle aree metropolitane più grandi e le periferie, qui intese come i comuni della cintura. Nel grafico seguente si nota come a Roma, Milano, Napoli, Torino, ecc, il calo delle coppie con figli e l’aumento delle persone sole siano meno significativi che nell’hinterland.

E se le coppie senza figli sono sostanzialmente stabili (sebbene in aumento nei comuni piccoli), a crescere ovunque sono i monogenitori. E possiamo immaginare come essere responsabili in solitudine del benessere di un bambino possa accrescere l’ansia e l’attenzione verso di lui.

Distinguendo anche a livello geografico, è il Sud l’area in cui è maggiormente diminuita la percentuale di coppie con figli, in modo anche più che doppio rispetto a quanto accaduto al Nord-Est e al Centro. Al Sud tra l’altro sono cresciute, e non poco, anche le coppie senza figli, mentre non vi sono grandi differenze geografiche riguardanti le persone sole, che sono di più un po’ ovunque.

C’entra l’invecchiamento della popolazione? Che magari è più forte nei comuni più piccoli e al Sud? Solo in parte. È quanto emerge dalle statistiche in particolare sui monogenitori e sulle persone single.

I primi, infatti, sono aumentati infatti soprattutto nella fascia di età tra i 45 e i 54 anni, mentre la percentuale degli over 55 tra questi è leggermente diminuita, a dispetto dell’invecchiamento generale della popolazione.

Così come è molto calata la proporzione di vedovi ed aumentata quella di chi è monogenitore perché celibe, separato o divorziato.


I 50enni appaiono un anello debole della nostra società anche se si osservano le statistiche sulle persone sole. Anche in questo caso sono in crescita, e non di poco, quelle tra i 45 e i 64 anni, infatti la loro proporzione aumenta di quasi il 6%, dal 24,2% al 30,1%. I single over 65, che rimangono chiaramente la maggioranza relativa, invece, sono in calo.


È il mondo dei dei gatti e dei cani da compagnia, con cui si cerca di combattere la solitudine di una generazione che fino a poco tempo fa la solitudine non sapeva cosa fosse, occupata com’era dalla cura dei figli e a volte persino da quella dei nipoti.

50enni del Sud che abitano in provincia, pare questo l’identikit di coloro che sono stati più interessati dai cambiamenti sociali degli ultimi 10 anni, cambiamenti che li hanno portati ad avere meno figli, a non averne, o ad allevarli da soli, e ad essere complessivamente più solitari.

C’è forse una frustrazione che viene da questo segmento di società, che si sfoga sul web, che presta una maggiore attenzione di prima ai fatti di cronaca, in particolare quelli riguardanti i bambini, oggi appunto più rari, che inevitabilmente si riflette anche nel momento del voto.

Forse è solo una coincidenza, forse non lo è il fatto che da alcuni anni, sicuramente dal referendum del 2016, è questa fascia di età, e l’elettorato di queste aree del Paese – il Sud, la provincia – ad aver mostrato la maggiore volontà di cambiare a favore dei partiti di opposizione o quelli populisti e di protesta.

Le polemiche sulla copertura mediatica sui fatti di Bibbiano vengono da lontano, sono come una tempesta perfetta che nasce dai mutamenti sociali che anno dopo anno hanno cambiato il nostro Paese più di altri.

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