Laicità dello stato cercasiObbligo di obiezione per gli studenti, e aborto come “crimine”: interrogazione a Speranza e Manfredi contro il Campus Biomedico

L’associazione Amica, insieme all’Associazione Luca Coscioni e altre, presenta un appello per revocare l’accreditamento della scuola di specializzazione dell’ateneo cattolico che viola la legge 194. Quartapelle e Bonino presentano interrogazioni alla Camera e al Senato

L’interruzione di gravidanza considerata un «crimine». L’obbligo di obiezione di coscienza imposto ai futuri medici. La procreazione umana dettata «da leggi iscritte dal Creatore». Questi e altri principi (come quello della inaccettabilità della diagnostica prenatale con fini di interruzione di gravidanza), che violano la legge 194 sull’aborto, si trovano nella Carta delle finalità del Campus Biomedico di Roma. Niente di nuovo per un ateneo privato e cattolico legato all’Opus Dei. Il problema è che la scuola di specializzazione e ginecologia dell’università romana risulta tra quelle accreditate dal ministero dell’Istruzione per la formazione dei futuri ginecologi italiani. Gli studenti arrivano al Campus, come nelle altre università, dopo aver partecipato a un concorso pubblico che assegna le scuole accreditate sulla base di una graduatoria nazionale. Con tanto di trasferimento di fondi pubblici per ogni posto assegnato.

Ecco perché ora Amica (Associazione medici italiani contraccezione e aborto), insieme all’Associazione Luca Coscioni e all’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) chiede ai ministri della Salute e dell’Università di revocare l’accreditamento della scuola di specializzazione finché non sarà assicurata una formazione completa anche sulla interruzione di gravidanza e la contraccezione. L’appello è stato presentato alla Camera dei deputati, in un’iniziativa ospitata dalla deputata del Pd Lia Quartapelle, che ora insieme ad altri colleghi (Moroni, Magi, Boldrini, Gribaudo, Prestipino) ha indirizzato ai ministri Roberto Speranza e Gaetano Manfredi una interrogazione a risposta scritta per chiedere quali informazioni si abbiano sul curriculum di studi seguito al Campus Biomedico e quali siano i criteri e i requisiti per accreditare le scuole di specializzazione in Italia. «Questa interrogazione non è contro qualcuno o qualcosa», specifica Quartapelle, «ma è a difesa della formazione degli specializzandi, che a seconda della graduatoria possono essere assegnati al Campus Biomedico, oltre che a difesa del del diritto della salute delle donne, che devono avere la garanzia di trovarsi di fronte un medico che sappia fare tutto». E una interrogazione simile sarà presentata dalla senatrice Emma Bonino di Più Europa al Senato.

Dal 2014 alle scuole di specializzazione si accede sulla base di una graduatoria stilata a seguito di un concorso nazionale. Nel 2017 l’Osservatorio Nazionale per la Formazione Medica Specialistica ha accreditato pienamente 672 scuole di specializzazione, mentre 629 sono state accreditate “con riserva”, ossia in via provvisoria e in attesa di ulteriore verifica. Tra queste, c’è la scuola di specializzazione in Ostetricia e ginecologia del Campus Biomedico di Roma, che ad oggi continua a ricevere gli specializzandi dalla graduatoria nazionale. Qualunque giovane aspirante ginecologo, e non solo quelli cattolici e volontariamente obiettori, potrebbe ritrovarsi quindi a dover sottostare ai principi messi nero su bianco agli articoli 10 e 11 della carta delle finalità dell’ateneo. «Non abbiamo nulla contro il Campus Biomedico», ribadisce Anna Pompili, co-fondatrice di Amica. «Il nostro problema sono ministero della Salute e dell’Università e ricerca che accreditano questo ateneo per dare patenti di specializzazione di ostetricia e ginecologia, violando la legge 194 che riconosce il diritto del personale sanitario a sollevare obiezione di coscienza esclusivamente in base ad una scelta personale, e non come linea di condotta imposta dalla scuola o dal posto di lavoro».

Quella del Campus Biomedico di Roma è «una scuola illegale», dice Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil medici, «che trasgredisce la legge e induce a trasgredirla. Come se lo Stato italiano fosse commissariato dal Vaticano».

L’appello di Amica, sottoscritto anche dalla Cgil, da diverse associazioni e parlamentari, chiede di verificare la completezza dei programmi di tutte le scuole di specializzazione, anche quelle delle università pubbliche, e di revocarne l’accreditamento qualora gli insegnamenti su interruzione di gravidanza, procreazione medicalmente assistita e contraccezione non siano espletati (come prevede l’articolo 15 della legge 194). In una indagine condotta da Amica nel 2016, era venuto fuori infatti che nei tre poli universitari di Roma solo il 15,8% degli specializzandi avesse una formazione mirata sulla interruzione di gravidanza nel primo trimestre, mentre oltre il 60% mostrava conoscenze insufficienti ed errate della legge 194. Non è un caso allora che nel Barometro europeo sulla contraccezione l’Italia si collochi agli ultimi posti, seguita solo da Lettonia e Romania, tenendo conto tra gli indicatori anche l’istruzione e la formazione degli operatori sanitari e dei fornitori di servizi.

Nel 2016 la Cgil aveva anche promosso un ricorso, accolto dal Consiglio d’Europa, contro le discriminazioni a discapito dei medici italiani non obiettori. Che oggi sono una sparuta minoranza, in un’Italia in cui ormai l’obiezione di coscienza sembra essere diventata la regola, con alcune regioni, come il Molise, in cui il 94% dei ginecologi si dichiara obiettore. Dando vita a quello che viene definito come “turismo abortivo”.

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Dal Campus Biomedico precisano che : «La Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’UCBM segue il percorso formativo e le attività professionalizzanti previsti dalle normative vigenti e assicura una formazione completa: per questo viene scelta liberamente dagli specializzandi (pur con i suoi soli 2 posti, sui circa 300 di tutte le Scuole di Specializzazione italiane, risulta quarta nelle preferenze). Gli specializzandi frequentano a rotazione una rete formativa costituita anche da importanti ospedali pubblici, con la possibilità di seguire tutte le attività lì svolte».