Titanic, ItaliaCredevamo di essere tornati agli anni Trenta, e invece era il Trecento

Erano talmente tanti i segnali di un imminente ritorno alla fase più buia del Novecento, che non abbiamo nemmeno pensato potesse essere solo una tappa intermedia

Foto da Twitter

La prima cosa che ho pensato, quando ho visto il cartello esposto all’ingresso di un bar del centro di Roma che vietava l’ingresso ai cinesi, lo confesso, è stata: ma tu guarda, sarei stato pronto a scommettere che avrebbero cominciato dagli ebrei. Erano talmente tanti e così apparentemente univoci, infatti, i segnali di un imminente ritorno agli anni Trenta, che non avevo neanche preso in considerazione l’ipotesi che quella fosse tutt’al più una tappa intermedia, e che saremmo tornati dritti dritti al Trecento.

A rassicurarmi, si fa per dire, ci ha pensato Matteo Salvini, che ha twittato: «A Civitavecchia 6.000 crocieristi bloccati a bordo, mentre a Taranto, per 400 presunti profughi da chissà dove, porti spalancati». Un tweet dall’inconfondibile sapore novecentesco, a cominciare dalla distinzione tra «crocieristi» e «profughi» – che fa tanto Titanic – dove l’elemento di classe prevale persino sulla logica (e la geografia) dell’epidemia. Meno rassicurante è stato invece l’intervento di Diego Fusaro, che non ha mancato di «sollevare dubbi», ovviamente «in quanto filosofo», sul «retroscena politico» dell’epidemia (non ne avessimo già abbastanza, di retroscenisti). «Se non fosse un virus, e quindi un essere che non ha intelligenza, sarebbe davvero da pensare che ha un’intelligenza strategica filoatlantista non indifferente», ha detto a La7, svolgendo un sillogismo obiettivamente inquietante, non foss’altro perché non consente di escludere, a questo punto, che Diego Fusaro sia un virus (filosoficamente parlando, s’intende).

Colpito da questa improvvisa illuminazione, ho deciso di chiudere qui l’articolo e il computer, ripetendo dentro di me, prima di fare le valigie, una sola angosciante domanda: e se fosse proprio così, saremmo ancora in tempo a fermare l’epidemia?

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