I gialorossi fanno scuola in Europa. E nel caos della politica inglese, diventata ormai parodia di se stessa, un nuovo modello ora diventa di ispirazione per fermare Boris Johnson e la Brexit: quello italiano. Lo scrive Wolfgang Münchau dalle colonne del Financial Times, augurandosi una “Italian-style coalition” contro il divorzio del Regno Unito dall’Ue. L’alleanza strategica Pd-M5S per contrastare Matteo Salvini diventa niente di meno che una lezione di tattica politica per quei compassati dei cugini inglesi. Perché Salvini e Johnson hanno almeno una cosa in comune: hanno sopravvalutato la loro capacità di forzare il ritorno al voto.
E la sconfitta del leader del Carroccio – con i sondaggi in calo da quando il governo giallorosso si è formato – insegna a Londra un’altra cosa: la strategia dell’uscita dal governo nel momento sbagliato può rivelarsi un boomerang pericolosissimo che porta dritto all’autodistruzione. L’abbandono agostano degli alleati Cinque Stelle da parte di Salvini è stata la scusa perfetta per avviare la riscossa del Partito democratico nel nome della salvezza della patria in vista della complicata manovra del 2020. Brandendo in ogni spiaggia lo spettro dell’aumento dell’Iva.
E lo stesso può accadere nel Regno Unito, mentre Johnson si appresta a un nuovo round di colloqui europei. Senza aver dimenticato però di precisare al Mail on Sunday che «il Regno Unito lascerà l’Ue come farebbe il supereroe Hulk. Più Hulk s’arrabbia, più diventa forte e ne esce sempre, non importa quanto sembri legato stretto, ed è il caso di questo Paese».
Ma diventare verdi, evidentemente, non basta. E così come in Italia, anche nel Regno Unito non si possono invocare elezioni da un palco, andando alle urne il giorno dopo. Bisogna passare dal Parlamento. Nel caso di Londra, dalla House of Commons, che ha già respinto per la seconda volta la richiesta del premier di andare al voto in ottobre. E così, come accaduto in Italia, anche in Gran Bretagna potrebbe nascere una maggioranza alternativa per fermare Boris Johnson. Anche perché, così come per i Cinque Stelle in Italia, pure i Labour inglesi temono la sconfitta e non hanno alcuna voglia di andare alle urne.
Potrebbe nascere anche a Londra un governo di unità nazionale, supportato da Labour, Lib Dems, gli scozzesi dello Snp e altri indipendenti. Tutti soggetti che non hanno nulla da guadagnare andando al voto, proprio come è accaduto in Italia con Pd e 5S
Certo, dice Münchau, «non mi aspetto niente di buono dal nuovo governo italiano», considerato che «nessuno dei due partiti della nuova maggioranza ha una strategia precisa per contrastare la recessione che avanza». Ma la coalizione potrebbe comunque restare ben abbarbicata, anche se non è detto che arrivi fino alle prossime elezioni del 2023.
La domanda è: “Potrebbe accadere qualcosa di simile in Uk? Certo che sì”. Se Johnson si dovesse dimettere da primo ministro per evitare di scrivere all’Ue una lettera in cui chiede un’altra proroga per la Brexit, potrebbe nascere anche a Londra un governo di unità nazionale, supportato da Labour, Lib Dems, gli scozzesi dello Snp e altri indipendenti. Tutti soggetti che non hanno nulla da guadagnare andando al voto. Proprio come è accaduto in Italia con Pd e 5S.
Un governo di questo tipo potrebbe distruggere del tutto la carriera politica di Boris Johnson, ma anche quella di Jeremy Corbyn. E soprattutto potrebbe fermare la Brexit. Un’ipotesi molto succosa per il folto partito dei “Remainer”. Sarebbe come resettare l’orologio, cancellare quel referendum del 2016 e ricominciare la capo.
Salvini, in fondo, non ha fatto altro che sottovalutare l’opposizione. E lo stesso potrebbe fare Boris Johnson. Nonostante la popolarità dei due leader in crescita, il Parlamento può negar loro di andare a elezioni e vincerle. Ma ammesso che Johnson accetti di chiedere una proroga, Bruxelles potrebbe accettare a patto che poi si vada a elezioni o a un secondo referendum. Ecco perché, scrive Münchau, l’unica vera opzione per i Remainer non è l’estensione della deadline della Brexit ma sostituire del tutto Johnson alla guida del governo per gestire la partita con l’Europa. Il modello italiano docet. Anche se, come andrà a finire, con i venti di scissione in corso, però nessuno lo sa. Siamo sempre italiani, mica inglesi.