Da Anpal e InvitaliaLe reazioni all’articolo de Linkiesta sulla app da 25 milioni voluta da Mimmo Parisi

Pubblichiamo la richiesta di rettifica da parte del presidente di Anpal Mimmo Parisi e le precisazioni inviate da Invitalia. Diversi parlamentari, inoltre, hanno chiesto chiarimenti sui costi di sviluppo del software

Il 22 novembre su Linkiesta è comparso l’articolo dal titolo “Ecco come il guru amico di Di Maio prova a vendere al governo una sòla da 25 milioni”. Nell’articolo si racconta come Mimmo Parisi, presidente di Anpal e amministratore unico di Anpal Servizi, stia tentando di mettere a punto in Italia il software “Italy Works” per la ricerca di lavoro ai beneficiari del reddito di cittadinanza, replicando la formula della piattaforma “Mississippi Works che il professore ha creato in Mississippi attraverso il Centro nazionale di ricerca strategica di pianificazione e analisi (Nsparc) – che dirige (ora è in aspettativa) – e che è stata adottata poi dallo Stato del Mississippi come strumento di incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Nell’articolo si racconta come nel decreto del reddito di cittadinanza sia stata ad Anpal la possibilità di servirsi di una società in house per l’affidamento diretto dello sviluppo della app, a cui lo stesso decreto destina ben 25 milioni di euro. La società in house scelta è Invitalia, che ha fatto ad Anpal una proposta per lo sviluppo della app con un costo di 17 milioni, attraverso il coinvolgimento di società fornitrici Consip. Su questa proposta, successivamente, Anpal ha chiesto una consulenza alla società “Ernst & Young”, che ha stimato però il costo della realizzazione della piattaforma informatica in 2mila giorni di lavoro per uomo, che equivarrebbero a circa 600mila euro. Molto meno dei 25 milioni stanziati, quindi, generando un risparmio notevole.

L’articolo ha provocato diverse reazioni. «Le indiscrezioni pubblicate oggi dalla testata online Linkiesta.it esigono una spiegazione chiara da parte del presidente Anpal, Mimmo Parisi, e un interessamento immediato da parte della ministra Catalfo», ha dichiarato la vicecapogruppo del Pd, Chiara Gribaudo. «Se il parere di Ernst&Young certifica in 600mila euro, anziché 25 milioni, il costo della piattaforma per l’incrocio fra domande e offerte di lavoro, mi auguro non ci siano sprechi per software inutili e che vengano chiarite le intenzioni del professore del Mississippi, che non è mai stato trasparente rispetto alle sue competenze, ai suoi incarichi negli Usa e alla volontà di voler vendere il proprio programma allo Stato italiano. Altrimenti, alla porta di Anpal potrebbe bussare la Corte dei Conti». La senatrice Annamaria Parente fa sapere invece che «come Italia Viva chiederemo al presidente Parisi di venire in Senato a riferire sul piano operativo per l’attuazione della norma per assumere i precari Anpal e sulla piattaforma di incontro domanda e offerta di lavoro che Anpal servizi sta acquistando».

A Linkiesta è arrivata poi la richiesta di rettifica da parte di Mimmo Parisi, con un testo che pubblichiamo di seguito, nel quale il presidente di Anpal sostiene di non aver mai venduto una app negli Stati Uniti né di avere intenzione di vendere alcunché in Italia, precisando poi come la necessità di acquisire il parere di “Ernst & Young” sia stata avanzata al cda dal direttore generale di Anpal e che, a seguito delle verifiche sul documento, «si è quindi ritenuto opportuno, per il momento, ristabilire un’interlocuzione con Invitalia».

Una precisazione è arrivata anche da parte di Invitalia, che critica la scelta di Anpal di rivolgersi a una società privata per acquisire un parere di congruità delle proprie prestazioni, informandoci di aver ritirato la propria proposta e annunciando che «adirà le vie legali a tutela della propria immagine nei confronti di chi ritiene l’abbia danneggiata».

