Il giuramento del giudice e dei senatori
Giovedì alle due del pomeriggio, con una cerimonia solenne quanto coreografica, è ufficialmente iniziato il processo “per alti crimini e delitti” nei confronti del Presidente Donald Trump. Il primo atto è stato il giuramento del giudice John G. Roberts, membro della Corte Suprema che agirà da giudice anche durante il processo: con la mano sinistra sulla Bibbia e la mano destra alzata Roberts ha giurato di «rendere giustizia imparziale secondo la Costituzione e le leggi». Subito dopo giudice Roberts ha provveduto a far giurare tutti i membri del Senato, all’unisono: in piedi e con la mano destra alzata i senatori hanno giurato anche loro di «rendere giustizia imparziale secondo la Costituzione e le leggi». I senatori durante il processo hanno il ruolo della giuria. Finito il giuramento, a gruppi di quattro, i senatori sono poi passati a firmare il “oath book”, registro del giuramento. Il Senato è stato quindi aggiornato al 21 gennaio alle due del pomeriggio.
Una notizia importante sull’Ucrainagate
Giovedì mattina il Government Accountability Office – GAO – un’agenzia indipendente apartitica che riferisce al Congresso, ha reso noto le conclusioni dell’indagine sul blocco degli aiuti all’Ucraina deciso dall’amministrazione Trump e che è al centro dell’impeachment. Secondo il GAO bloccando gli aiuti la Casa Bianca ha violato la legge federale, dal momento che il denaro boccato era stato approvato dal Congresso da una maggioranza bipartisan. Queste le parole del GAO: «La fedele esecuzione della legge non consente al Presidente di sostituire le proprie priorità politiche a quelle che il Congresso ha emanato in legge. L’ufficio del budget ha trattenuto i fondi per un motivo politico, che non è consentito ai sensi del Impoundment Control Act». Per i democratici questa è un’ulteriore prova che va a favore dell’impeachment e sulla necessità di poter presentare documenti e testimoni nuovi durante il processo in Senato. Nelle parole della rappresentante democratica Carolyn B. Maloney: «La relazione odierna – pubblicata da avvocati indipendenti – cancella qualsiasi persistente domanda sul fatto che il Senato debba sottoporre a giudizio documenti e testimoni per condurre un processo equo».
Le ripercussioni del processo sulle primarie dei democratici
Siccome dal 21 gennaio i senatori saranno impegnati con il processo a Trump, le campagne dei tre candidati alle primarie Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Amy Klobuchar subiranno uno stop. Sia Sanders che Warren hanno infatti già fatto sapere che parteciperanno alle udienze del processo in quanto loro dovere costituzionale e che in quei giorni non potranno quindi incontrare gli elettori né fare raccolta fondi di persona. Anche Klobuchar ha detto che parteciperò al processo, ma non volendo saltare troppi comizi, sta studiando metodi alternativi tipo fare comizi a sera tardi, dopo i lavori del Senato e in teleconferenza con gli elettori.