La grande paura che il motore sia già ingolfato non si esprime a alta voce ma si percepisce lontano un miglio. L’effetto del “voto storico” sul taglio del numero dei parlamentari non è precisamente un balsamo lenitivo: fra giornali e social è stata una gara al tiro al bersaglio. La trincea del Pd – adesso verranno i famosi correttivi – fa acqua da tutte le parti, così che la pillola non va giù. Correttivi, quali correttivi?
Difficile sostenere che una riforma dei regolamenti parlamentari possa bilanciare una modifica costituzionale che intacca la rappresentatività. E l’annunciata volontà di varare una nuova legge elettorale è il solito buco nero della politica italiana. Il Pd ci ragiona da qualche tempo senza cavare un ragno dal buco, intrappolato da calcoli che non tornano. Doppio turno, proporzionale con sbarramento, simil-Rosatellum… Ognuno dice la sua.
La grande paura, insomma, è di aver dato a Di Maio molto di più di quanto Di Maio possa dare al Pd. Uno scambio ineguale. Totalmente al buio. E al buio si va a sbattere
Ci ha provato Andrea Orlando a fare un passo più in là con la proposta del modello spagnolo, che sarebbe un proporzionale con alto sbarramento implicito a causa delle dimensioni ridotte del collegi: facile l’ironia su un modello che a Madrid non sta certo dando grande prova dato che gli spagnoli andranno a votare per la quarta volta in poco tempo. A Zingaretti non dispiacerebbe una specie di Italicum, con ballottaggio fra coalizioni. Ma una proposta definita e unitaria il Pd non ce l’ha. Un rebus, poi, le posizioni di Cinque stelle e dell’imprevedibile per definizione, Matteo Renzi, l’uomo che al tempo stesso può costruire un governo in cinque minuti e in cinque minuti farlo cadere.
E meno che mai poi si potrà contare su una collaborazione in stile patto del Nazareno con l’attuale opposizione leghista, adesso su posizioni iper-maggioritarie dopo lustri di proporzionalismo. Un quadro complicatissimo il cui esito non improbabile potrebbe essere la sopravvivenza dell’attuale Rosatellum corretto per via della riduzione del numero dei parlamentari. La grande paura, insomma, è di aver dato a Di Maio molto di più di quanto Di Maio possa dare al Pd. Uno scambio ineguale. Totalmente al buio. E al buio si va a sbattere.