Bacioni ai litigantiAnti-grillini e anti-renziani, turatevi il naso: ora è il momento della pace (per il bene del Paese)

Ora che Salvini ha fatto il suo gioco, per impedire di consegnargli il Paese è tempo che il Pd la finisca di fare lo schizzinoso coi 5 Stelle e faccia un’alleanza (i numeri ci sono) per formare un governo

«La politica è sangue e merda», diceva Rino Formica, che di sangue e di merda ne ha ingoiata parecchia mentre stava nel Psi guidato da Bettino Craxi finito poi sotto i colpi di Tangentopoli e della Procura di Milano. Il senatore Airola del Movimento 5 Stelle qualche giorno fa, prima che Salvini fosse messo nel cassetto dei traditori, usò la stessa frase per votare l’indicibile Decreto Sicurezza bis e compiacere il ministro dell’interno nella speranza che non facesse cadere il governo. Speranza vana: sono passati pochi giorni e sembra già un’era geologica fa.

Ora che Salvini ha fatto la sua mossa – no, no, nessuna grande strategia: vorrebbe assomigliare a Churchill ma sta semplicemente scappando – si discute dalle parti del centrosinistra di quale sia la risposta migliore per evitare il tracollo e per impedire che Salvini e i suoi cloni (Meloni in primis e poi le briciole di Berlusconi) prendano il potere e continuino imperterriti ad affondare il Paese in un sovranismo che non significa altro che isolamento internazionale e allevamento di odio in batteria.

Chiariamoci subito: no, no e no, non è un gioco sporco, no. È la politica, bellezza, che si fa in Parlamento e che funziona così: si può discutere se sia il caso o meno ma un governo qualsiasi che esca dal Parlamento ha la stessa autorevolezza del pastrocchio gialloverde che nessuno ha mai votato e di Conte presidente del consiglio che nessuno nemmeno sapeva chi fosse. Sia chiaro: che il governo Salvini-Di Maio fosse voluto dagli italiani è una cagata pazzesca che abbiamo bevuto con estrema superficialità. Il governo che è stato fino a qualche giorno fa è legittimato da una maggioranza in Parlamento tanto quanto qualsiasi altra maggioranza parlamentare che faccia un accordo chiaro, leggibile e leale più di quanto sia già successo. Qualcuno dice che dovremmo andare a votare perché lo vogliono i leghisti e affidandosi ai consensi misurati con i sondaggi il polso del Paese è quell’aggeggio infernale che in questi ultimi giorni ci dice anche che Salvini prenda calci praticamente in ogni suo comizio: la politica non è l’arte del percepito ma è la mediazione dei voti presi nell’urna. Il resto è solo retroscena e chiacchiericcio.

Qui non si sta scrivendo che sia obbligatorio per il Partito Democratico fare l’accordo con il Movimento 5 Stelle, ma che qualcuno da quelle parti faccia lo schizzinoso per le legnate verbali e politiche scambiate con i grillini fa piuttosto ridere in un partito che dell’appuntita dialettica interna ha fatto un segno distintivo

Quindi non si vede perché per disinnescare un leader di partito che si è abbuffato di una campagna elettorale permanente fatta sulla pelle dei suoi alleati, dei disperati e delle sensazioni più basse non sia possibile trovare alleanze temporanee (ma non sono tutte temporanee le alleanze in politica?) e dire chiaramente che sì, si sta facendo per evitare di regalargli il Paese e per dimostrare ai propri elettori che c’è qualche idea in più del solito attacco a testa bassa contro l’avversario politico.

Certo: dall’altra parte la Lega ci metterebbe un secondo a parlare di volontà tradita e di poteri forti che non la vogliono al governo ma, diciamoci la verità, non è forse lo stesso giochetto che Salvini sta usando da mesi, lo faceva addirittura da ministro dell’interno, e non è forse risibile che a pronunciare quelle parole sia il segretario di un partito che ha largamente governato negli ultimi decenni senza mai riuscire a mantenere una promessa che sia una al guinzaglio del padrone Berlusconi? Un partito con spessore e con una capacità di comunicazione decente (uno di quelli che non va a visitare le foibe nel giorno dell’anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema ad esempio) non avrebbe molti problemi nel rispondere a tono alla propaganda leghista. No, non sarebbe una preoccupazione.

C’è poi chi dice che il Pd (e chi per lui) avrebbe il dovere di riparare i guasti del governo precedente firmando una Legge di Bilancio tutta lacrime e sangue: vero, verissimo, ma non è la situazione che si presenta comunque ogni volta che c’è un cambio di esecutivo? Sia chiaro: qui non si sta scrivendo che sia obbligatorio per il Partito Democratico fare l’accordo con il Movimento Cinque Stelle, ma che qualcuno da quelle parti faccia lo schizzinoso per le legnate verbali e politiche scambiate con i grillini fa piuttosto ridere in un partito che dell’appuntita dialettica interna ha fatto un segno distintivo. Allo stesso modo che si usi la politica per riuscire a indebolire i propri avversari e rimettere in luce le proprie idee (sempre che ce ne siano) rimanendo nello spettro della carta costituzionale e delle regole parlamentari è lecito e a volte anche doveroso. Anzi a ben vedere è anche abbastanza curioso appoggiare un’idea e poi rinnegarla per fare un dispetto a una corrente interna: quelli che erano contro Renzi perché non voleva l’accordo con il M5S e preferiva gustarsi i pop-corn oggi sono contro un eventuale accordo con i grillini perché lo dice Renzi? Ma davvero? «La politica è sangue e merda», è vero, ma un limite all’autolesionismo lo richiede, la politica.

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