Siamo giornalisti in Italia per dei media francesi e francofoni, e copriamo fin dai primi giorni l’epidemia del coronavirus nella penisola. Abbiamo constatato la progressione rapidissima della malattia e abbiamo raccolto le testimonianze del personale sanitario italiano. Molti ci hanno raccontato della situazione tragica nella quale versano gli ospedali, i servizi di terapia intensiva saturi, il triage dei pazienti che comporta il sacrificio delle persone più deboli a causa della mancanza di respiratori artificiali per tutti.
Consideriamo che sia nostra responsabilità inviare un messaggio alle autorità pubbliche francesi ed europee affinché si rendano infine conto della gravità del pericolo. Tutti noi osserviamo una distanza spettacolare tra la situazione alla quale assistiamo quotidianamente in Italia e la mancanza di preparazione dell’opinione pubblica francese a uno scenario, confermato dall’enorme maggioranza degli esperti scienfici, di una propagazione importante, se non massiva, del coronavirus. Anche al di fuori dell’Italia non c’è più tempo da perdere. Pensiamo che sia nostro dovere sensibilizzare la popolazione francese. Spesso, i riscontri che ci arrivano dalla Francia mostrano che gran parte dei nostri compatrioti non ha cambiato le proprie abitudini. Pensano di non essere minacciati, soprattutto quando sono giovani. L’Italia, però, comincia ad avere dei casi critici in rianimazione anche nella fascia d’età che va dai 40 ai 45 anni. Il caso più eclatante è quello di Mattia, 38 anni, sportivo e ciononostante appena uscito da 18 giorni di terapia intensiva. È il primo caso di Codogno, al cuore della zona rossa del sud della Lombardia, decretata a fine febbraio.
Alcuni francesi non hanno coscienza che in caso di patologia grave, non legata al coronavirus, non saranno presi in carico nel modo dovuto dagli ospedali perché i posti sono insufficienti, come già accade in Italia da molti giorni. Sottolineiamo anche che il sistema sanitario italiano a essere saturo in questo momento è quello del Nord, il migliore d’Italia, tra i migliori d’Europa. La Francia deve trarre una lezione dall’esperienza italiana.
Manuella Affejee, della redazione francofona di Radio Vatican
Delphine Allaire, della redazione francofona di Radio Vatican
Salvatore Aloïse, corrispondente di ARTE
Olivier Bonnel, della redazione francofona di Radio Vatican
Bertrand Chaumeton, regista radio
Marie Duhamel, della redazione francofona di Radio Vatican
Ariel F. Dumont, corrispondente di Marianne, Le Quotidien du Médecin
Antonino Galofaro, corrispondente di Le Temps
Bruce de Galzain, corrispondente permanente di Radio France en Italie
Marine Henriot, della redazione francofona di Radio Vatican
Arthur Herlin, direttore dell’agenzia i.Media
Richard Heuzé, Politique internationale
Blandine Hugonnet, giornalista freelance
Franck Iovene, AFP
Éric Jozsef, corrispondente di Libération et RTS
Anne Le Nir, corrispondente di RTL/La Croix
Marc-Henri Maisonhaute, giornalista freelance
Francesco Maselli, corrispondente de l’Opinion
Alban Mikoczy, corrispondente di France2/France3
Jean-Charles Putzolu, Radio Vatican
Quentin Raverdy, giornalista freelance
Xavier Sartre, della redazione francofona di Radio Vatican
Eric Sénanque, c corrispondente di RFI in Vaticano
Valérie Segond, corrispondente di Le Figaro
Nicolas Senèze, inviato speciale permanente de La Croix au Vatican
Anne Tréca, corrispondente di RTL
Valentin Pauluzzi, corrispondente de L’Équipe
Arman Soldin, inviato speciale AFPTV
Matteo Cioffi, corrispondente sportivo di Rfi
Natalia Mendoza, corrispondente di France 24
Manuel Chiarello, Jri indipendente