A un certo punto, oltre il pudore vicario che deriva da quell’elementare principio di continuità amministrativa per cui il buon nome della città viene prima delle beghe di parte, la verità va pur detta. La verità sulla statua di Bud Spencer, appunto, all’ombra della quale non si cela nessun giallo né mistero, ma solo un’approssimazione ridicola. Questi i fatti, per come li abbiamo ricostruiti: l’ex Sindaco Nogarin pare avesse avuto un contatto con tale signor Riccardo Minetti, che, seguendo un certo suo progetto di marketing territoriale ispirato al cinema popolare, aveva avuto l’idea della statua e che, per questo, l’aveva commissionata all’artista Fabrizio Galli.
A quanto si diceva, la statua di Bud Spencer avrebbe poi dovuto trovare collocazione nella zona degli impianti sportivi, presso le piscine comunali, senza però che, di fatto, gli uffici del Comune fossero stati coinvolti nell’iter amministrativo. Il 25 maggio, intanto, uscivano sul Tirreno articoli che parlavano della donazione della statua e dell’inaugurazione che avrebbe dovuto seguire, in tutta fretta, il 2 giugno alle ore 18. Dunque, d’imperio, il Sindaco Nogarin procedeva così all’installazione della statua alla presenza degli eredi dell’attore.
Passate le elezioni, cambiata la Giunta, sarebbe poi emerso che il Minetti non aveva pagato al Galli l’importo totale della fattura per la realizzazione della statua. In definitiva quindi, l’ex Sindaco Nogarin installava sul lungomare di Livorno una statua di Bud Spencer mai accettata in donazione dal Comune di Livorno, seppure questa proposta di donazione gli fosse stata in effetti presentata in data 27 febbraio dallo stesso Signor Minetti. Ricapitolando dunque, l’ex Sindaco Nogarin, nell’urgenza elettorale, e senza aver avviato alcuna procedura autorizzativa da parte degli uffici, piazzava sul lungomare una statua che non apparteneva al Comune di Livorno, ma che era nella disponibilità dell’Ente in forza di una proposta di donazione mai ratificata da nessuna Giunta Comunale.
La statua è stata dunque tolta dalla sua collocazione perché necessitava di qualche piccolo intervento di restauro e perché quella collocazione non aveva seguito alcun iter autorizzativo
Ora, come è noto, la pubblica amministrazione procede solo per atti formali e non per fatti concludenti: sulla statua di Bud non esiste alcun atto deliberativo. La statua è stata dunque tolta dalla sua collocazione perché necessitava di qualche piccolo intervento di restauro e perché quella collocazione non aveva seguito alcun iter autorizzativo.
Questa la storia. Poi, come sempre, ci sono i social. Ecco dunque che, dai social, si leva indignata la voce del consigliere campano Francesco Emilio Borrelli in difesa della statua di Bud, contro la quale (ma dovrebbe essere sufficientemente chiaro a questo punto) l’Amministrazione Comunale di Livorno non ha alcunché, purché venga infine posta su un piedistallo giuridico-amministrativo appena un po’ più solido dell’estro momentaneo di un Sindaco uscente.
«In questa spirale – scrive amareggiato il consigliere Borrelli – l’unica certezza è che la statua è scomparsa dal lungomare, un vero e proprio schiaffo alla memoria di un attore che ha scritto pagine indelebili di storia del cinema italiano». Essendo cresciuto, come tanti della mia età, nel mito di quella forza straordinaria, mi sento dunque di rincuorare il consigliere Borrelli sul fatto che non saremmo mai così temerari da dare un schiaffo né a Bud né alla sua memoria. Una volta chiarita la questione non secondaria della proprietà della statua, posso allora rassicurare tutti i fan di Bud, così come già abbiamo fatto in privato con gli eredi e con l’artista, che troveremo all’opera una collocazione consona al manufatto e alla storia del grande attore che rappresenta.
Seppure animata dal più sano orgoglio campanilista, dunque, riteniamo un po’ affrettata l’offerta del consigliere Borrelli di traslarla a Napoli, a meno che, certo, egli non riesca a impegnare formalmente l’Amministrazione della sua città (ripeto, ok il post su Facebook, ma serve soprattutto un atto di Giunta) a posizionarla in un luogo che sia oggettivamente più prestigioso di quello che potremmo proporre noi. Magari davanti al Maschio Angioino, o a Santa Chiara, o al Palazzo Reale. Davanti a uno di questi bellissimi scorci che ci fanno tanto amare la bellezza di Napoli, potremmo anche cedere. Niente di meno però, o dovremmo supporre nel consigliere Borrelli l’intenzione di dare uno schiaffo all’orgoglio che ci deriva, come livornesi, dal nostro bel lungomare.