Cosa è successo ieri
Mercoledì ci sono state le prime testimonianze a porte aperte. Alle 10 del mattino Bill Taylor, tuttora il principale funzionario del Dipartimento di Stato in Ucraina, e George Kent, diplomatico che dal 2018 ricopre il ruolo di viceministro aggiunto per gli affari europei ed eurasiatici, si sono seduti, insieme, entrambi allo stesso tavolo, davanti alla commissione che sta indagando la messa in stato d’accusa di Donald Trump. I due diplomatici hanno risposto alle domande dei membri del Congresso per sei ore, fino alle 4 del pomeriggio. Tutti i principali canali televisivi d’informazione hanno trasmesso le audizioni in diretta. Le riprese sono state effettuate da C-SPAN il canale ufficiale del Congresso che aveva ben nove telecamere.
Che cosa hanno detto Taylor e Kent
Entrambi hanno parlato in profondità dell’importanza strategica dell’Ucraina per gli equilibri europei e mondiali e di come la politica estera americana fosse stata sempre di aiuto e sostegno. Taylor ha parlato estensivamente di due canali di politica estera verso l’Ucraina, uno regolare di cui lui era responsabile e un altro altamente non regolare di cui era a capo Rudy Giuliani. Taylor ha anche detto che la politica portata avanti da Giuliani non era per il bene degli Usa, ma per cercare notizie compromettenti nei confronti di un rivale politico di Trump.
Taylor, nella prima parte della sua testimonianza, ha anche parlato in generale del valore della diplomazia, e dell’importanza degli aiuti militari Usa per l’Ucraina e di cosa significhi per una giovane democrazia riceverli, della voglia di liberà del popolo ucraino, del desiderio di democrazia.
La novità nella testimonianza di Taylor
Taylor ha raccontato che il giorno dopo la famosa telefonata del 25 luglio, un componente del suo staff era in Ucraina insieme a Gordon Sondland, ambasciatore presso l’Unione Europea, e che Sondland avrebbe ricevuto una telefonata sul suo cellulare da Trump. Trump gli avrebbe chiesto notizie sull’indagine e Sondland avrebbe risposto che l’Ucraina era pronta ad occuparsene. Appena finita la telefonata, il funzionario ha chiesto e Sondland se a Trump interessasse l’Ucraina e la risposta di Sondland è stata: gli interessa più l’indagine sui Biden che l’Ucraina. A domanda di Schiff su come abbia fatto il funzionario a sentire le parole di Trump attraverso il cellulare, la risposta è stata che Trump parlava così ad alta voce che si poteva sentire.
La linea di difesa repubblicana
Come previsto, i repubblicani non hanno cercato di difendere Trump sulla base dei fatti, ma hanno attaccato i democratici per aver messo in piedi l’impeachment, hanno insistito che bisogna portare il whistleblower a testimoniare, hanno usato molto tempo per attaccare più che difendere. Soprattutto, hanno ripetuto la ormai screditata teoria che sia stata l’Ucraina e non la Russia a interferire con le elezioni del 2016: durante il suo discorso di apertura, Devin Nunes l’ha citata due volte.
La reazione di Trump
Durante la conferenza stampa con il presidente turco Erdogan, Trump ha ribadito che l’impeachment è una bufala, che è illegale, che la sua telefonata con Zelensky è stata perfetta. Della telefonata personale tra lui e Sondland il 26 luglio, Trump ha detto di non ricordarsi, di non sapere nulla.
I commenti
Il sentimento generale è che i democratici abbiamo fatto un ottimo lavoro, presentando il caso e mantenendo un tono solenne come richiede il momento difficile. Da qui ad aspettarsi uno spostamento dell’opinione pubblica molto a favore dell’impeachment e della rimozione di Trump è un altro discorso. Quanto ai repubblicani, il sito MotherJones ieri riassumeva così: hanno trascorso la prima giornata delle audizioni pubbliche immersi in una realtà parrallela.