Nel frattempo si precisa che, sempre nella giornata del 22 novembre, il presidente di Anpal Mimmo Parisi ha comunicato al direttore generale uscente Salvatore Pirrone la firma del dpr di nomina del nuovo dg Paola Nicastro (a far data dal 19 novembre 2019), raccomandandogli il pieno rispetto di quanto stabilito dal cda del 17 luglio scorso e di astenersi dall’assumere nuove decisioni o rimodulazioni di spesa. Inoltre, Giovanni Capizzuto, responsabile della segreteria tecnica della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, sarebbe dimissionario dal cda di Anpal.

Di seguito il testo di rettifica inviato a Linkiesta da Mimmo Parisi e le precisazioni di Invitalia.

LA REPLICA DI MIMMO PARISI, PRESIDENTE DI ANPAL

Gentile direttore,

l’articolo di oggi di Lidia Baratta (“Ecco come il guru amico di Di Maio prova a vendere al governo una sòla da 25 milioni”, del 22 novembre 2019) va oltre il diritto di cronaca e critica e lede la mia dignità e credibilità personale e professionale, riportando notizie palesemente false.

Nell’articolo, infatti, si afferma già nel titolo che il presidente dell’Anpal sta provando a “vendere”, a “piazzare” una “sua” app per realizzare il reddito di cittadinanza. E poi ancora, sulla stessa lunghezza d’onda, si legge nel testo dell’articolo che il presidente sta tentando “l’ennesima carta per incassare la vendita della sua app”.

Affermazioni analoghe sono comparse più volte anche in passato su questa testata, con l’evidente obiettivo di diffondere la falsa notizia che il prof. Parisi sia proprietario di una app per l’incontro domanda offerta di lavoro, da lui sviluppata e venduta negli Stati Uniti e ora in procinto di essere venduta in Italia, al fine di trarne un guadagno economico personale.

A tal riguardo si precisa che:
– né il professor Parisi né alcun suo parente o congiunto ha mai venduto una app negli Stati Uniti, in Italia o altrove;
– né il professor Parisi né alcun suo parente o congiunto ha intenzione di vendere alcunché in Italia;
– i sistemi informativi e le app dedicate alle politiche del lavoro in Mississippi sono di proprietà dello Stato del Mississippi e il professor Parisi ha contribuito alla loro ideazione e realizzazione nell’ambito della sua attività professionale universitaria.

L’articolo riporta inoltre diverse inesattezze. Ad esempio la necessità di acquisire un parere di congruità – da parte di un soggetto terzo – sul piano presentato da Invitalia è stata avanzata al CdA Anpal dal Direttore generale dell’Agenzia, il quale ha poi richiesto detto parere a un proprio fornitore interno, la società Ernst & Young, nell’ambito di un più ampio servizio di assistenza tecnica sui programmi cofinanziati dal Fondo sociale europeo.

Sulla base di questa valutazione il Direttore generale ha poi tratto sue personali conclusioni, e cioè che il piano di Invitalia fosse realizzabile con al massimo 500 mila euro, rispetto ai 17 milioni di euro richiesti da Invitalia.

Contemporaneamente il Direttore procedeva alla richiesta di rimodulazioni dei contratti in essere in Anpal per i servizi informativi, per un valore di diversi milioni di euro.

Il CdA ha dunque ritenuto indispensabile acquisire tutti gli elementi utili a fare la massima chiarezza, anche interpellando sia Ernst & Young sia Invitalia.

È stato quindi possibile verificare, anche sulla scorta delle dichiarazioni della stessa Ernst & Young, che il documento in questione non è un parere di congruità, perché la società non avrebbe potuto produrlo sulla base di quanto previsto dal proprio contratto di assistenza tecnica.
Inoltre, nel documento non è presente alcuna analisi di mercato volta a valutare le congruità dell’offerta, né tantomeno è stata fatto una verifica reale dei sistemi in essere presso Anpal, ma è solo stata acquisita una scheda fornita dalle stesse strutture amministrative dell’Agenzia.

Si è quindi ritenuto opportuno, per il momento, ristabilire un’interlocuzione con Invitalia.

Vi chiedo dunque di voler provvedere, ai sensi dell’art. 8 Legge 47/1948, alla rimozione immediata dell’articolo citato e alla rettifica di quanto in esso riportato, entro due giorni, nella collocazione prevista dalla legge e con risalto analogo a quello riservato al brano giornalistico cui la rettifica si riferisce, comuncandoVi che, in difetto, intraprenderò le iniziative necessarie volte a tutelare la mia reputazione personale e professionale.

