Scatta l’operazione del Grande Ridimensionamento, dopo quella del Grande Allarme. La situazione è quella che è, e come fai sbagli, mentre il rischio è che nella guerra psicologica contro un nemico senza volto e senza casa passino messaggi contraddittori. È come nel film in cui Nanni Moretti diceva alla pianta: «Hai troppo sole, poco sole, vuoi più acqua, meno acqua?» Qui diciamo: poco allarme, troppo allarme? Di certo siamo già entrati in una fase diversa da quelle dei primissimi giorni nei quali la linea dura aveva il “volto politico” di Giuseppe Conte e il “volto scientifico” di Roberto Burioni. Ora, passati anche in mezzo a un’inutile serie di polemiche fra Roma e la Regione Lombardia, è Walter Ricciardi, altro illustre scienziato, a guidare l’operazione-Ridimensionamento. In questo assurdo parlamento dei virologi, Ricciardi appare più in sintonia con la dottoressa Gismondo, la prima a sminuire la gravità della situazione (beccandosi un duro tweet del “duro” Burioni), mentre Ilaria Capua sembra disporsi su una posizione equilibratissima, “centrista”. Un “pluralismo scientifico” che crea qualche disorientamento, visto che alla fin fine questa guerra è diretta dagli scienziati.
Tornando seri, vale la pena di riportare anche qui parole di Ricciardi: «Su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario, il 5% è gravissimo, di cui il 3% muore». Numeri che hanno fatto dire a mezza Italia – e le ha ripetute lo stesso Governatore Fontana che qualche giorno fa paragonava la sua regione a Wuhan – che siamo di fronte «poco più che davanti a una normale influenza».
Il punto è proprio quel «poco più». È sufficiente per giustificare l’ambaradan che si è messo in piedi? Lo dirà la Storia. Ma quello che forse non si è ben capito è che le misure che si stanno prendendo servono intanto a non intasare gli ospedali, giacché stando ai dati di Ricciardi se 5 milioni di persone venisse colpito dal coronavirus (cioè come una normale influenza), il 20%, cioè 1 milione di persone dovrebbe finire in ospedale. Come sarebbe possibile?
E soprattutto bisogna chiedersi onestamente: se lo Stato non avesse fatto tutto ciò che ha fatto e sta facendo, cosa avrebbe detto gli italiani di fronte al primo, al secondo, al terzo, al quarto, al quinto, al sesto, al settimo morto? Già, perché nell’operazione-Ridimensionamento si annidano strani virus, li scorgiamo in tanti tweet di persone serissime, in vari articoli di colleghi stimati, che portano a descrivere con grande fastidio la situazione di obiettivo panico che si è generato, come fosse un intralcio a pensieri, abitudini e piaceri consolidati – «ma che è quest’isteria, e basta!».
Forse hanno ragione e tuttavia ripetere come un disco rotto che in fondo sono morti dei vecchi per di più molto malati suona come una inconsapevole bestemmia sul valore per la vita in quanto tale, anzi forse ancora maggiore trattandosi di ammalati in lotta contro la morte, lotta che poi hanno perso proprio a causa del coronavirus. Dall’altra parte ci sono i monatti 2.0 alla caccia degli untori politici, col consueto codazzo urlante di giornalisti (per fortuna ancora in minoranza nella categoria), tutta gente che ha trovato un asso nella manica per vendere qualche copia in più, come il povero Kirk Douglas nel film di Billy Wilder “L’asso nella manica” e che non si fa problema a alimentare psicosi e paure.
La crisi di questi giorni, che rischia di diventare insopportabile, è dunque generale: sanitaria, economica, sociale, morale. Contagia praticamente tutti proprio a causa della sua multiformità e molecolarità, sviluppa l’isteria di massa che porta all’assalto dei supermercati (i “forni” del Seicento) e accentua le movenze indolenti, egoiste e snobistiche di una certa borghesia urbana acculturata e tendenzialmente Ztl. Un calderone ribollente su cui è giusto gettare acqua fredda. I governanti lavorano sodo, ed è quanto ci si aspetta dinanzi a una vicenda che potrebbe avere ripercussioni persino storiche su un’intera classe dirigente che in ogni caso non dovrà abbassare la guardia come se fin qui si fosse scherzato.