Ventiquattro campus in 11 Paesi europei. Tra cui, adesso, anche l’Italia: la Wild Code School, il network di formazione che si occupa di coding, da questo gennaio ha avviato la propria attività anche a Milano, nel quartiere Isola, per rivolgersi a giovani e adulti.
Chiunque tra i 18 e i 58 anni, indipendentemente dal titolo di studio e dal curriculum, può iscriversi ai corsi della Wild Code School, previo superamento di una prova di ingresso. Dopodiché, i corsi durano dai 5 ai 10 mesi e si prefiggono di formare web developer, data analyst, product manager, esperti di cyber security e di blockchain. Il tutto per volontà di Anna Stèpanov, la ceo di WCS che nel 2014 ha lanciato il network. «Ho deciso di fondarla perché c’era una grande carenza di talenti sul mercato del lavoro nelle aziende tech e questa mancanza è un ostacolo alla crescita delle imprese», ha spiegato.
L’approccio della Wild Code School è di tipo “Blended Learning”, ovvero un metodo ibrido che combina l’apprendimento in aula con l’uso di risorse online, come la piattaforma Odyssey, sviluppata appositamente dalla scuola per offrire un sopporto individuale agli iscritti. A questo viene affiancata poi una parte pratica di lavori di gruppo con imprese di diversi settori, in modo che gli studenti entrino in contatto con casi reali.
La scuola si rivolge agli interessati dai 18 ai 58 anni e prevede anche l’interazione con le imprese del territorio
Obiettivo, per tutti, è quello di ottenere competenze sempre più richieste nel mercato del lavoro. Missione che vale sia per gli studenti appena usciti dalle superiori, sia per i laureati che per chi, magari rimasto disoccupato in età adulta, ha bisogno di ricollocarsi sfruttando qualità che le aziende richiedono. Non è un caso che anche in Italia negli ultimi anni siano molto cresciuti progetti e corsi di formazione nell’ambito del coding.
Queste iniziative sono entrare nelle scuole di tutti i gradi, ma hanno anche riguardato percorsi per adulti. L’impulso spesso viene da istituzioni pubbliche, come nel caso di eTwinning. Si tratta di un progetto della Commissione europea che crea iniziative comuni a più scuole europee.
Tra queste iniziative, anche diversi progetti digitali: al Dante Alighieri di Novaresco di Opera (Milano) gli alunni della scuola materna, per esempio, sono stati avviati al coding attraverso l’utilizzo anche di semplici mattoncini Lego, oppure creando storie di fantasia su alcuni tablet. Progetto simile a quello attuato all’Isittuto Valle del Conca (Morciano di Romagna, Rimini), dove i bambini della materna hanno imparato i rudimenti del coding attraverso un insegnamento ludico. Protagonista della didattica, in questo caso, è CodyFeet, ovvero un gioco in cui i bambini creano un percorso mettendo insieme delle “mattonelle” ognuna con sopra un’istruzione disegnata attraverso l’uso di piedi stilizzati. Una volta imparato a sistemare in maniera coerente un percorso, i docenti hanno inserito strada facendo alcuni elemento di racconto, per cui le varie mattonelle sono diventate la “strada” obbligata per seguire un filo logico e costruire una fiaba.
Anche semplici mattoncini Lego o altri giochi per bambini possono essere utilizzati per insegnare i rudimenti del coding
Altra iniziativa fortunata è quella promossa da Eni e da Anp Lazio, che ha coinvolto 150 studenti tra i 7 e i 10 anni degli istituti primari Daniele Manin, Levi Montalcini e Alessandro Manzoni di Roma. Ai bambini, in questo caso, è stato fornito un kit con una scheda Arduino, diversi sensori volumetrici, di movimento e di rilevamento di fuga di gas, un set di cavetti di connesione, led colorati, resistenze e altre componenti con cui i gruppi di lavoro dovevano far rendere al meglio la scheda, anche grazie ad alcui momenti didattici frontali sulla robotica e sul coding.
Principi simili, seppur ovviamente adattati all’età, a quelli sviluppati in alcuni istituti tecnologici. All’Epifanio Ferdinando di Mesagne (Brindisi), per esempio, i ragazzi delle terze e delle quarte hanno partecipato a un progetto di programmazione e robotica in cui l’obiettivo era assemblare un modellino di auto intelligente, capace di muoversi in modo autonomo e di evitare gli ostacoli.
Come testimonia il caso della Wild Code School, però, il coding non è soltanto per gli studenti. E basta una semplice ricerca online per accorgersi di come siano parecchie le società ad offrire corsi per adulti. Proprio questo febbraio partirà il Coding Bootcamp di Emit Feltrinelli. Lo scorso marzo è invece arrivato in Italia Code your future, un progetto nato dalla omonima no profit inglese, che con l’aiuto di Lventure Group ha promosso a Roma un corso di coding gratuito per richiedenti asilo, rifugiati e in generale tutti coloro che versano in difficoltà economiche. D’altra parte è proprio grazie al coding che queste persone un domani potrebbero trovare un lavoro e migliorare la loro condizione di vita.