Mimmo Parisi

LA REPLICA DI INVITALIA

Gentile Direttore,

l’articolo “Ecco come il guru amico di Di Maio…”, pubblicato il 22 novembre dal suo giornale e che chiama in causa Invitalia, merita alcune precisazioni nell’interesse dei lettori e della verità dei fatti.

Con il Decreto Legge n. 34 del 30 aprile 2019, il Parlamento ha stabilito che “al fine di attuare il Reddito di cittadinanza, anche attraverso appropriati strumenti e piattaforme informatiche che aumentino l’efficienza del programma e l’allocazione del lavoro, attesa la situazione di necessità e di urgenza, limitatamente al triennio 2019-2021, l’ANPAL, previa convenzione approvata con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, può avvalersi di società in house al Ministero medesimo già esistenti, le quali possono servirsi degli strumenti di acquisto e negoziazione messi a disposizione da Consip s.p.a”.

L’Anpal, in attuazione del dettato normativo, ha pertanto richiesto a Invitalia, società “in house” del Governo, di presentare una progetto per la realizzazione di una piattaforma destinata ad implementare le politiche attive del lavoro. Invitalia, dopo aver lungamente condiviso con i vertici di Anpal obiettivi, contenuti e modalità di implementazione, ha elaborato una corposa e dettagliata proposta, nella quale ha ribadito di avvalersi esclusivamente di fornitori risultati aggiudicatari delle gare pubbliche bandite da Consip. Di nuovo un’azienda – come a tutti noto – interamente pubblica.

Non solo: Invitalia, nella sua proposta, ha ritenuto di aggiungere che i fornitori di Consip, che sono multinazionali dell’Ict, avrebbero potuto avvalersi esclusivamente di subfornitori già dichiarati in sede di partecipazione alle stesse gare Consip. E, pertanto, anch’essi già sottoposti ad un’analisi della congruità delle proprie prestazioni e servizi. Ciò per garantire il massimo della trasparenza, il parossistico rispetto delle norme e, se è possibile aggiungerlo, così da azzerare le polemiche mediatiche che dall’inizio attraversano questa questione.

All’esito della proposta presentata, peraltro già asseverata (come richiesto dalla norma), dal Ministero dello Sviluppo Economico (vigilante dell’Agenzia) e dopo aver predisposto con Anpal una bozza di Convenzione, il direttore generale di Anpal ha affidato a EY una valutazione di congruità sulla proposta di Invitalia!

Quindi, una società pubblica, che non consegue profitti ma si limita a richiedere il rimborso dei costi delle proprie prestazioni, che si avvale – ai sensi di una norma – di fornitori aggiudicatari di gare pubbliche europee, ai quali ha peraltro imposto di poter coinvolgere, a loro volta, solo fornitori già dichiarati in sede di partecipazione alle gare, si vede sottoposta, da parte di un’altra società pubblica, che le ha richiesto prima e condiviso poi una prestazione, ad una valutazione della congruità della proposta stessa. Valutazione, tanto per gradire, elaborata da una società di consulenza privata!

Non basta: la società privata, EY, dopo aver effettuato tale valutazione, sicuramente non a titolo gratuito, solo su porzioni limitate del progetto, si vede costretta a rettificare la propria peculiare analisi di congruità. Cosa questa che non viene riportata nell’articolo perché evidentemente non ne siete stati messi a conoscenza.

A questo punto, il Cda di Anpal, chiede formalmente all’Ad di Invitalia di prendere parte ad una riunione del Consiglio stesso per illustrare il progetto.

Il Dottor Arcuri, il 17 ottobre scorso, si è pertanto recato al Cda di Anpal, per la dovuta cortesia istituzionale, giammai per illustrare il progetto ma bensì per comunicare l’indignazione, sua personale e di Invitalia tutta, per i suddetti accadimenti, mai fino ad ora verificatisi nella vita dell’azienda. Non solo: per precisare – dopo aver chiesto la verbalizzazione del suo intervento – di aver ritirato la proposta e per comunicare che Invitalia adirà le via legali a tutela della propria immagine nei confronti di chi ritiene l’abbia danneggiata. Azione, questa, che sta per essere attivata.

Quando si dice che la misura è colma.

L’Ufficio Stampa Invitalia.