Onorevole Michele Anzaldi, secondo quanto ha riferito Il Messaggero, la Corte dei Conti ha aperto un’indagine sull’enorme numero di dirigenti, dipendenti e collaboratori Rai presenti al festival di Sanremo. Che ne pensa?
Finora la Corte dei Conti, che ha anche un suo rappresentante che vigila sul Cda, ha sempre chiuso gli occhi di fronte alla miriade di sprechi della Rai. Dieci giorni fa ho presentato un esposto sulla nomina di una giornalista esterna a segretario generale di Prix Italia e non ha neanche risposto: perché? Dubito, purtroppo, che si arriverà a qualcosa. I magistrati contabili non hanno avuto nulla da dire sul contratto alla società di Fabio Fazio, come potranno mettere in discussione la presenza dei massimi dirigenti al principale evento dell’anno prodotto dalla Rai? Non hanno sanzionato neanche quando a indicargli la strada era stata l’Anac di Raffaele Cantone.
Ma non crede che portare centinaia e centinaia di dipendenti a Sanremo sia stato uno spreco?
La Rai è il regno degli sprechi. In questi anni ho presentato esposti, interrogazioni, ho documentato sprechi e privilegi da casta su tanti fronti, ma in questo caso mi sembra che ci sia solo il rischio di una strumentalizzazione. Per una settimana gran parte delle trasmissioni Rai si trasferisce a Sanremo, un evento che rende decine di milioni di euro di introiti di sponsorizzazioni, davvero qualcuno vuole contestare che, faccio un esempio, sia presente il presidente di Rai Pubblicità Marano? Eppure il suo nome, come quello di altri dirigenti, è finito sui giornali in una sorta di ‘lista dei cattivi’. Per anni tutti si sono girati dall’altra parte quando ho denunciato gli sperperi di Viale Mazzini, ma ora che in ballo ci sono le nomine dei direttori allora torna utile parlare di questo.
Crede che gli attacchi a Salini nascano dalla questione nomine?
Sono in commissione di Vigilanza Rai da sette anni e mai avevo sentito fiatare il collegio dei sindaci revisori. Neanche quando il Cda ha fatto cadere il Piano News di Luigi Gubitosi che avrebbe fatto risparmiare 70 milioni di euro all’anno. Non ho mai sentito i sindaci revisori in questi anni in cui la Rai ha fatto di tutto per disattendere la Risoluzione contro i conflitti di interessi di agenti e conduttori approvata all’unanimità dalla Vigilanza e mai applicata dal servizio pubblico, neanche dopo un preciso pronunciamento dell’Agcom. Grazie a quella risoluzione si potrebbero risparmiare milioni di euro che derivano dalle posizioni di quasi monopolio degli agenti. Perché ancora oggi viene ignorata? E su questo dove è la Corte dei Conti? Peraltro le interrogazioni sul caso Sanremo presentate dal PD al ministro Gualtieri rischiano di metterlo in difficoltà.
A cosa si riferisce?
Gualtieri è candidato a Roma alle suppletive, tra poche settimane si vota e una delle principali ‘industrie’ della capitale è proprio la Rai, intorno alla quale gravitano migliaia di lavoratori. Davvero il Pd vuole costringere Gualtieri a fare il castiga Rai mentre deve chiedere il voto ai romani? Se davvero il Pd volesse dare una svolta al servizio pubblico dovrebbe seguire la strada maestra: revocare il presidente illegittimo Marcello Foa, imposto da Matteo Salvini, e riportare la Rai al pieno rispetto della legge, che prevede un presidente di garanzia. Questa strada, però, non sembra interessare agli attuali vertici del partito. Come mai? Si parla solo di poltrone e sottopoltrone, direttori e vice direttori.