Mattoni e stileLe Corbusier, Gropius, Lloyd Wright: come sono le case che gli architetti hanno costruito per se stessi

Un viaggio nelle abitazioni che gli architetti hanno pensato, progettato, creato per viverci. Utilizzando il massimo della propria concezione artistica

da Youtube

Il modo migliore di decidere come lavora un architetto? Dare un’occhiata alla casa in cui vive. Si capirà la sua concezione degli spazi, delle comodità, della luce. Il pensiero è che le soluzioni che sceglie per sé saranno, in generale, quelle migliori. Si spera.

Il celebre architetto statunitense Frank Lloyd Wright si è sistemato, fin da quando era ventenne, nella sua casa di Oak Park, nell’Illinois. Qui si evidenziano subito le influenze del Trascendentalismo di Ralph Waldo Emerson e Henry David Thoreau, l’influsso del movimento English Arts and Crafts (che vede un legame tra crescita morale e decorazioni), e la nascita del suo stile personale – per il suo studio disegnò ben 150 progetti.

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Diverso il discorso per Le Corbusier, celebre architetto svizzero/francese. Mentre progettava un isolato nel 16esimo arrondissement di Parigi, chiese per sé il settimo e l’ottavo piano. La sua casa divenne nota come Immeuble Molitorat e fu completata nel 1934. Al suo interno c’era lo studio, un giardino sul tetto, diverse aperture per fare entrare la luce e una camera da letto ispirata a una cabina da nave da crociera da cui, alzandosi al mattino, poteva contemplare la vista sul Bois de Boulogne. Tanto bella che nel 2016 è stata dichiarata bene dell’Unesco.

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Walter Gropius, fondatore della scuola Bauhaus, nonostante le origini tedesche, scelse di stabilirsi negli Stati Uniti nel 1937. Ma la sua casa fu qualcosa che la maggior parte degli americani non aveva mai visto, né immaginato prima. E, come si permise di puntualizzare lo stesso architetto, nemmeno gli europei. “Mi sono impegnato ad assorbire, nella mia concezione personale, tutte quelle caratteristiche della tradizione architettonica del New England, che ho trovato ancora vive e accettabili. È stata una fusione tra spirito regionale e approccio contemporaneo al design, che mi ha permesso di costruire una casa che non avrei mai potuto realizzare in Europa. Questa:

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