Sostenibilità al governoLa prima azione di un governo verde? Smettere di finanziare i combustibili fossili

È ora di dare all’Italia un governo che affronti seriamente la crisi climatica. Per questo la sua prima azione dovrebbe essere l’appoggio del nuovo programma di fondi alle energie rinnovabili della Banca europea per gli investimenti, interrompendo i progetti sui combustibili fossili

EMMANUEL DUNAND / AFP

È l’ora di dare all’Italia un governo che metta al centro il tema della febbre del pianeta. Oltre ad essere necessario fronteggiare la crisi climatica significa anche creazione di nuovi posti di lavoro, ricerca, innovazione, uno sviluppo equo e sostenibile, sicurezza dei cittadini sui territori, più partecipazione. Da ecologista mi auguro che il governo che sta per nascere assuma nei fatti questa priorità.

Una prima occasione per dimostrare la ‘svolta’ al governo può arrivare dal prossimo Consiglio di amministrazione della Banca Europea per gli Investimenti, appoggiando la nuova strategia per gli investimenti energetici proposta dall’istituto di credito. A fine luglio la BEI ha presentato una proposta per mettere al bando entro la fine del 2020 i finanziamenti a progetti che riguardano i combustibili fossili e concentrarsi sulle energie rinnovabili, sull’efficienza e sulle nuove tecnologie in grado di accelerare la de-carbonizzazione del mix energetico, come i sistemi di accumulo. Una proposta davvero di svolta e che come sottolinea Luca Bergamaschi, esperto del think tank per il clima E3G e dell’Istituto Affari Internazionali, è la prima a livello globale per una banca multilaterale di sviluppo.

Ovviamente la proposta andrà discussa e approvata dal Consiglio d’amministrazione della banca, composto perlopiù dai Ministri delle Finanze degli Stati membri Ue, che si riunirà il prossimo 10 settembre. Ecco, per essere davvero di svolta il nuovo governo dovrà abbandonare i vecchi tentennamenti e schierare l’Italia a favore della nuova strategia.

Se venisse approvata la proposta, dalla fine del 2020 la BEI smetterà di finanziare investimenti legati ai combustibili fossili

Abbiamo solo una manciata di anni per scongiurare il collasso climatico e non c’è un pianeta B, per questo affrontare la crisi climatica richiede coraggio, radicalità e visione. E il nuovo governo avrà presto l’occasione per dimostrare di essere dalla parte giusta della storia. Senza questa scelta non ci sarebbe alcuna svolta. Una chiara posizione a favore della proposta della BEI sarebbe un segnale di discontinuità importante anche per ricollocare autorevolmente l’Italia in Europa. Per stare dalla parte degli Stati più avanzati, anziché fare asse con il club di Visegrad caro a Salvini.

Se venisse approvata la proposta, dalla fine del 2020 la BEI smetterà di finanziare investimenti legati ai combustibili fossili (con le uniche eccezione di caldaie a gas efficienti e impianti elettrici a gas di co- e tri-generazione che non superino un livello di emissione di 250 gCO2 per kWhe). Al contempo avvierebbe un nuovo pacchetto di investimenti dedicati alle questioni di giustizia sociale e solidarietà legate alla transizione energetica e aumenterà gli investimenti sostenibili al di fuori dei confini europei. I settori su cui la Banca Europea per gli Investimenti intende puntare sono l’efficienza energetica, le rinnovabili, l’innovazione, le reti, la mobilità elettrica – comprese le infrastrutture di ricarica – la generazione diffusa, le comunità energetica, l’accumulo e la gestione intelligente della domanda elettrica.

Per raggiungere i target europei al 2030 e al 2050, gli investimenti energetici a zero emissioni devono raddoppiare tra il 2021 e il 2030 e quasi triplicare per le due decadi successive

Come si legge nel documento della banca, questa rivoluzione made in BEI è fondata su dati molti concreti: per raggiungere i target europei al 2030 e al 2050 su rinnovabili, emissioni ed efficienza gli investimenti energetici a zero emissioni devono, rispetto all’ultima decade, raddoppiare tra il 2021 e il 2030 (per un livello di circa 400 miliardi all’anno) e quasi triplicare per le due decadi successive. Contemporaneamente il bisogno dei combustibili fossili calerà drasticamente, compreso il gas che al 2030 farà segnare un meno 20% nei consumi. In Italia il consumo di gas è già sceso: grazie soprattutto a rinnovabili ed efficienza al 2018 è tornato al livello del 2005. Stando così le cose la Tap potrebbe essere l’ultima infrastruttura di trasporto a gas finanziata dalla BEI. E considerando che nel 2018 l’Italia ha ricevuto 8,5 miliardi di nuovi finanziamenti dalla BEI, la linea della banca avrebbe impatti significativi sulla nostra transizione energetica.

Adottando una politica di credito così avanzata, l’Europa si dimostrerebbe all’avanguardia sul clima e sulla finanza verde e darebbe un potente segnale al resto del mondo a pochi giorni dal Climate Action Summit di New York. Spingendo magari altre banche ad adottare iniziative simili. Questo dovrebbero fare il governo e l’Europa che vorrei.

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