Vestager sotto assedioItalia, Francia, Germania e Polonia chiedono nuove regole sulla concorrenza, per difendersi dalla Cina

I ministri dello sviluppo economico dei quattro paesi hanno scritto una lettera alla vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, la quale finora ha impedito la nascita di grandi multinazionali europee in grado di competere con i colossi cinesi, e non solo

KENZO TRIBOUILLARD / AFP

Margarethe Vestager è sotto attacco. La commissaria europea alla concorrenza è stata per cinque anni la guardiana ortodossa del libero mercato e della tutela dei consumatori. Ha multato Google, Apple e Amazon per la loro posizione dominante, ha punito gli aiuti di Stato e ha impedito fusioni tra aziende europee per evitare che aumentassero i prezzi per i consumatori. Ora, i ministri dello sviluppo economico Francia, Germania, Italia e Polonia le chiedono di fare l’opposto: essere meno rigida e cambiare le regole per favorire la nascita di grandi multinazionali europee in grado di competere con i colossi cinesi o statunitensi, come fa l’Antitrust negli Stati Uniti e in Cina.

Martedì, i quattro ministri Bruno Le Maire (Francia), Peter Altmaier (Germania), Jadwiga Emilewi (Polonia) e Stefano Patuanelli hanno inviato una lettera a Vestager (pubblicata da Politico.eu) per sollecitarla di velocizzare i tempi. Nero su bianco c’è la richiesta di rivedere le linee guida sulle fusioni “orizzontali”, cioè quelli tra due imprese concorrenti che non devono fare operazioni di cartello per alterare i prezzi o escludere altre aziende dal mercato, spesso nel mirino di Vestager. «La natura della competizione globale è cambiata. Ora le società europee devono competere con aziende straniere che a volte beneficiano di un sostanziale sostegno statale o di mercati domestici protetti, in alcuni casi a un livello molto elevato». I quattro ministri chiedono un approccio “caso per caso” e di rivedere il concetto di “mercato rilevante” tenendo conto dell’intervento statale a favore delle aziende nei Paesi extra-Ue come un fattore legato alla concorrenza. Si chiede a Vestager di segnalare in modo trasparente i benefici per il mercato di una fusione e non solo le conseguenze negative, e di dare linee guida chiare su come le aziende (di qualsiasi dimensione) possano cooperare tra loro in joint ventures per «rafforzare la loro azione nei mercati esteri e rinforzare la collaborazione transfrontaliera europea nella catena di valore globale».

Italia, Francia, Germania e Polonia chiedono un piano di lavoro concreto nelle prossime settimane. Proposte pratiche e regole chiare ed effettive su cui Vestager ha piena competenza e che potrebbe attuare il prima possibile. La commissaria però prende tempo. A dicembre del 2019 aveva annunciato di voler aggiornare norme vecchie di vent’anni per adeguarsi al mercato globale e digitalizzato. Ma ancora nulla è arrivato. E forse non sarà quello che chiedono i quattro ministri europei. La commissaria vuole aggiornare la definizione del mercato rilevante e migliorare lo strumento del test di aumento dei prezzi piccolo ma significativo e non transitorio (Ssnip) per poter punire al meglio i colossi del web statunitensi, multati meno del dovuto per la loro posizione dominante a causa di regole pre “era smartphone”, nel 1997. La danese sembra poco incline ad aiutare i grandi Stati dell’Unione europea a discapito dei consumatori. Lo ha chiarito giovedì in un’intervista a Politico: «Lasciate che i cinesi siano cinesi. Perché sono molto più bravi a esserlo di quanto mai lo saremo noi. Abbiamo un modo europeo di fare le cose: un modello che funziona. Continuiamo a usarlo e usarlo ancora».

Una lettera non servirà a far cambiare idea a Vestager che tirerà dritto, come ha sempre fatto. Ecco perché proprio giovedì, la commissaria ha annunciato un’indagine approfondita sull’acquisizione dell’olandese GrandVision da parte del colosso italo francese EssilorLuxottica di Leonardo Delvecchio. Secondo la commissaria, l’operazione da 7,2 miliardi di euro annunciata l’estate scorsa potrebbe creare un colosso in grado di ridurre la concorrenza per la fornitura all’ingrosso di lenti e occhiali. «Dobbiamo valutare attentamente se la fusione proposta comporterebbe prezzi più elevati o scelte più ridotte per i consumatori quando visiteranno il loro ottico locale», ha detto la commissaria. Entro il 22 giugno deciderà se fermare o approvare l’acquisizione. Lo stesso era successo a febbraio del 2019 quando Vestager bloccò la fusione tra le due più grandi aziende europee nel settore ferroviario: la francese Alstom e la tedesca Siemens. Un’operazione che avrebbe potuto creare un campione da 15 miliardi di euro di fatturato perché avrebbe aumentato i prezzi nel mercato dei treni ad alta velocità e nei sistemi di segnalazione.

Così com’è probabile che salti la fusione tra l’italiana Fincantieri e i Chantiers de l’Atlantique (ex Stx), presenti in Francia ma di proprietà sudcoreana. L’indagini della Commissione europea aperta a ottobre è ancora in corso per capire se l’operazione è compatibile con le regole Ue sulle concentrazioni. La decisione è prevista per il 17 aprile. Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha cercato di convincere la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen: «Le norme sulla concorrenza sono state elaborate anni fa, non c’era ancora il mercato globale. Riproporre quelle regole adesso e applicarle in modo pedissequo è un errore e limitativo per i nostri campioni industriali». Conte si riferisce alla Cina, dove a novembre l’antitrust ha permesso la nascita della China Shipbuilding Group Corporation, formato dalla fusione delle due grani aziende navali del Paese: la China State Shipbuilding Corporation (CSSC) e la China Shipbuilding Industry Company (CSIC). L’azienda è diventata la più grande costruttrice di navi al mondo con il 20% della quota del mercato globale.

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