La testimonianza di Fiona Hill
Fiona Hill, ex consigliere per la Russia del Presidente Trump, ha parlato giovedì mattina con una testimonianza puntuale, ricca di dettagli, vigorosa già a partire dalla dichiarazione di apertura, quando senza mezzi termini e senza paura ha accusato i componenti repubblicani della commissione di divulgare teorie false – come quella che sia stata l’Ucraina a interferire con le elezioni del 2016 – e quindi di fare il gioco di Mosca. «Sulla base delle domande e delle dichiarazioni che ho sentito, alcuni di voi in questa commissione sembrano credere che la Russia e i suoi servizi di sicurezza non abbiano condotto una campagna contro il nostro Paese e che forse, in qualche modo, per qualche ragione, è stata l’Ucraina. Questa idea è una narrativa immaginaria che è stata perpetrata e propagata dagli stessi servizi di sicurezza russi».
Hill ha poi parlato del ruolo di Rudy Giuliani nella faccenda ucraina dicendo che quando ha capito che l’avvocato personale di Trump stava portando avanti interessi che non erano in linea con quelli della sicurezza nazionale ha denunciato la cosa all’avvocato del Consiglio di sicurezza nazionale. Hill ha anche confermato che John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale, aveva descritto Giuliani come una «bomba a mano che avrebbe fatto esplodere tutti». Riferendo di una riunione del 10 luglio in cui erano presenti sia Gordon Sondland, ambasciatore presso l’Unione europea, che Bolton che alti funzionari russi, Hill ha riferito che quando Sondland ha sollevato la prospettiva di indagini sulla campagna del 2016 e su Burisma (quindi sui Biden) Bolton ha improvvisamente terminato la riunione, cosa riportata anche dal colonnello Vindman durante la sua deposizione. A proposito di Vindman: un altro testimone, Morrison – l’uomo che ha sostituito Hill quando se ne è andata ad agosto – aveva riferito che Hill aveva dei dubbi sulle capacità di giudizio di Vindman. Hill invece ha precisato che ha sempre avuto estrema fiducia nelle abilità di Vindman, descritto come un funzionario serio, fedele, il massimo nel suo ruolo.
Hill ha anche sottolineato come lei e gli altri funzionari dell’ambasciata lavoravano al consolidamento dei rapporti con l’Ucraina secondo le linee guida definite dal consiglio di sicurezza nazionale, mentre Sondland, il segretario all’energia Perry, Giuliani e altri lavoravano in direzione diversa, tanto che a un certo punto lei si è resa conto che le due linee erano ormai diventate divergenti. Di Sondland ha detto: «Era coinvolto nello sbrigare faccende di politica interna», come a dire che era impegnato nel portare a termine i voleri di Trump.
Alle persone che guardano da casa e in tutto il mondo, vorrei dire semplicemente, con le parole del mio grande collega: siamo migliori di così
La testimonianza di David Holmes
David Holmes, consulente politico presso l’ambasciata Usa in Ucraina, ha riferito di essere stato presente a una telefonata tra Sondland e Trump avvenuta a Kiev il 26 luglio, il giorno dopo la telefonata tra Trump e il presidente ucraino Zelensky. Holmes ha riferito di aver ascoltato la prima parte della telefonata perché Trump urlava così forte che Sondland teneva il telefonino staccato dall’orecchio: Trump ha chiesto notizie delle indagini (sui Biden) e Sondland ha risposto che Zelensky le avrebbe fatte e che «avrebbe fatto qualsiasi cosa». Nella seconda parte della telefonata Trump e Sondland hanno parlato del rapper A$AP Rocky, all’epoca in prigione in Svezia per una rissa in un locale e in attesa di processo: Trump si stava impegnando per fargli avere un trattamento di favore. Sondland ad un certo punto dice: «Di’ alle Kardashian che ci hai provato», che tra tutte le frasi folli di questo impeachment rimane imbattuta.L’arringa finale di Adam Schiff
Anche giovedì Adam Schiff ha chiuso la giornata parlando direttamente agli americani, guardando dritto in camera, in modo eloquente e appassionato. Ha detto di aver resistito per mesi all’idea di procedere con l’impeachment, ma di essere stato poi convinto di una cosa. «È stata una questione di tempo. Perché il giorno dopo che Robert Mueller ha testimoniato davanti al Congresso dicendo che Trump aveva sollecitato l’aiuto dei russi, lo aveva accolto e una volta scoperto, aveva cercato di nascondere la cosa e ostruire le indagini, il giorno dopo Trump era al telefono con un’altra potenza straniera, a chiedere di nuovo aiuto per vincere le elezioni. Questo dice che Donald Trump si crede al di sopra della giustizia. E non c’è niente di più pericoloso di un presidente non etico che crede di essere al di sopra della legge. E alle persone che guardano da casa e in tutto il mondo, vorrei dire semplicemente, con le parole del mio grande collega: siamo migliori di così». Il collega è Elijah Cummings, attivista e rappresentante al Congresso per la città di Baltimora, morto il 17 ottobre scorso.