In pochi mesi è passato da un governo di coalizione con la destra sovranista a uno con la sinistra progressista. Ma non è Giuseppe Conte. A Sebastian Kurz, il leader 33enne del Partito popolare austriaco (Övp) non mancano fantasia e pragmatismo. Dopo tre mesi di trattative ha trovato l’accordo per formare il governo di coalizione con i Verdi, la sua antitesi. Il più interessante esperimento politico in Europa dopo i governi Conte I e II non è una semplice inversione a U di un leader ambizioso. È l’esempio concreto di cosa succede quanto una democrazia parlamentare incontra un Paese diviso in quattro: un governo scarabocchio. E non sarà l’ultimo che vedremo nei prossimi mesi.
Dopo il trionfo delle elezioni di maggio (37,5%), i popolari non avevano scelta. Kurz non voleva ripetere la grande coalizione con i socialdemocratici (secondi col 21% dei voti) che ha governato l’Austria per 38 anni dal 1949 al 2017. Né replicare il governo degli ultimi due anni con il Partito della libertà (Fpö), perché era caduto per colpa dello scandalo di corruzione che ha travolto il vice cancelliere Heinz-Christian Strache. Il leader nazionalista era stato ripreso in un video mentre portava avanti una trattativa in una villa di Ibiza con una sedicente nipote di un oligarca russo. E così per evitare l’effetto Spagna e un ritorno alle urne, Kurz ha fatto di democrazia parlamentare virtù e ha trovato un accordo con il leader dei Verdi Werner Kogler. Sabato il Congresso federale dei Verdi dovrà approvare l’esito dei negoziati, ma sembra solo una formalità.
No, Kurz non ha smesso di essere sovranista. Su Europa, gestione migranti e ambiente, conservatori e Verdi hanno due visioni del mondo, o meglio Weltanschauung, diverse. Lo ha ammesso lo stesso premier davanti ai giornalisti ma «È possibile proteggere il clima e i confini». Lo slogan però sembra più un gioco di parole che una sintesi politica. Il contratto di governo della coalizione Türkis-Grün (verde turchese) ammassa proposte totem che accontentano entrambi i partiti.
I conservatori hanno ottenuto l’estensione del divieto del velo islamico fino ai 14 anni d’età e la detenzione preventiva per i richiedenti asilo considerati pericolosi, i Verdi hanno portato a casa un piano per diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2030 (dieci anni prima dell’obiettivo dell’UE) per i Verdi. Come con il governo giallorosso anche in Austria si farà buon viso a cattivo gioco. I conservatori accetteranno qualche deviazione nel bilancio giustificandolo come una scelta per il bene del Pianeta, mentre i Verdi deglutiranno la politica migratoria di Kurz cercando di dare un volto umano. O di nascondere quello disumano.
E dire che è la seconda volta che l’Övp e i Verdi provano a mettersi d’accordo per governare insieme. Nel 2002 i due partiti ottennero la maggioranza ma i leader Wolfgang Schüssel and Alexander Van der Bellen non riuscirono a mettersi d’accordo. Cosa è cambiato? Decisivo è stato il carisma dei due leader e la loro credibilità sui rispettivi elettorati. I popolari si fidano ciecamente di Kurz in grado di riconquistare gran parte dell’elettorato perso grazie alla sua posizione dura sui migranti. E dopo due anni di governo ha stravinto le elezioni nonostante lo scandalo del suo alleato di governo. Dello stesso credito gode Kogler capace di far uscire il suo partito dal dimenticatoio.
Il vero collante, come in Italia, è stato il potere. Per la prima volta nella loro storia i Verdi austriaci possono governare e togliersi l’aura di eterni pavidi e indecisi. Finora il loro unico successo politico è stata l’elezione del presidente della Repubblica Van der Bellen nel 2016. E due anni fa non erano entrati neanche in Parlamento. Il giovane premier invece ha bisogno di ricrearsi una credibilità politica in Europa e togliersi l’etichetta di ragazzaccio e indossare quelli di statista. In alcuni media italiani è già successo. Kurz non è più dipinto come il fascista e sovranista, ma un leader addirittura ecologista. Forse più dell’ideologia può l’opportunismo politico. Di sicuro la linea dura sull’immigrazione non cambierà. Ed è da questi particolari che si giudica un sovranista.
Dopo Italia e Austria l’idea di un terzo governo scarabocchio nel Continente potrebbe essere sempre più probabile. Aumentare le combinazioni alleandosi con i nemici di sempre darebbe una soluzione in più a Paesi divisi in tre o addirittura quattro poli. Ecco perché in Germania si guarderà con attenzione l’esperimento austriaco. La Csu bavarese è molto vicina alle posizioni di Kurz e potrebbe trarre ispirazione per un governo tra verdi e cristiano democratici nel dopo Merkel. Anche perché l’attuale presidente del partito Annegret Kramp-Karrenbauer, molto a destra rispetto alla Cancelliera, non sembra raccogliere grande consenso.