4.728
I giorni passati sotto scorta dallo scrittore Roberto Saviano. Il provvedimento fu voluto dall’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato, che, il 13 ottobre 2006, assegnò la protezione (tutela livello tre, con automobile e due persone) all’autore di Gomorra dopo una serie di minacce e intimidazioni lanciate da esponenti della criminalità organizzata campana.
Lo scrittore, che all’epoca aveva 27 anni, aveva denunciato nel suo libro (diventato subito un bestseller) lo strapotere dei clan camorristici, anticipando anche questioni che sarebbero diventate di dominio pubblico, come quella dello sversamento illegale di rifiuti nella campagna vicino a Caserta e Napoli. Non solo: il 23 settembre di quello stesso anno, in occasione di una manifestazione a favore della legalità, Saviano si era scagliato, in pubblico, contro i boss casalesi (Francesco Bidognetti, Francesco Schiavone, Michele Zagaria e Antonio Iovine) e aveva invitato la popolazione a ribellarsi. In seguito a questa sfida, la criminalità organizzata aveva deciso di “condannare a morte” lo scrittore.
Nonostante la protezione fornita dalla polizia, nel 2008 è stato scoperto un piano (smentito dal pentito di camorra Carmine Schiavone, cugino del boss Francesco, attaccato da Saviano due anni prima) per eliminare lo scrittore insieme alla scorta con una bomba lungo l’autostrada Roma-Napoli. Saviano decide allora di lasciare l’Italia.
Lo scrittore all’epoca aveva 27 anni. Oggi ne ha 40. Ha passato, finora, 13 anni sotto scorta
Nel corso degli anni, anche a causa della forte presenza mediatica di Saviano e, soprattutto, delle sue prese di posizioni politiche, è stata messa in dubbio da più parti la necessità della scorta. Cominciò già nel 2008 il regista Pasquale Squitieri, secondo cui chi gira con la scorta sono persone «veramente prese di mira» e che, a differenza di Roberto Saviano, che era appena stato al festival di Cannes, hanno «il divieto assoluto di prendere aerei e di frequentare luoghi pubblici perché potrebbero rappresentare pericolo per sé e per gli altri». Nel 2009 intervenne anche il capo della Squadra Mobile di Napoli Vittorio Pisani, sostenendo che non esistessero minacce valide da giustificare il provvedimento.
In epoche più recenti il tema è stato risollevato dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. In suo intervento Facebook aveva dichiarato che, una volta al potere, avrebbe tolto la scorta a Saviano. Volontà ribadita il 30 maggio 2019, quando era già ministro. Tra lo scrittore e il leader della Lega era sorto da tempo uno scontro, sia mediatico (su tTwitter) che giudiziario (Salvini ha querelato Saviano per essere stato definito “Ministro della Malavita”) in merito alla questione dell’accoglienza dei migranti, tema che li vedeva – parlando in modo eufemistico – su posizioni contrarie.
Il tentativo, in ogni caso – se mai è stato avanzato – non ha avuto esito. La scorta è rimasta, Salvini non è più ministro e Saviano ha compiuto 40 anni, 13 dei quali passati sotto protezione. «Non avrei mai creduto di arrivarci», ha dichiarto lo scrittore. Questo compleanno, ha aggiunto, «è la mia vendetta contro i clan».