Quasi amiciSiamo antirenziani, Zingaretti corteggia Calenda (di nuovo!)

Il segretario del PD ha offerto all’ex ministro un ruolo da mediatore nella vicenda Ilva, anche per dare fastidio a Renzi. Il fondatore di Siamo europei, che si era già proposto anche a Conte, potrebbe accettare. A maggior gloria del nuovo partito che lancerà il 22 novembre

Da qualche giorno Carlo Calenda è molto risalito nei sondaggi virtuali del Pd. Uno come lui manca. Per competenza e soprattutto per forza mediatica. Il problema politico sembrerebbe però insormontabile: riallacciare con un personaggio che se n’è appena andato dal partito dopo l’abbraccio “strategico” con i grillini pare più difficile che scalare una montagna a mani nude.

Eppure qualcosa si può fare. Nicola Zingaretti, sempre più desolato di fronte alla performance del governo, l’ha buttata lì: «Se Calenda volesse dare una mano a questo governo perché non utilizzarlo in alcune situazioni di difficoltà di grandi aziende?». E la mente è andata subito all’Ilva, la madre di tutte le figuracce della politica, palcoscenico sul quale ieri Calenda fu prim’attore e oggi pubblico ministero contro tutto e contro tutti.

Peraltro il diretto interessato non si nega. «Sempre disponibile a dare una mano ⁦a Zingaretti. Commissario Ilva sarebbe del tutto inappropriato e incompatibile ma consulente a titolo gratuito su crisi sì».

Peraltro il diretto interessato non si nega. «Sempre disponibile a dare una mano ⁦a Zingaretti. Commissario Ilva sarebbe del tutto inappropriato e incompatibile ma consulente a titolo gratuito su crisi sì». Da cogliere il sorriso al segretario del Pd con il quale ha sempre avuto buoni rapporti (non è a lui che l’ex ministro imputa l’errore dell’intesa con i 5 Stelle, ma a Renzi e semmai a Franceschini) e la disponibilità a una consulenza gratuita, la stessa formula che adoperò persino con Di Maio all’epoca ministro dello Sviluppo economico e non più tardi qualche giorno fa con Giuseppe Conte: «Caro Conte,io non avrei mai accettato di fare il ministro in un governo che ritenevo e ritengo sbagliato. Ma se per ipotesi sulle crisi aziendali Ilva, Whirlpool, Alcoa servisse un aiuto, sarei pronto immediatamente a dare una mano».

Spirito di servizio? Protagonismo? Fate voi.

Ma ci sono due ragioni specifiche, politiche, che spiegano l’avance del capo del Nazareno. La prima riguarda la debolezza politica e comunicativa del governo, in particolare sui dossier economici. Il ragionamento è stata fatto ai piani alti del Nazareno qualche giorno fa e si è notato che c’è un problema di regia politica, di peso specifico dei ministri dem, e di inadeguatezza mediatica.

Calenda, nei governi Renzi e Gentiloni, «assicurava una presenza televisiva» molto forte. Ora la sua “parte” non è stata presa da nessuno. Quale ministro va in tv a spiegare le proposte del governo, a reggere la pressione di avversari e opinionisti, a fare un minimo di audience?

La seconda ragione è più politica. Il Pd ha perso per strada quattro pezzi importanti del motore: Pierluigi Bersani Enrico Letta, Renzi e appunto Calenda

La seconda ragione è più politica. Il Pd ha perso per strada quattro pezzi importanti del motore: Pierluigi Bersani (ma questa è storia un po’ ammuffita), Enrico Letta, Renzi e appunto Calenda. Tranne Letta, gli altri hanno dato o daranno vita a nuove formazioni politiche (l’ex ministro farà esordire la sua “Cosa” il 22 novembre): sarebbe ora che il Pd iniziasse una qualche operazione di ricomposizione o come minimo di non belligeranza.

Il che è da escludersi nel caso di un Renzi sempre all’attacco e che per di più guarda sempre più insistentemente alla sua destra e non si pone per nulla il tema del rapporto con il vecchio partito di cui è stato leader. Ma con Calenda il discorso è diverso. Con lui si può parlare. Si può creare almeno un clima che eviti le gragnuole di colpi cui l’ex ministro sottopone il suo ex partito. Perché in effetti spesso e volentieri a Calenda scappa la frizione.

Ma d’altra parte in politica vale sempre l’immortale regola per cui il nemico del mio nemico è mio amico (dove il nemico è chiaramente Renzi).

E dunque perché non tentare di lanciare un’esca verso “Carlo”? Il corteggiamento è partito. Di un po’ di energia questo governo ha bisogno. E il consulente Calenda potrebbe essere un’ottima vitamina.

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