Italia abbandonata dalla Nato, dai suoi alleati europei, dagli Stati Uniti e soccorsa da Russia e soprattutto Cina. È questo il messaggio che è passato negli ultime settimane, anche grazie al comportamento ambiguo di alcuni esponenti del governo italiano, in particolare Luigi Di Maio, che si è prestato volentieri all’operazione di comunicazione di Pechino: «Chi ci ha deriso sulla Via della Seta ora deve ammettere che investire in questa amicizia ci ha permesso salvare vite in Italia» ha detto mercoledì 25 marzo al Tg2 il ministro degli Esteri, che dall’inizio della crisi dà pagelle ai nostri alleati e velatamente minaccia ritorsioni, come nel corso di un’intervista al Tg1 dello scorso 10 marzo: «Molti Paesi sospendono i voli con l’Italia. In futuro ci ricorderemo di tutti i Paesi che ci sono stati vicini in questo momento».
In realtà la Nato si è attivata eccome, anche se in modo meno visibile, spiega un diplomatico italiano a Linkiesta: «Gli aiuti russi sono una goccia nell’oceano, e quelli cinesi imparagonabili rispetto alle misure economiche decise dalla Bce e rispetto agli aiuti Nato, specialmente americani, meno scenografici ma costanti nel tempo, da settimane».
L’esercito americano ha inviato un’unità mobile di stabilizzazione, arrivata il 22 marzo, che fornisce 10 posti letto e può supportare un totale di 40 pazienti per un periodo di 24 ore; altre forniture sanitarie come letti, sedie a rotelle, apparecchiature elettroniche e altro sono state trasportate in Lombardia dalla base statunitense di Camp Darby a Livorno il 25 marzo.
#Allies on the rescue!
Additional critical medical supplies ready to be delivered to 🇮🇹 by our 🇺🇸 #comrades in support of our battle against #COVID19.
It’s good to know that a true #friend has your back in time of need!
🇮🇹🤝🇺🇸#StrongerTogether #WeAreNATO
📸: @USArmyEurope. pic.twitter.com/3wvZyX7mmY
— Italy at NATO 🇮🇹 (@ItalyatNATO) March 24, 2020
Aiuti sono arrivati anche da istituzioni private. Una ONG americana, la Samaritan’s Purs, ha costruito l’ospedale da campo accanto all’ospedale di Cremona con 68 letti assistiti da una équipe di 60 persone. Nei giorni scorsi, la Fondazione Eli Lilly ha fatto sapere che donerà agli ospedali italiani un milione di euro di insulina. Inoltre Charitable Trust, organizzazione no profit americana, sosterrà gli investimenti che il policlinico Gemelli di Roma sta realizzando per affrontare il coronavirus, e contribuirà ai maggiori oneri di gestione che questa grave fase emergenziale comporta per la Fondazione.
L’ambasciata americana a Roma ha infine reso noto che le donazioni da cittadini e aziende private statunitensi hanno superato i 12,5 milioni di euro.
L’atteggiamento di alcuni esponenti del governo italiano e l’ampio risalto dato dalla Cina al suo impegno per aiutare il primo paese europeo colpito dal coronavirus hanno irritato le cancellerie degli altri Stati membri, che hanno cominciato a rispondere alla propaganda cinese. Agire prima sarebbe stato meglio, come dimostra la dura lettera pubblicata su politico.eu dal nostro ambasciatore presso l’Unione europea lo scorso 10 marzo, ma anche dall’Europa gli aiuti alla fine sono arrivati.
Il 25 marzo l’Eliseo ha fatto trapelare un commento abbastanza eloquente del presidente Emmanuel Macron:«La Francia ha donato un milione di mascherine all’Italia, quanto la Cina. Basta dare cazzotti all’Europa», e la Commissione europea ha pubblicato sui suoi account social delle card per confrontare gli aiuti inviati all’Italia dagli altri Stati membri con quelli inviati da Pechino.
In the face of adversity, the people of Europe are showing how strong we can be together.
This is the example that the EU must follow. EU countries are starting to help each other.#EUCO #EUsolidarity #EuropeansAgainstCoronavirus pic.twitter.com/t58kb7T7Mq
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) March 26, 2020
In questi giorni dovrebbe arrivare anche il materiale promesso dalla Repubblica ceca, che aveva annunciato l’invio di 10mila tute protettive per i medici italiani e spagnoli: «Gli aiuti dai partner europei e dalla Nato sono moltissimi e continui, anche noi facciamo fatica a stare dietro a tutto e catalogarlo in tempo reale. Speriamo nei prossimi giorni di avere un quadro più preciso e di comunicarlo alla stampa», dice un diplomatico italiano raggiunto da Linkiesta per avere dati più precisi sul totale delle forniture ricevute dall’estero.