Il logorio della vita moderna, alla lunga, porta all’infelicità. Non ci vuole molto perché una situazione di difficoltà o di stress renda la vita peggiore – o, almeno renda peggiore la percezione che se ne ha. Consigli su come migliorare il proprio umore abbondano da almeno 20 anni, sia in libreria che sul web. Ma spesso le persone hanno poco tempo (e, diciamolo, disposizione) per metterli davvero alla prova. Oltre al fatto che a mancare, in molti casi, è la fiducia: come può un rimedio semi-psicologico studiato da qualche presunto scienziato inglese o americano aiutarmi a stare meglio?
In certi casi, può. Ad esempio, come suggerisce Sandi Mann, che insegna all’Università del Central Lancashire, una soluzione potrebbe essere tenere un diario. Non uno qualsiasi, certo. Bensì un diario in cui si risponda, ogni giorno a sei domande specifiche:
Quali esperienze, anche quelle più leggere, ti hanno dato gioia?
Quali complimenti e riconoscimenti hai ottenuto oggi?
Quali sono stati dei momenti di pura e semplice fortuna?
E quali sono stati i risultati che hai ottenuto oggi (anche quelli piccoli)?
E cosa ti ha fatto provare gratitudine?
E come hai espresso la tua gentilezza?
L’idea di base è che, se ci si ritaglia un po’ di tempo tutti i giorni per riandare a esaminare la giornata con sguardo obiettivo, si vedrà che il carico di felicità è un poco maggiore di quanto non si sia tentati di ricordare. Quando ci si sente giù, si è spinti a trascurare le cose che vanno bene per dare peso e spazio a quelle che, al contrario, ci fanno soffrire.
Non solo. Il diario ha effetti anche di lungo periodo. Andare indietro con le pagine e rileggere le risposte date settimaene prima aiuta a risolvere anche i problemi che si affrontano in quel momento. È un modo per combattere la cosiddetta memoria “associativa”, cioè la tendenza, quando si sta male, a ricordare solo cose negative. Rileggere le vecchie idee, proposte, parole può aiutare a rispecchiarsi anche in immagini di sé migliori. Autentiche allo stesso modo, ma più felici.