Macerie. Solo macerie tutto intorno. E la sensazione è che dalle parti del Movimento 5 Stelle, con Di Maio in testa, non abbiano ben compreso che Salvini li tiene ancora per il collo, godendosi questi ultimi giorni di quasi probabilmente ex ministro (appeso come tutti gli italiani al voto di Rousseau) impegnandosi a lasciare in giro più orme possibili, come quelli che distruggono qualcosa che non possono più ottenere per lasciare un ricordo, anche pessimo ma duraturo. C’è Salvini al Viminale. E già questo è un fatto che farebbe ridere se si avesse la forza di ricordarglielo ogni volta che compare in televisione a frignare su un governo che lo vedrebbe fuori solo per una questione di poltrone: farebbe sbellicare dalle risate se si riuscisse a ricordare, colpo su colpo, che questa crisi di governo l’ha provocata lui, lui che ha urlato dalla spiaggia che questo fosse il governo dei no e poi ha promesso una mozione di sfiducia contro Giuseppe Conte che non ha mai presentato e poi continua a stare incollato alla sua sedia al Viminale perché non ha nemmeno avuto la dignità di dimettersi e di ritirare i suoi ministri dal governo che ha contestato (e che l’ha ripudiato).
Salvini è al Viminale e la sua penna è una spada di Damocle su una trattativa che intanto prosegue tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, il capitano leghista lì trincerato nel suo ufficio che ha lasciato disabitato per mesi a firmare divieti d’ingresso contro le navi delle ONG, unico suo argomento rimasto, unico argomento della sua propaganda biliosa e scadente, pronto a esultare per qualche decina di disperati in mezzo al mare mentre si innalza a uomo forte e nel frattempo continua il suo gne gne per farsi riaccettare dal Movimento 5 Stelle. Così mentre Salvini nella testa degli italiani risulta come passato all’opposizione accade che la Mare Jonio debba arrivare al limite della sopportazione umana per poter sbarcare gli ultimi cenciosi rimasti a bollire in mezzo al mare. Succede che la nave Eleonore si ritrovi a forzare il blocco per entrare nel porto di Pozzallo. E lui lì, come un’arpia, pronto a cogliere un cenno di sorriso di un profugo qualsiasi per darlo in pasto ai suoi fan affamati e tentare goffamente di dimostrare che no, che non è vero che questi stanno male, non è vero che meritavano di sbarcare, come se spostarsi debba essere un diritto sancito da Salvini.
Lasciare in vigore i Decreti Sicurezza significa continuare a combattere l’inumanità e l’ignoranza del leghismo nel campo costruito da loro
E a proposito di spostarsi si arriva al punto vero, il nodo che forse politicamente è qualcosa di più interessante dei desiderata di Luigi Di Maio o dei tumulti e delle votazioni dentro questo o quel partito: in questi mesi Salvini ha partorito soltanto due Decreti Sicurezza che sono qualcosa di immondo, una schifezza a livello di democrazia, libertà e umanità. Se Conte ci parla di nuova stagione di umanesimo non si capisce perché qualcuno dalle parti del Movimento 5 Stelle non abbia ancora compreso che il sugo di Salvini sia tutto lì, in quei provvedimenti che di Sicurezza hanno solo l’etichetta per essere rivenduti meglio e che non hanno nulla di politico, nulla di risolutivo, nulla che sia una visione al di là della fomentazione dell’emergenza per raccattare più voti al prossimo giro. Fare altro dal governo con Salvini non può esistere senza mettere mano all’unica riforma fatta dall’indolente leader leghista: affermare che i Decreti Sicurezza staranno lì dove sono è un’affermazione che nega di per sé qualsiasi possibilità di superare l’era del salvinismo e di non finirne divorati.
Finché le navi delle ONG rimangono attraccate in mezzo al mare per essere usate come feticci buoni per la propaganda, finché non si ha il coraggio di dire agli italiani che nel frattempo arrivano ben più persone da mezzi direttamente della marina militare italiana o dalla guardia costiera, finché non si spezza questo meccanismo perverso e cinico che scegli qualche decina di disperato a caso per compiere azioni simboliche che non hanno nessun senso, finché non si esce dalla narrazione (falsa, smentita dai numeri, smentita dai fatti e fondamentalmente vigliacca) di Salvini non sarà possibile pensare lontanamente di disinnescarlo. Lasciare in vigore i Decreti Sicurezza significa continuare a combattere l’inumanità e l’ignoranza del leghismo nel campo costruito da loro.
Macerie, macerie dappertutto. Salvini che ci ha convinto che tra le priorità di un ministro ci sia anche la salute della propria posizione all’interno del proprio partito è una deformazione culturale che ci porteremo addosso ancora per molto finché qualcuno non avrà il coraggio di dire che il ministro fa il ministro, governa, non ha nessuno spazio per usare la propria posizione istituzionale per fare campagna elettorale. Quelli che si scandalizzavano per il conflitto di interessi tra Berlusconi e le sue aziende non colgono lo stesso identico sistema negli interessi di Salvini legati alla promozione commerciale del suo partito (e delle casse di partito)? Ci sono macerie anche nel linguaggio, in questa bava sdoganata da chi per mesi ha convinto gli italiani che un’idea valga solo perché è tua, che basti questo: e invece è una cagata di dimensioni pazzesche. Le idee valgono se sono buone e sono buone se funzionano e sono confermate dai fatti. La politica trasformata in narrazione contro qualcuno come unica spinta. E poi, badate bene, è lo stesso Salvini che vorrebbe convincerci che il prossimo probabile governo sia contro di lui. Fa la morale, lui. La discontinuità si pratica, non si predica. La discontinuità si realizza cambiando le norme e i comportamenti. E chissà quando arrivano, i cambiamenti.