Dal tardo pomeriggio di ieri, abbiamo la certezza che il pessimo rapporto tra Pep Guardiola e il Portogallo non sia una semplice coincidenza. Perché se un indizio resta un indizio e due una coincidenza, tre fanno una prova. Dopo José Mourinho, nemico giurato ai tempi dei clásicos più infuocati di sempre e Rui Pinto, che nel 2018 passò a Der Spiegel i documenti da cui ha preso piede l’inchiesta, ieri è stato un altro portoghese, José da Cunha Rodrigues, Giudice della Camera Giudicante dell’Organo di Controllo Finanziaro per Club dell’UEFA a complicare l’esistenza di Guardiola, estromettendo il suo Manchester City dalle prossime due edizioni della Champions League (oltre ad avergli comminato una multa da 30 milioni di euro). L’UEFA ha ritenuto il club inglese colpevole di gravi violazioni del regolamento sulle licenze e sul Fair Play Finanziario, avendo sopravvalutato le entrate della sua sponsorizzazione nei conti e nelle informazioni sul pareggio in bilancio nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016. Il City ha immediatamente risposto dichiarando di volersi appellare al Tribunale Arbitrale dello Sport, cercando di sminuire un provvedimento in realtà molto duro. Perché se è vero che negli ultimi anni altri club importanti (il Milan, ad esempio) sono stati estromessi dalle competizioni europee, in pochi credevano che l’UEFA avrebbe avuto il coraggio di colpire in maniera così forte uno dei pesi massimi del calcio europeo.
Sono molte le incognite che preoccupano Manṣūr Āl Nahyān, lo sceicco che da Abu Dhabi controlla il City. Innanzitutto il fatto che la sentenza di ieri riguardi solo il periodo che va dal 2012 al 2016 e che in ballo ci sia un altra indagine riguardante gli anni successivi. Che strategia adotterà Khaldoon al-Mubarak, l’influente chairman del City? Dichiarare guerra a Nyon ed inaugurare così un sanguinoso iter giudiziario o cercare di patteggiare per chiudere il caso? I rischi sono altissimi: in primo luogo perchè il City potrebbe essere penalizzato anche nella Premier League in corso (dove, a dire la verità, i citizens hanno già accumulato ventidue punti di distacco dall’irraggiungibile Liverpool di Klopp). In secondo luogo perché l’esclusione dalle prossime due edizioni della Champions League rischia di provocare pesantissimi contraccolpi economici, a partire dalla probabile ridefinizione degli accordi con gli sponsor (Puma, Nissan e Cisco tra gli altri). Infine, la possibile fuga degli asset più importanti: l’allenatore (attorno al quale si rincorrono da tempo le voci di una possibile partenza) e i giocatori più ambiti (tra cui Ederson, De Bruyne e Sterling), sulla lista della spesa di tutti i top team europei.
Resta da capire se l’UEFA avrà la forza di tenere il punto, non cedendo alle pesanti pressioni esterne e agli enormi interessi economici in ballo. Perchè oltre al Manchester City, sul banco degli imputati siede anche il Paris Saint Germain, i cui conti sono da tempo sotto esame. Sono in molti a credere che nel giro di poche settimane anche il PSG verrà sanzionato. Se così fosse, potremmo assistere ad uno stravolgimento degli equilibri del calcio europeo: in campo (con la prossima sessione di calciomercato che si preannuncia bollente) e fuori (dove alcuni dei fondi d’investimento più ricchi del pianeta dovranno per forza di cose modificare il loro portafoglio).