L'accento del nullaC’è nulla tra noi, ed è questa l’unica vera forma di amore eterno

La rubrica neopassatista e veterofuturista di Pasquale Panella

Che ci sia “nulla tra noi”, questo fa della cosa un’unica cosa (volevo dire “una cosa unica”). Nessuna guerra e nessuna pace, nessuna disputa su temi e su questioni, nessuna dolcezza flaccida e nessuna amarezza spigolosa, nessuna posa amorosa (ma una fermezza, forse, una fermezza amorosa, semmai), nessuna recita rancorosa (ogni recita lo è, rancorosa), ma una consapevolezza, questa: che se c’è una cosa che poco poco si avvicina all’eternità è l’improbabile sopra questa terra, anche l’illecito sopra questa terra, e l’indebito e l’illegittimo e l’implausibile, anche l’incomprensibile sopra questa terra, e l’inammissibile, anche il non previsto sopra questa terra, anche il non verosimile (evitando l’inverosimile che è così accettabile) e il non credibile (evitando l’incredibile che è poi così credibile perché tende all’astratto, che è iperbolico, quindi soddisfacente), ecco.

Però se ci va ci baciamo quando ci va, e c’è “nulla tra noi”, e questa nostra infondatezza sopra questa terra rende la cosa un poco poco eterna, non di questa terra. È il minimo che possiamo se il minimo che possiamo è vivere

Ecco, detta così la cosa è chiara solo per noi due. Sarebbe chiarissima se fosse un racconto. Ma il racconto non è ancora leggibile, non ancora sulla pagina. Solo tu stai leggendo queste righe mentre le scrivo, dài un colpo di gomito al mio gomoto (volevo scrivere gomito ma il tuo colpo ha spostato il mio braccio, e la i sulla o) e dici “t’immagini?”, un dito tra i denti e nel sorriso.
Un racconto, ecco, sì, perché un racconto, se riesce, non è di questa terra.

(estratto da ‘Racconto’ di Pasquale Panella)

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