ColumnGrazie al Papa, Salvini si è ricordato di avere una fidanzata

La parodia del leader della Lega su Bergoglio che viene strattonato da una fedele, cui Matteo risponde con una carezza sul viso di Francesca Verdini, è più di una velata accusa di ipocrisia al Santo Padre: è l’espediente per ritrattare sulla figura dell’uomo forte, puntando sul lato tardo-femminista

Foto da Twitter

Purtroppo non è un film, e quindi non ci sarà il finale perfetto, con l’agnizione perfetta, e il conseguente ribaltamento di tutto, altrettanto perfetto. Purtroppo è la realtà. Se fossimo in un film, tra Matteo Salvini e Francesca Verdini non potrebbe che finire in un modo, con lei che frega lui, lo rivolta come un calzino, lo sputtana, lo inchioda, lo inonda – per usare un verbo caro a Maurizio Gasparri, che ha promesso di inondare Roberto Burioni di verità scientifiche sulla cannabis (anche questo non è un film, signori). E lo farebbe senza dispendio di energie, e avvocati, e dolori, e lettere, e anni passati a imporsi d’avere pazienza. Perché in un film nessuna donna si comporterebbe come ha fatto Veronica Lario con Berlusconi, perché in nessuno dei film che vorremmo vedere adesso i perdenti sarebbero sia il marito sia la moglie: il perdente non potrebbe che essere uno, il maschio.

Francesca Verdini, in questa comica che è l’Italia, è la migliore arma che Matteo Salvini ha a disposizione e il desiderio che lei ha di prestarglisi, che è figlio di quel desiderio di non essere come tutte che porta scritto in faccia (lo abbiamo portato scritto in faccia tutte, a vent’anni, era la cosa che ci rendeva belle anche se non lo eravamo), è un gioco innocente, la cui innocenza porta acqua all’abluzione di lui e neanche una goccia alla fonte battesimale di lei. Era da un po’ che il Twitter di Salvini ovvero Salvini in persona languiva (mai come quello dei leader del Pd, naturalmente, ma rispetto ai suoi standard sì, eccome), specie dopo la batosta autoinflittasi con lo scivolone sulla Nutella, quando eccolo tornare in forma smagliante, prender per mano la sua Francesca su sfondo di montagna innevata (l’elettorato leghista non s’arrabbia se il proprio leader fa cose da kasta come la settimana bianca, o forse la settimana bianca non è più una cosa da kasta, un po’ come le cene a base di pesce) e girare insieme a lei la parodia della scena di Papa Francesco che viene strattonato da una fedele e reagisce dandole un paio di rabbiosi buffetti sulle mani (titoli medi dei giornali: Papa Francesco schiaffeggia una fedele).

Lui fa il Papa, lei fa la fedele (meglio: la fan), lui sghignazza, lei ride. Ci fanno vedere come sarebbe dovuta andare: il Papa accarezza la fan e la fan si schermisce, intimidita. Migliaia di cuoricini, like, retweet, endorsement. Guia Soncini ha scritto: «Salvini, sui social, è la cosa più vicina che possa capitare oggi a vedere Maradona che palleggia». È così, è la dura realtà, facciamoci pace, cin cin. L’aspirante a tutto (voleva pieni poteri, ricordate?) è un fenomeno. E come tutti i maschi fenomenali, a un certo punto, ha bisogno di una donna. Quando si è fatto vedere al cinema con lei, non aveva ancora capito bene che non funziona tanto l’ostensione della coppia, quanto l’ostensione della ragazza: adesso l’ha capito, e Francesca Verdini è la sua complice, l’attrice con cui condivide il palco, senza gender gap, con stesso numero di battute e secondi di visibilità.

Lo sketch è irresistibile, signori, ahinoi, in voti non so quanto faccia ma qualcosa farà, non solo perché niente tira di più dell’uomo che ti fa ridere (purtroppo noialtre quello vogliamo: uno che ci faccia ridere, possibilmente a spalle di un paese intero, sapete, per via di quella faccenda dell’amore che è eterno finché dura e dura finché è sfacciato e se ne frega della cancel culture), ma pure perché mostra l’epocale ritrattazione salviniana sull’uomo forte.

Poche scenette (meme, se volete) si possono ricondurre, naturalmente manipolandole attraverso becera semplificazione, all’affinità coi princìpi del maschio salviniano come quella del Papa che s’arrabbia con un’invasata. E invece Matteo innevato cosa fa? Ne fa una parodia invertita, con implicita ma evidente critica alla bontà bergogliana, che in un solo colpo accusa di ipocrisia (buonismo, se vi pare).

Quale ragazza si sarebbe mai potuta sottrarre a un’occasione tanto ghiotta, specie nelle mani di un femminista tardivo come Salvini, uno che da quando ha candidato Lucia Bergonzoni in Emilia Romagna accusa anche i pali della luce di darle contro «perché è donna», e noi che pensavamo che l’inquantodonna fosse una fissazione liberal.

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