L’Hôtel de Ville val bene una messaAgnes Buzyn, la candidata a sindaco di Parigi scelta da Macron dopo il video porno del suo ex portavoce

La ministra della Salute francese sarà la candidata per EnMarche! al posto di Benjamin Griveaux, ritiratosi dalla corsa per la Capitale dopo lo scandalo

Forse, anche Emmanuel Macron non sa scegliere i suoi uomini. Oppure, semplicemente, se ne infischia. Qualcuno sostiene che non ne volesse sapere un bel niente della scelta del nuovo candidato della République En Marche (Lrem) che sostituirà il dimissionario Benjamin Griveaux. Invece è stato le Président in persona a chiedere aiuto a un peso massimo del governo, Agnès Buzyn: già, una donna, la terza con Anne Hidalgo e Rachida Dati. È successo che era appena sceso dal Monte Bianco quando gli hanno comunicato che il suo ex portavoce nonché candidato a sindaco di Parigi si era lasciato scappare un video porno in Rete: ed è diventato isterico. Come dargli torto? Siamo passati dalle contestazioni dei Gilets jaunes alle luci rosse e dalle elezioni, scherniscono i comici in tivù, alle erezioni. Tutta colpa di “grivois-griveaux”, di quell’osceno di Griveaux scherzano al bar. Uno che, all’inizio della campagna elettorale, gigioneggiava: «Sono convinto che il sindaco Anne Hidalgo abbia una relazione molto istituzionale con la sua funzione. Io sto costruendo una relazione carnale con i Parigini».

E pensare che Macron fino a qualche giorno fa non aveva ancora espresso alcun sostegno personale al suo uomo, anzi. I romantici credevano che fino all’ultimo minuto avesse una mezza idea di benedire Cédric Villani, il deputato dissidente uscito dal partito che gli aveva preferito quell’altro di cui sopra. E che nell’ipotesi più pazza del mondo avrebbe addirittura potuto diventare “il montone a cinque gambe”, cioè la personalità eccezionale su cui puntare oggi. Del resto il matematico aveva invertito la direzione di marcia a sinistra e ha cominciato a marciare su 6mila vie di Parigi proponendosi come l’unico sindaco sinceramente ecologista sulla piazza. Lo ha ripetuto anche dal vivo a Linkiesta, quando l’abbiamo incontrato al mercato Président Wilson: «Sono aperto a tutti quelli che si augurano un’alternanza a Parigi sulla base dei valori progressisti ed ecologici che difendo dall’inizio: a Benjamin tutta la mia solidarietà».

È a questo punto che gli chiediamo tre cose almeno su cui vorrebbe intervenire appena eletto: «Vorrei lavorare per il benessere e la serenità della gente, quindi pianterei tanti alberi, creerei grandi promenade verdi, e rinnoverei i vecchi palazzi per migliorare l’efficacia termica, per esempio. Vorrei anche creare una polizia municipale con 2000 vigili in più che assicurano l’ordine e la sicurezza. Infine, mi piacerebbe riportare molte famiglie della classe media a vivere a Parigi costruendo 10mila nuovi alloggi».

Sylvain Maillard, 45 anni, deputato e portavoce di Griveaux, era un altro papabile, anche se a ore alterne dichiarava di non esserlo. Su Europe 1 ha teso la mano a Villani accettando che la sua testardaggine a gareggiare aveva danneggiato il movimento: «È arrivato il momento che ci raggiunga perché i parigini vogliono un cambiamento e noi abbiamo gli strumenti per costruirlo. Io dico che il suo posto è con noi». Dunque sì, era una possibilità assurda, ma esisteva a un mese dalle elezioni municipali. Le soluzioni sul piatto non potevano che essere due. La prima era puntare su un sindaco di arrondissement. La seconda era scurdammoce ‘o passato, Villani: e mettiamo insieme un rassemblement, un cartello, un’associazione d’intenti, perfino un ticket con Agnès Buzyn.

Stanislas Guerini, 37 anni, ex Strauss-Kahn boy, tra i fondatori di En Marche è stato l’uomo del momento. Lo chiamano il patron, il capo, perché mentre Macron era a Berlino a parlare di sicurezza, in questo disgraziato weekend lui studiava i possibili successori e li incontrava. Difficile però trovare subito qualcuno disposto a perdere e il 15 marzo era assai vicino. Secondo l’ultimo sondaggio Ifop pubblicato su Journal du dimanche, Benjamin Griveaux era terzo con il 15 %, dietro Rachida Dati (19 %) e Anne Hidalgo, la sindaca socialista uscente (25 %); Villani aveva conquistato un 10% abbondante. Ora che la Macronie è fratturata dallo shitstorm di San Valentino a beneficiarne potrebbe essere Rachida Dati, repubblicana ex ministro della giustizia vicina a Sarkozy.

Ma i marcheur erano convinti che una lista fosse comunque necessario presentarla. Così la pensava anche Sandro Gozi, neoparlamentare europeo di Renew Europe: «Trovo incredibile che Villani possa trovare uno spazio, dopo tutto quello che è successo e ha detto dopo l’uscita dall’Eliseo. Ma credo che tra i nomi in gioco potrebbero esserci Delphine Bürkli, Mounir Mohjoubi, Sylvain Maillard, forse Agnès Buzyn anche se ieri aveva declinato».

Però se fosse Macron a chiederglielo forse si sacrificherebbe, speravano. Madame Buzyn, infatti, dopo 48 ore ha detto sì: «Ho deciso oggi seguendo il cuore e voglio metterci impegno, serietà e determinazione per vincere. Vivo a Parigi, ci ho cresciuto i miei figli, ci abito. La conosco, quindi sono qui per conquistarmi la fiducia della gente e migliorare la qualità della vita», ha spiegato davanti alle telecamere.

Agnès è una colta parigina con origini polacche, ha 57 anni è un’ematologa, professore di medicina all’università e ministro della Sanità: i nonni e suo padre, allora 15enne, furono deportati a Auschwitz e solo lui riuscì a tornare indietro. Lei ha tre figli e si è risposata con Yves Lévy, direttore generale dell’istituto nazionale della sanità e della ricerca medica. Aveva qualche riserva a candidarsi, soprattutto dopo il primo morto in Francia per Coronavirus (uno studente cinese). Ma alla fine queste elezioni/feuilleton hanno trovato la loro eroina. Una donna, una madre di famiglia, un medico che forse proverà a prendersi cura della sua città, a curarla e a guarirla. Riuscirà il dottore a salvare la République En Marche? Chissà. Però una cosa ormai, è certa: nessuno potrà più permettersi il lusso di avere una doppia vita/famiglia come volle François Mitterrand per 32 anni di fila perché i social media hanno definitivamente cancellato ogni segreto dalla vita privata dei politici francesi. Soprattutto da quella degli uomini meno scafati.

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