Lei ci ha sperato fino all’ultimo che no, “Silvio” non avrebbe benedetto con la sua presenza l’incoronazione di Matteo Salvini a capo del centro-destra nella solenne cornice di piazza San Giovanni. Invece Berlusconi ci sarà, ed è una scelta che segna uno spartiacque. E dunque adesso per Mara Carfagna tutto diventa più difficile. La rottura c’è ma è anche vero che in queste cose non si può mai dire l’ultima parola, con Berlusconi di mezzo poi… Basta un inciampo, un errore, una cosa qualunque. La cosa importante per “Mara” è tenere il campo. Anche solo un pezzetto di terreno ove piantare la sua bandierina.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’adesione di CasaPound alla manifestazione salviniana: «Stare in piazza con esponenti di estrema destra mette in difficoltà chi, come me, condivide storia e valori rappresentati negli ultimi 25 anni da Forza Italia», ha twittato raccogliendo commenti entusiastici sul suo profilo, persino da personaggi lontani come Enrico Letta, Massimo Giannini, il dem Matteo Mauri, Flavio Tosi, per dire.
Sì, la Carfagna piace a una certa sinistra moderata. Matteo Renzi se ne è politicamente invaghito, l’avrebbe voluta alla Leopolda ma ovviamente lei non si è fatta arruolare: e però il feeling c’è. Basta parlare con qualcuno dei “carfagnani” per capire che la vicepresidente si sta guardando intorno: al centro ci si affolla per raccogliere i consensi centristi e moderati, c’è soprattutto Renzi, c’è un futuribile Calenda, ma ci potrebbe anche essere una “Cosa” ex forzista. Per la quale ovviamente servirebbero mezzi e truppe.
Da questo punto di vista, i “carfagnani” non sono tantissimi ma molti forzisti sono in attesa degli eventi. Alla cena di qualche settimana fa al ristorante “Gina”, ai Parioli, c’erano una cinquantina di parlamentari. Uno di questi, l’attivissimo Andrea Ruggeri, ha ricevuto l’indomani mattina un sms di fuoco della capogruppo Maria Stella Gelmini, che gli ha fatto capire che le ostilità erano ormai aperte. Un anatema in piena regola.
Mara Carfagna, con i suoi fedelissimi, è partita. Per dove, lo si capirà presto
I seguaci della Carfagna sono tutti forzisti antisalviniani, secondo la linea del “capo spirituale” Gianni Letta, sempre molto attivo, che giorni fa col suo sorriso affabile ha detto a Nicola Zingaretti: «Cercate di vincere in Umbria, nella Lega farebbero fuori Salvini…»: e non sembrava scherzare).
Ma dunque facciamo un po’ di nomi. Con Renato Brunetta in posizione di “simpatizzante”, ci sono i due vicepresidenti del gruppo alla Camera Gianfranco Rotondi e Roberto Occhiuto, l’ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, data in avvicinamento a Italia viva ma probabilmente destinata a stare fuori dall’uscio renziano, l’ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, il già nominato Ruggeri, Osvaldo Napoli, l’ex assistente di Berlusconi Maria Rosaria Rossi, Andrea Cangini. Tutta gente che ha fatto sapere che a San Giovanni non intende mettere piede.
Altri nomi sono quelli Matteo Perego, Francesco Cannizzaro, Felice Maurizio D’Ettore. E ancora i campani, corregionali di Mara: i deputati Paolo Russo, Enzo Fasano e Luigi Casciello; i senatori Domenico De Siano (quest’ultimo è il coordinatore regionale in Campania) e Luigi Cesaro. Tra i senatori, il cremonese Massimo Mallegni, la siciliana Matilde Siracusano, la “calabrese” Iole Santelli, Micaela Biancofiore.
Lui, Silvio, finora ha cercato di blandire l’ex pupilla oggi vicepresidente della Camera. La rottura su San Giovanni però le è costata una bella tirata d’orecchie. Probabilmente non sarà l’ultima: Mara Carfagna, con i suoi fedelissimi, è partita. Per dove, lo si capirà presto.