Anche solo due settimane fa non ritenevo che fosse possibile chiudere la legge di stabilità senza né toccare le spese del passato (Quota 100, Reddito di cittadinanza, la flat tax degli autonomi) né alzare in qualche modo l’Iva. Invece ci sono riusciti e hanno pure aggiunto 15 miliardi in tre anni per ridurre il cuneo fiscale o meglio, in un linguaggio più comprensibile, per estendere (ed aumentare) gli 80 euro a 4,5 milioni di lavoratori in più.
Certo, molti avrebbero preferito (incluso a me) ridurre le spese di Quota 100, ma in un governo di coalizione esiste sempre il compromesso e una delle due parti, piuttosto che toccare Quota 100 avrebbe preferito alzare l’Iva. Entrambe le cose sarebbero state impopolari e forse non è un male che si sia evitato di farle entrambe.
Quando il nuovo ministro si è seduto sulla scrivania che fu di Quintino Sella ha trovato 50 miliardi di clausole Iva distribuite nei prossimi due anni: questa legge di bilancio ne cancella due terzi, ovvero 33 miliardi (23 quest’anno e 10 per l’anno prossimo), non è un risultato da poco.
Questo governo solo per il fatto di esistere, al di là di chi lo compone e al di là di chi lo presiede, ha risparmiato 7 miliardi di spread
Ma come ci sono riusciti? In gran parte per la stupidaggine del governo precedente, che aveva lasciato lo spread a 300. Questo governo solo per il fatto di esistere, al di là di chi lo compone e al di là di chi lo presiede, ha risparmiato 7 miliardi di spread nel 2020 e un totale di ben 38,5 miliardi di spread nei prossimi tre anni.
Dopotutto non è andata così male, ma un prezzo bisogna sempre pagarlo (perché lo spread e il deficit non coprono tutte le spese) e la vicenda delle tasse sulle auto aziendali dovrebbe insegnarlo. Due settimane fa si discuteva delle tasse sulle sim aziendali che avrebbero pagato le aziende riducendo contestualmente i telefonini concessi ai dipendenti per uso promiscuo. Avendo voluto cancellare quella tassa, si è messa una tassa peggiore che, per come si son sempre pagate le tasse sulle auto aziendali (ovvero nell’Irpef), non la pagheranno le aziende ma la pagheranno i lavoratori (ma vedrete che alla fine anche quella sarà molto ridotta).
La lezione è che non esistono pasti gratis: questo vale per i politici populisti, perché alla fine per coprire le spese bisogna trovare nuove coperture, e vale anche per tutti noi che vorremmo al contempo pensioni, reddito e tasse basse ma anche un governo coraggioso e volitivo.
Per quest’anno è andata bene così: una legge di bilancio che fa un miracolo gestendo l’esistente piuttosto che un governo volitivo che fa la flat tax in deficit, fa ritornare lo spread a 400 e esce dall’euro dando la colpa all’Europa cattiva.
Il problema si pone già però per il prossimo anno dove ovviamente non basterà gestire l’esistente e non ci saranno 7 miliardi di spread di gettito (ma forse ancora qualcosa si può risparmiare), bisognerà indicare un progetto e una nuova strada.