40.396. È il totale degli ATM attivi sul territorio italiano. Di questi, come spiegano i dati di Banca d’Italia, 2.855 sono solo cash dispenser presso sportelli bancari, che contano anche 32.804 dispositivi multifunzione. Presso imprese o in luogo pubblico, invece, i cash dispenser sono 483, mentre i multifunzione sono 4.524.
Un numero alto, ma sempre in calo – leggero – fin dal 2012, quando il totale era 43.807. Meno tremila, insomma, a corredo di un fenomeno più ampio, cioè la riduzione degli sportelli e, in ultima analisi, delle banche stesse: nel 2012 erano 706, nel 2018 solo 505.
Il tema dell’ATM (o, in modo improprio, Bancomat) è tornato alla ribalta in seguito alla proposta, lanciata dal Centro Studi di Confindustria, di tassare per il 2% i prelievi in contante superiori a 1.500 euro mensili. È una soglia abbastanza alta da esentare il 75% dei conti bancari italiani, sostiene CSC, e al tempo stesso è una percentuale d tassazione sufficiente per fare entrare nelle casse dello Stato 3,4 miliardi di euro.
Il Centro Studi di Confindustria propone, tra altre misure, di tassare per il 2% i prelievi in contante superiori a 1.500 euro mensili
L’obiettivo è quello di incentivare, passo dopo passo, l’utilizzo dei pagamenti digitali rispetto al contante, nel quadro più ampio del contrasto all’evasione fiscale. Per l’Italia è un’impresa. Secondo l’osservatorio Community cashless society, creatura della The European House – Ambrosetti, a fine 2018 in Italia circolavano circa 200 miliardi di euro in contanti, cioè il 4% in più rispetto all’anno precedente. Un dato che, da quel punto di vista, peggiora le prestazioni dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei: dal 2008 al 2017 è aumentato dell’8,1% il valore totale dei prelievi dagli ATM, mentre in Germania è cresciuto del 2,1% e nel Regno Unito è perfino diminuito: -1,3%.
Dato in crescita (e positivo) è quello dei POS, cioè dei Point of Sale, (le macchinette che consentono il pagamento con carte): nel 2018 superano i 3.160.000, un numero raddoppiato rispetto al 2012.