Riforme necessarieTartassati, il fisco italiano è spietato verso le coppie con figli

A differenza di quello relativo ai giovani single sottopagati, che appare al di sotto della media europea, quello delle coppie con bambini è tra i più gravosi. Ed è conseguenza delle scarse politiche per la famiglia

da Wikimedia Commons

In Italia si pagano tante tasse, troppe. Ormai questa appare una evidenza quasi banale, un luogo comune. Vero quanto inutile da ripetere perché risaputo.

Si discute meno di come questa tassazione incida in modo diverso a seconda della tipologia di contribuente, e di cosa sia cambiato in questo senso negli anni.

Secondo i dati OCSE, infatti, prendendo come riferimenti il tipico lavoratore giovane povero, non sposato, che prende mediamente uno stipendio inferiore a quello mediano (i due terzi di questo salario per l’esattezza) l’Italia è sì tra i Paesi che applica su costui un cuneo fiscale superiore alla media, ma non è tra i primi posti, occupati da Belgio, Germania, Ungheria, dove i supera il 45%, contro il 40,9% italiano. Veniamo superati tra l’altro anche da Austria, Francia, Repubblica Ceca, Svezia.

Dati OCSE, per redditi si intendono da lavoro

In fondo possiamo farla passare per una buona notizia. Vi è stato un calo negli ultimi anni, in particolare dal 2014, che ha portato benefici in particolare a questi lavoratori. Ma solo questi. È stata ignorata invece una tipologia forse cruciale in questo periodo di inverno demografico, quello delle coppie con figli.

Già un confronto con gli altri Paesi rende evidente come in questo caso risultiamo secondi tra tutti i Paesi OCSE dietro il Belgio, con un cuneo fiscale del 39,8%. Superiamo anche Francia e Germania.

Dati OCSE, per redditi si intendono da lavoro

Le cose non cambiano se si analizzano le diverse tipologie di famiglie. Che guadagni uno solo, che che guadagnino entrambi ma con uno dei due redditi da lavoro inferiore, siamo sempre ai primi posti.

Dati OCSE, per redditi si intendono da lavoro

Ovviamente è un cuneo fiscale inferiore a quello applicato su un single, ma la differenza è più lieve che altrove, e soprattutto è il trend che è particolarmente interessante.

Mentre il cuneo fiscale sul single povero ha avuto un andamento molto simile a quello francese, su livelli più bassi, e ha vissuto una diminuzione che ci ha distanziati dalla Germania e avvicinati di più alla Spagna (che però rimane lontana), quello sulle coppie ha visto un’evoluzione sostanzialmente stabile. Nel frattempo però veniva tagliato prima in Germania, a fine anni 2000, e poi in Francia, in questi ultimi anni. E non di poco, anche di 3-4 punti.

Il risultato è che se nel decennio scorso eravamo terzi tra le quattro più grandi economie dell’area euro quanto a peso del cuneo fiscale sulle coppie con figli, ora siamo primi.

Dati OCSE, per redditi si intendono da lavoro

Il risultato è anche che è andata diminuendo la differenza tra i due cunei (applicati alle famiglie e ai single), che ora è solo del 1,1%. Era stata quasi sempre superiore al 4% tra 2007 e 2013, ed è vicina al 7%, anche se in calo, in Germania, mentre rimane su livelli simili a quelli vecchi italiani in Francia.

Dati OCSE, per redditi si intendono da lavoro

Siamo tra i Paesi in cui ora questo divario è minore, e anzi diventa positivo se parliamo nello specifico di famiglie in cui i redditi da lavoro sono due.

L’Italia è in compagnia di Paesi con difetti simili, come la Grecia e la Spagna, o di altri lontani dal modello economico welfaristico europeo e in cui non vi sono ancora simili problemi di invecchiamento della popolazione, come Messico, Israele, Turchia, Australia, Irlanda, Regno Unito.

Dati OCSE, per redditi si intendono da lavoro

Al contrario nell’Europa centrale, dal Belgio all’Ungheria passando naturalmente per la Germania il cuneo fiscale per le famiglie con figli è tenuto decisamente al di sotto di quello per gli altri.

Non è certo l’unico movente, ma probabilmente c’entra anche una attenzione maggiore al tema del welfare familiare, al rovesciamento, non a caso lì già in atto, del declino del tasso di fertilità, per esempio anche incentivando la nascita di secondi e terzi figli. Probabilmente l’Italia, come la Grecia e la Spagna, Paesi con cui condividiamo le ultime posizioni per numero di figli per donna, dovrebbero avvicinarsi alle statistiche di questi Paesi invece che a quelle di Irlanda o Australia.

Non aiuta nel nostro caso di Paese con tasso di occupazione bassissimo e stipendi stagnanti il fatto che abbiamo anche uno dei cunei fiscali marginali tra i maggiori al mondo. Si tratta del cuneo fiscale applicato a un euro in più di reddito guadagnato.

In Italia supera il 50% arrivando oltre il 60% con redditi superiori. Siamo tra i primi cinque al mondo anche in questo. È di fatto un disincentivo a cercare di migliorare la propria posizione, per esempio per una donna passando da un part time a un lavoro a tempo pieno.

Nelle prossime settimane forse si parlerà ancora di più di cuneo fiscale, nella nuova maggioranza, e nel dibattito sulla Legge di Stabilità.

Sarà cruciale, visto che la coperta, sempre che ci sia, è cortissima, distinguere qualitativamente tra cuneo e cuneo, fare interventi mirati, avvicinarsi alle best practice europee. Saremo capaci questa volta?