La Brexit non è altro che un grande e complesso divorzio in cui le due parti non riescono a mettersi d’accordo e si fanno piccoli, ma costanti, dispetti per trovare una soluzione che possa essere la migliore (o la meno peggio) per riuscire a uscirne nel migliore dei modi. Dal lato della Gran Bretagna e dei suoi politici – che hanno iniziato la cosa – c’è anche un infantile rimando, come se si fossero pentiti della scelta, ma non riuscissero ad ammetterlo apertamente.
Nick Hornby questo lo ha osservato molto bene, anche perché lo scrittore inglese ha il talento di saper captare le sensazioni delle persone comuni, e nel suo ultimo libro Lo stato dell’unione edito da Guanda (State of the Union in originale, stesso titolo di un film di Frank Capra che aveva anche una forte relazione tra politica e vita di coppia) sin dal titolo sembra voler affrontare questo macro problema – la Brexit – rapportandolo con una coppia sposata che sta vivendo sulla propria pelle la fine della loro lunga relazione. Il tradimento di lei crea un nuovo inizio in cui la coppia si avvicina al baratro della rottura e per evitare che questo succeda si affideranno a un terapeuta per cercare di salvare il salvabile.
Sembra una storia già scritta e sentita tante altre volte se non fosse che Hornby ci aggiunge un tocco estremamente british e popolare: Tom e Lousie, i due protagonisti, prima di ogni seduta si ritrovano in un pub per anticipare i temi che vorranno trattare nell’incontro
Sembra una storia già scritta e sentita tante altre volte se non fosse che Hornby ci aggiunge un tocco estremamente british e popolare: Tom e Lousie, i due protagonisti, prima di ogni seduta si ritrovano in un pub per anticipare i temi che vorranno trattare nell’incontro ed è proprio lì che sviscereranno la loro relazione (in dieci scene) e riusciranno a capire davvero che entrambi sono i colpevoli e tutti e due hanno responsabilità oggettive nella rottura del meccanismo apparentemente perfetto del loro matrimonio. Lei confessa di averlo tradito perché non facevano più sesso, come se fosse un’esigenza (ed effettivamente lo è) e lui riflette sul fatto che lei sia andata con un altro.
Il problema è lo stesso, ma da due punti di vista differenti e opposti, di chi è la colpa effettiva? Ovviamente di entrambi. La carenza di libido in Gran Bretagna sembra essere, secondo alcuni articoli inglesi, un reale problema in un momento storico di divisione e incertezza politica interna similare, per alcuni, al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Quindi questa insicurezza sul futuro sembra essere un potente anti eccitante, un afrodisiaco al contrario che spegne il fuoco della passione.
Partendo da questo microcosmo relazionale si può quindi fare un paragone con la Brexit e le sue infinite sfumature sociali: la tensione dovuta all’instabilità e al senso di colpa per aver fatto una decisione sbagliata sembra ritorcersi anche nella vita di coppia
Partendo da questo microcosmo relazionale si può quindi fare un paragone con la Brexit e le sue infinite sfumature sociali: la tensione dovuta all’instabilità e al senso di colpa per aver fatto una decisione sbagliata sembra ritorcersi anche nella vita di coppia, soprattutto nelle grandi città dove l’uscita dall’Europa sembra esser un motivo di stress e di litigio anche in famiglia. Alcuni hanno persino chiesto il divorzio dopo aver saputo che il loro partner ha votato diversamente da loro (cosa che è successa anche negli Usa con Trump).
Alcuni sono rimasti (Il Remain torna sempre) con i loro partner, ma sono troppo arrabbiati per fare sesso. D’altronde nel gergo linguistico inglese, ormai, la parola brexiting è ampiamente utilizzata per descrivere la situazione in cui siete a una festa, stanchi di chi vi sta intorno, e volete andarvene prima della fine. Decidete di annunciarlo in maniera esibizionistica, quasi scenografica, ma poi scegliete di rimanerci lo stesso perché, in fondo, la festa non è poi così brutta come pensavate prima.
E le parole non nascono mai per caso, ma sono frutto di una rielaborazione concettuale e di percezione. Spesso sono in grado di spiegare con estrema semplicità una determinata situazione e in senso lato questa festa potrebbe essere il matrimonio e la voglia di andarsene è equiparabile alla volontà di divorziare. Ma poi guardando negli occhi il proprio partner e affrontando davvero i problemi ci si potrebbe rendere conto che non tutto era così brutto come si pensava.
Si può rimanere e litigare, rendendo infernale ogni singolo giorno passato assieme, o fare tesoro di quello che è successo per rendere ancora più unita la relazione oppure capire che è necessario separarsi in maniera matura e intelligente, nell’interesse di entrambi. Le persone possono farlo. Ci riuscirà anche la Gran Bretagna?