Il rapporto AsvisGreenwashing, il governo annuncia svolte ambientaliste ma l’Italia è verde solo a parole

Presentato il rapporto 2019 dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Nonostante Conte abbia promesso la carbon neutrality e Gualtieri abbia annunciato i green bond siamo molto lontani dagli obiettivi dell’Agenda Onu 2030

Greta e coetanei hanno fatto la loro parte, contribuendo alla sensibilizzazione sui temi ambientali, anche delle politica e delle istituzioni nostrane. Ma come viene fuori dall’ultimo rapporto dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), su alcuni punti l’Italia è ancora molto lontana dagli obiettivi fissati dall’Onu e dell’Agenda 2030. Anzi, nell’ultimo anno le cose sono peggiorate proprio nei capitoli della tutela dell’ambiente e degli oceani. E anche se nei programmi e nei proclami politici si parla tanto di “decreti verdi” e Green New Deal, il rischio è che poi si riduca tutto in un “green washing” sulla carta. Mentre le decisioni prese, poi, sembrano tutt’altro che verdi.

In occasione della presentazione del rapporto di Asvis, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto che il compito della prossima manovra non sarà solo la sterilizzazione della «montagna dei 23 miliardi delle clausole di salvaguardia dell’Iva», ma soprattutto quello di «non smarrire il tratto di una svolta più profonda nella direzione della sostenibilità». E a questo proposito il titolare del Mef ha annunciato che il governo italiano emetterà dei «green bond, specificamente indirizzati a interventi in direzione della sostenibilità».

Qualche minuto prima, però, lo stesso Gualtieri si era detto «insoddisfatto» dei risultati emersi dall’ultimo consiglio dei ministri dello Sviluppo economico dell’Ue. Dove anche l’Italia ha votato a favore dello slittamento di due anni (entro il 2021) dell’adozione della tassonomia per la classificazione degli investimenti sostenibili, decidendo di non escludere dalla finanza sostenibile i progetti legati all’energia nucleare. Nonostante l’opposizione di Germania e Austria, e del Parlamento europeo. Una contraddizione per un Paese che ha appena annunciato il suo Green New Deal.

L’Italia ha votato a favore dello slittamento di due anni dell’adozione della tassonomia per la classificazione degli investimenti sostenibili, decidendo per giunta di non escludere dalla finanza sostenibile i progetti legati all’energia nucleare

E lo stesso annuncio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla «carbon neutrality prima del 2050» non trova poi riscontro negli impegni reali del governo. Visto che la decarbonizzazione verso il 2050 non è neanche prevista nel Piano nazionale integrato energia e clima presentato a gennaio dal precedente governo Conte I e che l’Italia deve consegnare alla Commissione europea entro dicembre 2019. «Abbiamo meno di due mesi per riscriverlo, emendarlo e seguire la direzione indicata nella nota di aggiornamento del Def», ha ricordato Enrico Giovannini, portavoce di Asvis.

Il risultato è che, nonostante l’andamento favorevole su alcuni obiettivi, l’Italia è ancora molto lontana dalle soglie indicate dall’Agenda Onu 2030. «Gli andamenti non sono tutti favorevoli», ha detto Giovannini, «ma anche laddove sono favorevoli, come quello sul cambiamento climatico, dove abbiamo fatto avanzamenti importanti, non abbiamo idea di dove dobbiamo andare a parare». Il grande neo del rapporto è soprattutto quello del peggioramento italiano dell’obiettivo 15, cioè la condizione degli ecosistemi terrestri. «Per due legislature questo Paese non è stato in grado di definire una legge sul consumo di suolo, tant’è vero che ne abbiamo consumato più di tutti gli altri Paesi europei», ha ricordato Giovannini.

La decarbonizzazione verso il 2050 annunciata da Conte non è neanche prevista nel Piano nazionale integrato energia e clima che l’Italia deve consegnare alla Commissione europea entro dicembre

Senza dimenticare che 21 dei 169 target indicati dall’Onu avevano come scadenza il 2020. «Lo abbiamo ripetuto per tre anni: ci siamo al 2020», ha ricordato Giovannini. La buona notizia, ora, è che il nuovo governo ha introdotto la sostenibilità nell’agenda politica. «È evidente», ha aggiunto, «che con il nuovo governo c’è un cambio di linguaggio e nella narrazione». Nella nota di aggiornamento al Def, ad esempio, per la prima volta è scritto che la legge di bilancio “avrà il compito di indirizzare il Paese verso una solida prospettiva di sviluppo sostenibile”. «Siamo ansiosi di sapere come tutto questo verrà messo in pratica. Perché il cuore dell’Agenda 2030 è fatto di azioni trasformative. Bisogna fare quelle cose che innescano cambiamenti che determinano trasformazioni profonde».

Di queste “cose” finora se ne sono viste poche. Qualche suggerimento per il governo arriva da Asvis. Il Parlamento potrebbe, scrivono, ripensare ad esempio alla bocciatura della dichiarazione di emergenza climatica dello scorso giugno. E poi un impegno a breve: anche l’Italia tra poco sarà chiamata a votare nel consiglio della Banca europea degli investimenti sulla decisione di uscire dagli investimenti in energie fossili. «Sarebbe un segnale», ha detto Giovannini. Staremo a vedere. Quello che abbiamo visto finora è solo la bozza del decreto verde, e non è un bel vedere.

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